Storia

Nome con cui si indicano le due maggiori tribù germaniche che occuparono la Britannia nel sec. V. Beda (672-735) nella Historia ecclesiastica gentis Anglorum (I, XV) e le Cronache anglosassoni (Anno 449) menzionano le tribù germaniche che, invitate dal re Vortigern, sbarcarono in Inghilterra per combattere contro i Pitti e gli Scoti. Gli Juti provenivano dallo Jutland e dalle isole Frisone, i Sassoni dall'Holstein e gli Angli dalla foce dell'Elba. Gli Juti approdarono a Ypwinesfleot (Ebbsfleet) nel 449, comandati da due capi leggendari, Hengist e Horsa. Uccisi Vortigern e Horsa nel 455, Hengist divenne re del Kent. I Sassoni meridionali al comando di Aella e Cissa occuparono Anderida (Pevensey) nel 491 e fondarono il Regno del Sussex. Nel 500 fu fondato il Regno dell'Essex dai Sassoni orientali. Nel 519 Cerdic, con la vittoria di Charford, entrò nell'Hampshire e fondò il Regno del Wessex. Nel 520 ca. i Sassoni occidentali furono sconfitti a Mount Badon da re Artù. Nel 530 Cerdic conquistò l'isola di Wight. Dal 552 al 577 abbiamo l'espansione dei Sassoni a E e a N: Ceawlin sconfisse gli Juti e conquistò il Surrey, poi avanzò nel Bucks e Bedfordshire; Cynric, dopo la battaglia di Old Sarum (Salisbury, 552) penetrò nel Wiltshire. Nel 577, con la vittoria di Deorham, Ceawlin prese gran parte del Gloucestershire e del Somersetshire e rafforzò il Wessex col separare i Britanni del Galles del Nord da quelli dell'Ovest (Cornovaglia e Devon). Gli Angli si stanziarono dal 500 al 540 nell'Anglia orientale, Lincolnshire e Yorkshire fino al Tweed. Nel 547 Ida fondò il Regno di Bernicia (dal Tees al Forth) con capitale Bamborough. Si formò così un'eptarchia anglosassone (Kent, Essex, Anglia orientale, Northumbria, Mercia, Wessex e Sussex) dove prevalse ora l'uno ora l'altro regno. Nel 596 papa Gregorio Magno inviò nel Kent alcuni monaci missionari, tra cui Agostino e Paolino, con lo scopo di diffondere il cristianesimo tra gli Anglosàssoni. Già nel 563 un gruppo di monaci dall'Irlanda era passato nell'isola di Iona e ivi San Colomba aveva fondato un monastero. Per evitare che le due correnti religiose divenissero rivali, si tenne nel 664 il Sinodo di Whitby dove vi fu un accordo e prevalse la rappresentanza romana. Dopo il Kent ebbe la supremazia la Northumbria con Edwin (617-33). Edwin fu battezzato a York nel 627 e il suo regno fu l'età dell'oro per l'ordine e la pace. Dal 700 all'800 la Mercia, che allora era un possedimento dell'Anglia, ebbe il predominio. Dopo la morte del re pagano Penda, nel 655, il potere passò a Oswy della Northumbria (642-71), poi a Wulfhere, il re cristiano, figlio di Penda, che ristabilì il primato della Mercia. I successivi sovrani furono: Etelbaldo (716-57) e Offa (757-96). Dall'800 al 900 la supremazia passò al Wessex. A Ine (688-726) oltre a una raccolta di leggi pubblicata attorno al 693 si deve la conquista del Somersetshire, del Kent, dell'Essex e di Londra. Egberto, che lo seguì (802-39), non riuscì a unificare l'Inghilterra anche per le incursioni dei Danesi, che