Molotov, Vjačeslav Michailovič

pseudonimo dell'uomo politico sovietico V. M. Skrjabin (Kukarka, Vjatka, 1890-Mosca 1986). Di famiglia piccolo-borghese, bolscevico dal 1906, redattore della Pravda prebellica, fu deportato in Siberia (1913), donde fuggì. Dirigente del Partito a Pietroburgo nel febbraio 1917, tese a ricusare ogni compromesso col governo provvisorio. Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista (1921), fu fedele collaboratore di Stalin, membro (1926) del Politburo e a lungo presidente del Consiglio dei Comissari del Popolo (1930-41). Assunto anche il portafoglio degli Esteri (1939) al posto di Litvinov, negoziò e firmò il patto di non aggressione con la Germania (agosto 1939), noto con il nome di Patto Molotov-Ribbentrop. Durante il secondo conflitto partecipò alle conferenze di Teheran (1943), Jalta (1945) e Potsdam (1945); negli anni successivi alla guerra fu il responsabile della politica mondiale dell'URSS e, specialmente, della formazione del blocco di Stati “satelliti”. Sostituito da Vyšinskij agli Esteri (1949), vi ritornò dopo la morte di Stalin (1953). Dopo l'inizio del processo di destalinizzazione fu destituito dagli incarichi (1956) ed escluso dal Presidium (1957) sotto l'accusa di far parte di un gruppo antipartito. Inviato come ambasciatore in Mongolia (1957-60) e poi presso l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (1960-61), nel 1962 fu espulso dal partito. Nel 1984, ormai ultranovantenne, fu riammesso nelle file del PCUS, 22 anni dopo il forzato pensionamento.

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