bibliofilìa

sf. [sec. XVIII; biblio-+-filia]. Amore per il libro, che si esprime nel desiderio di possederlo e conservarlo e si esplica particolare nella collezione di esemplari rari o edizioni pregiate di alto valore storico e artistico. § Generalmente si considera la bibliofilia come una forma di collezionismo; in realtà, a differenza del semplice collezionismo librario, la bibliofilia presuppone uno studio e un interesse critico per il materiale che, a qualunque fine, si raccoglie. I criteri principali di valutazione di un libro sono l'interesse del testo, l'accuratezza, anche filologica, con cui è presentato (bellezza tipografica, dell'ornamentazione, dell'illustrazione, della legatura) e la rarità. Di bibliofilia vera e propria si può parlare solo a partire dal Rinascimento, quando la ricerca di codici manoscritti, libri miniati, incunaboli ecc., da parte, in Italia, dei membri delle famiglie principesche prima (Visconti, Sforza, Angioini e Aragonesi di Napoli, Gonzaga, Estensi, Montefeltro, Medici), di nobili (Barberini, Orsini, Chigi) e studiosi (F. Petrarca, C. Salutati, P. Bracciolini) poi, diede luogo alla formazione di quelle preziose biblioteche private cui si deve la conservazione di tanti capolavori. L'invenzione della stampa diede incremento al commercio e al collezionismo, spesso specializzato (limitato cioè ai libri di un solo autore o di un solo argomento, alle edizioni di un dato stampatore o di un dato periodo ecc.), che ricevette successivamente un nuovo impulso dalla dispersione delle biblioteche degli ordini religiosi, soppressi durante la Rivoluzione francese. Una specialità del commercio librario è l'antiquariato, esistente da secoli, ma che solo nel Settecento s'impose su scala internazionale. I suoi centri sono Amsterdam, Lipsia, Londra, Parigi, New York, dove hanno luogo le maggiori vendite all'asta; ma il commercio del libro si può svolgere anche a distanza attraverso i cataloghi di vendita, compilati sull'esempio di quelli preziosissimi di J. Ch. Brunet, L. S. Olschki ecc. e annovera fra i più grandi acquirenti le maggiori istituzioni culturali e i magnati dell'industria globale.

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