rappresentavano per il Wessex un grave pericolo. La spinta migratoria degli Scandinavi verso le coste inglesi avvenne in varie fasi. Dapprima (790-852) si limitarono a saccheggiare le coste facendo poi ritorno da dove erano venuti, in un secondo tempo si attestarono con carattere permanente in varie località, alla fine mossero alla conquista del territorio anglosassone: Deira (867), Mercia (874); ma gli attacchi più pesanti si ebbero durante il regno di Alfredo (871-99). Questo sovrano riuscì dapprima a contenere gli invasori, poi giunse a una tregua col Trattato di Wedmore (878) e Guthrum, il re dei Danesi, accettò le condizioni e si fece cristiano. Nell'886 vi furono una ripresa delle ostilità con l'occupazione di Londra da parte di Alfredo e poi di nuovo la pace che segnò con una linea di demarcazione le rispettive zone d'influenza. Da una parte il Regno del Wessex e dall'altra il Denalagu (lungo il Tamigi, poi lungo il Lea fino alla fonte, diritto a Bedford, su fino all'Ouse e per la Watling Street fino a Chester). Il periodo di Alfredo fu il più grande sotto l'aspetto culturale. Nel sec. X, seguì l'affermazione della potenza dei Sassoni con la conquista del Denalagu. Edoardo il Vecchio (901-24) raggiunse il fiume Humber ed estese la sua signoria sul Galles del Nord, Northumbria e Strathclyde. Etelstano (m. 940), figlio di Edoardo, fu signore di tutta la Britannia. Sotto Edgardo il Pacifico (957-75) l'Inghilterra conobbe ancora uno dei suoi momenti più fulgidi con Dunstano arcivescovo di Canterbury. Dopo la sua morte e già con Edgardo si avvertono i primi sintomi di decadimento. Dopo la morte di Etelredo lo Sconsigliato, sovrano vile e debole di cui si ricorda il massacro del giorno di San Brizio (1002), e di Edmondo II, Canuto il Grande, figlio di Svend, divenne, nel 1016, il sovrano di tutta l'Inghilterra. Canuto sposò la vedova di Etelredo, figlia del duca Roberto di Normandia, e portò il suo regno a contatto con la civiltà dell'Europa continentale. Dal 1042 al 1066 l'Inghilterra ebbe, dopo Alfredo, il più grande sovrano, Edoardo il Confessore, secondo figlio di Etelredo II. Sovrano pio, allevato in Normandia da madre normanna, portò con sé lingua e cultura dei Normanni e invitò Guglielmo a visitare l'Inghilterra. In quell'occasione gli avrebbe promesso il regno alla sua morte. Purtroppo, alla morte di Edoardo, il Witenagemot elesse re Aroldo, figlio di Godwin, Earl del Wessex, un amico di Canuto. Quando Guglielmo di Normandia lo seppe preparò un corpo di spedizione per l'invasione dell'Inghilterra, con l'aiuto di papa Alessandro II e l'appoggio dei baroni, ai quali aveva promesso terre e incarichi. Aroldo non aveva soltanto come nemico Guglielmo, ma anche il fratello Tostig, Earl di Northumbria. Aroldo offrì al fratello un terzo del regno, ma questi lo rifiutò e fu sconfitto nella battaglia di Stamford Bridge (1066). Intanto Guglielmo il 28 settembre era sbarcato a Pevensey Bay. Aroldo si precipitò a incontrarlo e ad Hastings si decise la sua sorte e quella dell'Inghilterra anglosassone.

