Kamčadaly

(italiano Camciadali), popolazione asiatica della Siberiaorientale, stanziata nella penisola di Kamčatka. Pescatori e cacciatori sedentari, i Kamčadaly erano organizzati in clan patrilineari e abitavano in piccoli villaggi lungo le coste e i fiumi; tipico l'uso delle slitte tirate da cani e delle imbarcazioni scavate nei tronchi degli alberi. Le loro capanne erano di legno, quadrangolari: una estiva, monofamiliare, eretta su palafitte e una invernale, molto più ampia, usata da più famiglie imparentate; quest'ultima seminterrata, con tetto leggermente conico e con un'apertura nel colmo che fungeva anche da ingresso. Animisti, praticavano numerosi riti durante i quali celebravano i miti ancestrali con elaborati poemi; credevano anche in un dio fondatore del mondo, considerato però talmente maldestro da essere oggetto di storielle oscene o derisorie. Pur esistendo una relativa parità fra i sessi, assai rigida era la divisione del lavoro: gli uomini pescavano, cacciavano e cucinavano; le donne lavoravano i prodotti e si dedicavano alla raccolta di vegetali; la cura dei figli era compito di tutta la famiglia. Entrati in contatto con i Russi nel sec. XVIII, vennero via via acculturati tanto che successivamente, su circa 7800 individui, solo poche centinaia conoscevano la propria lingua e ancor meno le tradizioni ancestrali; la loro attività è la caccia agli animali da pelliccia condotta con sistemi moderni.

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