bioproteina

sf. [bio-+proteina]. Nome dato alle proteine alimentari non convenzionali ottenute da colture di microrganismi su un substrato di sottoprodotti dell'agricoltura, dell'industria petrolchimica e dell'industria cartaria. Da alcuni anni, ormai, le bioproteine vengono prodotte industrialmente, soprattutto in alcuni Paesi del Terzo Mondo, allo scopo di ottenere prodotti di integrazione per le diete standard degli animali, in particolare per sostituire la farina di pesce e la soia, due prodotti soggetti a un forte monopolio rispettivamente da parte del Giappone e degli Stati Uniti. È possibile ottenere bioproteine da molte specie di microrganismi: alghe, batteri, lieviti, funghi. Le alghe (genere Chlorella, Spirulina, Scenedesmus, ecc.) offrono il vantaggio di utilizzare esclusivamente l'energia solare e di crescere su terreni di composizione molto semplice. I batteri si riproducono molto più rapidamente delle alghe, ma rispetto a queste ultime presentano alcuni svantaggi: contengono elevate quantità di acidi nucleici, subiscono frequenti mutazioni e, inoltre, le proteine che essi producono sono carenti di alcuni amminoacidi essenziali. Attualmente vengono studiate le specie batteriche che crescono su metano e quelle che utilizzano per il proprio sviluppo l'idrogeno, l'anidride carbonica e l'ammoniaca (Hydrogenomonas, Methanomonas, Pseudomonas). Più avanzata è l'applicazione dei lieviti, in particolare quella dei microrganismi dei generi Candida, Rhodotorula e Saccharomyces. Le bioproteine ottenute dai lieviti hanno un basso contenuto di acidi nucleici; la loro produzione richiede inoltre processi estrattivi piuttosto semplici ed economici. Si è guardato con interesse alla produzione di bioproteina anche dai funghi filamentosi (Aspergillus, Penicillum, Fusarium). Sotto il profilo teorico sono numerosi i vantaggi che le proteine ottenute da organismi unicellulari presentano rispetto a quelle convenzionali. Infatti la rapidità di crescita dei microrganismi consente di ottenere elevate quantità di prodotto in tempi relativamente brevi; le bioproteine contengono un alto tenore proteico (50-70% della materia secca); esiste un'ampia scelta di substrati a basso costo; vi è la possibilità di “pilotare” la biosintesi di determinate proteine variando opportunamente la scelta del microrganismo o del substrato di crescita; infine non è da trascurare il fatto che si ottengano grandi quantità di proteine in spazi ristretti, senza nulla togliere alle colture agricole e indipendentemente dalle condizioni ambientali e climatiche.

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