Organizzazione dello Stato

Il re veniva eletto dal Witenagemot (consiglio degli anziani); l'Earlderman (aldormanno), più tardi detto Earl, era il magistrato e comandante militare nello Shire (contea); il Thane aveva funzioni simili all'aldormanno e agiva anche come giudice; dopo la conquista normanna questo titolo venne assorbito in quello di barone. Il cheorl era un contadino o uomo libero. Threals erano gli schiavi, che erano tali sia per aver commesso un crimine, sia per cattura in guerra. L'erede apparente era detto aetheling, uguale in grado all'arcivescovo. Lo Shire era la più grande divisione amministrativa di terre comprendente molte marche; si divideva in hundreds con un certo numero di townships. Una città fortificata era detta Borough. Il Town-reeve e il Borough-reeve erano funzionari della città. Il fyrd costituiva l'esercito, che arruolava uomini dai 16 ai 60 anni. § Per il diritto anglosassone, vedi anglo-americano, diritto-.

Lingua

L'anglosassone è la fase più antica della lingua inglese ed è quindi sinonimo di inglese antico. Il limite cronologico che lo separa dalla successiva fase dell'inglese medio viene da alcuni posto nel sec. XI (e per lo più fatto coincidere con la conquista normanna del 1066), da altri viene invece posticipato al sec. XII. La produzione letteraria di questo periodo permette di riconoscere tre grandi aree dialettali: il sassone occidentale nelle regioni meridionali e sudoccidentali, il dialetto del Kent a SE, l'anglico nelle regioni centrali e settentrionali fino alla Scozia. Questa partizione dialettale può essere facilmente ricondotta alle tre maggiori tribù germaniche che colonizzarono l'isola: il sassone occidentale ai Sassoni, il dialetto del Kent agli Juti, l'anglico agli Angli. All'interno del sassone occidentale si può inoltre individuare una fase cronologica arcaica, che arriva fino a re Alfredo, e una fase cronologica più tarda. Nell'area anglica si possono distinguere due varietà dialettali: quella merciana dal Tamigi al fiume Humber, quella northumbrica a N di questo fiume. Già nella fase antica l'inglese appare esposto all'influsso di altre tradizioni linguistiche. La Britannia, che pure era stata per alcuni secoli occupata dai Romani almeno fino al vallo di Adriano, non fu però mai linguisticamente latinizzata, cosicché le tribù germaniche che la occuparono nel corso del sec. V si sovrapposero a un sostrato linguistico celtico. Questo sostrato ha lasciato sensibili tracce nella toponomastica (nomi come London, Thames sono sicuramente di origine celtica), ma solo scarsi e irrilevanti riflessi nel lessico inglese. Ben più sensibile è stato l'influsso del latino. A questo proposito occorre precisare che ancor prima di trasferirsi in Britannia, i Sassoni, gli Angli e gli Juti, con le altre popolazioni germaniche continentali, avevano mutuato dal latino elementi lessicali che sono sopravvissuti fino a oggi: per esempio inglese wine (vino) dal latino vinum; inglese cheese (formaggio) dal latino caseus; inglese street (via, strada) dal latino strata. Una nuova fase dell'influsso latino si è poi avuta in occasione della conversione al cristianesimo, iniziata dai monaci Agostino e Paolino mandati in Britannia (596) da papa Gregorio Magno e non si è limitata alla terminologia puramente religiosa, ma si è estesa anche ad altri campi lessicali, sia sotto forma di prestiti sia anche sotto forma di calchi linguistici. Meno noto, ma non meno importante, sempre nella fase antica, fu l'influsso nordico, o vichingo, o scandinavo sull'inglese. Così per esempio il verbo anglosassone niman (prendere) è stato sostituito dal verbo di origine scandinava tacan, da cui deriva l'inglese to take, e il pronome anglosassone di terza persona plurale hīe, (essi) è stato sostituito dal pronome di origine scandinava thei, da cui deriva l'inglese they. Anche la mancata palatalizzazione delle gutturali è spesso indizio di questo influsso scandinavo, come l'inglese gift (dono) in luogo dell'antica forma che ancora in medioinglese appare spesso continuata in yift. A questi influssi linguistici esterni bisogna ovviamente aggiungere le normali trasformazioni interne del sistema linguistico avvenute in epoca preistorica o protostorica. Tra i processi che maggiormente hanno caratterizzato l'inglese antico ricorderemo, per quanto riguarda il vocalismo, l'allungamento di compenso delle vocali (e per la vocale a anche l'oscuramento) come conseguenza della caduta della nasale davanti a s, f, th, fenomeno che l'inglese ha in comune col frisone e col basso-sassone – anticamente inglese, frisone, basso-sassone gōs (oca), rispetto all'antico alto-tedesco gans; anticamente inglese, frisone, basso-sassone fīf (cinque), rispetto all'antico alto-tedesco fimf –, la metafonia palatale, che in origine appare molto più intensa in inglese che in tedesco, la metafonia velare e labiale, che il tedesco ignora, la frattura, pure ignota al tedesco; e nel campo del consonantismo la palatalizzazione delle gutturali, altro tratto che contraddistingue nettamente l'inglese rispetto al tedesco.

