bianchétto

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sm. [sec. XIV; da bianco].

1) Tintura bianca usata per scopi diversi, per esempio in pittura o nella colorazione delle ceramiche; in particolare, miscuglio per pulire scarpe bianche, in polvere o a forma di bastoncino. Anche tipo di belletto bianco o chiarissimo, generalmente a base di biacca, usato per il trucco. Per l'accezione in ceramica, vedi mezzamaiolica.

2) Fungo (Tuber borchii o Tuber albidum) della divisione Ascomiceti, appartenente alla famiglia Tuberaceae, noto anche come marzuolo. Presenta notevole somiglianza con il tartufo bianco (il ricercatissimo Tuber magnatum), ma è assai più comune e di pregio molto minore. Si differenzia soprattutto per avere, all'interno della gleba, venature scarse e anastomosate, di colore da bianco a bruno scuro, al contrario del tartufo bianco, che le ha molto ramificate e di colore da bianco a grigio-giallastro, solo con qualche tonalità rossastra. Tuber borchii cresce inoltre quasi tutto l'anno, sia sotto aghifoglie sia sotto latifoglie, poco profondo nel terreno e ha dimensioni generalmente minori (1-5 cm).

3) Nome dato in Liguria ai piccoli pesci (acciughe, sardine, ecc.) allo stato larvale. Pescati in abbondanza nonostante i parziali divieti, sono piccolissimi e semitrasparenti; con la cottura diventano bianchi, sapidi e gustosissimi. Si servono semplicemente bolliti, con olio e limone, oppure in frittella.

4) Nome regionale di vari vitigni da cui si ricavano vini bianchi.

5) Denaro d'argento coniato nel 1356 da Amedeo VI nella zecca di Point-d'Ain in Savoia. Il mezzo era chiamato maglia di bianchetto o danaro bianco piccolo. L'emissione del bianchetto e del mezzo continuò fino al tempo di Carlo III di Savoia (1504-53). Il bianchetto fu imitato dalla zecca di Casale nei sec. XIV e XV.