Letteratura

Gran parte della letteratura anglosassone ci è pervenuta grazie a quattro importanti codici redatti in epoca più tarda (sec. X e XI). Il primo di essi è l'Junius Ms., pubblicato ad Amsterdam nel 1655 da François Dujon di Leida dall'unico manoscritto della Biblioteca Bodleiana, che contiene i cosiddetti poemi caedmoniani (dal racconto di Beda, Historia ecclesiastica gentis Anglorum, libro IV, cap. 25): Genesi, Esodo, Daniele, Cristo e Satana, che comprende la Caduta degli Angeli, Discesa all'Inferno, Resurrezione, Ascensione, Pentecoste, Giudizio e Tentazione. Il Codex Exoniensis, detto anche Exeter Book dal nome della città dove si conserva, è stato copiato verso il 1072 e costituisce una raccolta di importanti poemi anonimi (tra cui ricordiamo il Cristo, Guthlac, Fenice, Juliana, attribuito a Cynewulf, Widsith), una serie di indovinelli e alcune elegie (tra cui L'errante, Il navigante, Deor, Il lamento della sposa, Il messaggio del marito e La città desolata). Il Codex Vercellensis, o Vercelli Book dal nome della città dove si conserva, contiene, tra l'altro, i poemi cinewulfiani, cosiddetti dal nome del poeta Cynewulf che appare dalle lettere runiche nei passi acrostici alla fine di ogni composizione (Andrea, I fati degli apostoli, Elena e Il sogno della Croce). Il Cotton Vitellius A. XV, conservato al British Museum, contiene il massimo poema della letteratura epica anglosassone: il Beowulf. Tra gli altri poemi epici ricordiamo La battaglia di Maldon e Il Waldhere, frammenti poetici che rivelano un'arte di rara bellezza. Anche la prosa anglosassone occupa un posto di rilievo ed è rappresentata da una grande quantità di documenti, per lo più versioni dal latino: ricordiamo le varie omelie e Le vite dei Santi di Aelfric, Le cronache anglosassoni (dal 60 a. C. al 1154), la versione alfrediana della Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda, la versione dei Dialoghi di Gregorio Magno. Tra i brani originali sono famosi la prefazione alfrediana alla Cura pastoralis di Gregorio Magno e il Sermo lupi ad Anglos (Wulfstan, 1014). Tra i documenti legali si annoverano Le Leggi di Ine (C.C.C.C. 173 del sec. X) e gli Atti (Stowe Charter, 28; Cotton Aug. II, 63; e Cotton Aug. II, 34 e 81). In poesia è usato il verso accentuativo e allitterante e non si ha la rima. Caratteristici sono la ripetizione di motivi e l'uso di metafore (dette kenningar). La prosa risente, specie nelle versioni dal latino dei costrutti di quest'ultimo. La lingua che conosciamo dai documenti è una koiné letteraria di caratteri tardivi e linguisticamente poco differenziata. Il dialetto dominante è il sassone occidentale, ma anche altri dialetti sono rappresentati. In northumbrico abbiamo l'Inno di Beda sul letto di morte (Ms. San Gallo 254, sec. IX), una versione dell'Inno di Caedmon (l'originale è in latino: cfr. Historia ecclesiastica gentis anglorum, IV, 24) nel manoscritto di Leningrado del sec. VIII e l'Indovinello di Leida (Ms. Voss 106, sec. IX). Altre tracce del northumbrico si trovano pure nell'iscrizione runica della Croce di Ruthwell (Dumfriesshire) ed esso è anche rappresentato dalle glosse interlineari nei codici miniati latini dei Vangeli di Lindisfarne (Ms. Cotton Nero D. IV), nel Rituale di Durham e nei Vangeli di Rushworth, tutti del sec. X. In merciano la documentazione è ancora più scarsa: abbiamo due glossari latino-merciano (C.C.C.C.) e quello di Épinal (Vosgi) del sec. VIII, una raccolta di salmi e di 150 inni in latino, nota come The Vespasian Psalter (Ms. Cotton Vespasian A. I), del sec. VIII, a cui è stata aggiunta una glossa interlineare da una mano del sec. IX; tuttavia l'assegnazione al merciano è stata recentemente messa in dubbio. Anche in kentiano i testi sono scarsissimi: abbiamo una versione del salmo 50º (Volgata) e alcuni documenti legali. La letteratura anglosassone ebbe la sua massima fioritura nei sec. IX e X, soprattutto sotto re Alfredo e declinò nel sec. XI, ma anche dopo la conquista normanna si conservò nei monasteri e nelle campagne fino al sec. XII.

Arte

Col termine anglosassone o iberno-sassone (comprendendo con tale denominazione anche l'arte irlandese) si definisce la produzione artistica sviluppatasi nelle isole britanniche tra la fine del sec. V, data dello stanziamento degli Angli e dei Sassoni, e l'invasione normanna (1066). Le popolazioni germaniche che occuparono il territorio britannico assorbirono elementi della tradizione locale celtica, come risulta dai reperti più antichi, arricchendoli di altri propri del mondo germanico (decorazione a intreccio e zoomorfica). L'esempio più splendido di fusione tra la tradizione celtica e i nuovi apporti, con influssi bizantini e scandinavi, è rappresentato dal ricco tesoro di oggetti della nave funeraria reale di Sutton Hoo (metà sec. VII; Londra, British Museum). L'arte anglosassone giunse a piena fioritura a partire dal sec. VII, sia per il consolidarsi dei regni locali, sia per la nuova evangelizzazione dell'isola, dovuta a monaci irlandesi e a missioni benedettine romane, che portò al confluire di due opposte tradizioni: quella nordica, astratta e decorativa, e quella mediterranea, legata alla tarda latinità. A questo proposito, è stato variamente valutato dagli studiosi l'apporto irlandese come determinante per il costituirsi del tipico stile della miniatura anglosassone: in ogni caso esso risulta il frutto dello stimolante incontro delle due correnti stilistiche (per cui il termine iberno-sassone risulta più esatto e comprensivo), come già appare nelLibro di Durrow (sec. VII; Dublino, Trinity College Library) nella cui ornamentazione è evidente il rapporto coi motivi a intreccio dell'oreficeria anglosassone. Ma i più alti risultati sono raggiunti dall'Evangeliario di Lindisfarne (inizi sec. VIII; Londra, British Museum), nel quale compaiono da un lato una ricchissima ornamentazione, con “pagine-tappeto” interamente decorate a intreccio, dall'altro figure di evangelisti che si ricollegano a modelli tardoantichi. Motivi analoghi a quelli elaborati dalla miniatura sono presenti in opere di oreficeria (Fibula di Tara e Calice di Ardagh; Dublino, National Museum of Antiquities of Ireland) e nelle numerose, massicce croci di pietra dello stesso periodo (sec. VII-VIII), tra cui la Croce di Ruthwell in Scozia, decorata da una fitta serie di rilievi astratti e figurati, e l'analoga Croce di Bewcastle, nel Cumberland. Nei sec. VIII e IX, l'arte anglosassone esercitò una duratura influenza sul continente europeo, nei territori di missione dei monaci sassoni e irlandesi, accogliendo a sua volta elementi della tradizione classica, che nel Libro di Kells (ca. 800; Dublino, Trinity College Library) appaiono, nelle scene narrative a piena pagina, abbinati a un'esuberante decorazione. Nel sec. IX lo sviluppo dell'arte anglosassone subì una stasi, dovuta alle invasioni danesi, ed ebbe il suo ultimo momento di splendore sotto il regno di re Alfredo: nel ritorno a un gusto classicheggiante le opere di questo periodo rivelano l'influsso dell'arte carolingia. Tra gli oggetti più raffinati è da ricordare il Gioiello di re Alfredo (Oxford, Ashmolean Museum), in oro, cristallo e smalto. Il tesoro di Trewhiddle (Londra, British Museum) ha fornito la denominazione di “stile Trewhiddle” alla decorazione di numerosi oggetti in metallo, gioielli e manoscritti, caratterizzata da stretti motivi zoomorfi stilizzati. I due principali centri miniatori del periodo, legati alle scuole del continente, si ebbero a Winchester e Canterbury. Assai difficile risulta un esame organico delle manifestazioni dell'architettura anglosassone prima della conquista normanna, data la scarsità di testimonianze dovuta all'uso di costruire soprattutto in legno. Sono comunque da ricordare un gruppo di sette chiese in muratura del sec. VII – dovute però a maestranze straniere e che rivelano influssi bizantini – e la più tarda chiesa di Brixworth (Northamptonshire), a struttura basilicale con abside poligonale.

Bibliografia

Per la storia

R. H. Hodgkin, A History of the Anglo-Saxons, 2 voll., Oxford, 1952; P. Hunter Blair, An Introduction to Anglo-Saxon England, Cambridge, 1960.

Per la lingua

A. Campbell, Old English Grammar, Oxford, 1959; K. Brunner, Altenglische Grammatik, Tubinga, 1965.

Per la letteratura

K. Anderson, The Literature of the Anglo-Saxons, New York, 1962; J. J. Crawford (a cura di), The Old English Hexameron, Darmstadt, 1968.

Per l'arte

T. D. Kendrick, Anglo-Saxon Art, Londra, 1938; D. M. Wilson, Gli Anglosassoni, Milano, 1962; voce Anglo-Sassoni e Irlandesi centri e tradizioni, in “Enciclopedia Universale dell'Arte”, vol. I, Novara, 1980.

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