carnevale

Indice

Lessico

(anticamente carnovale), sm. [sec. XIII; prob. dal latino carrus navālis, carro navale, reinterpretata con la loc. carne-levare (togliere la carne), che designava in origine il giorno precedente la Quaresima in cui era d'obbligo l'astinenza dalla carne].

1) Periodo dell'anno che precede la Quaresima e si festeggia con balli, mascherate e divertimenti vari, con usanze diverse da paese a paese; l'insieme dei festeggiamenti stessi : passare il carnevale con un'allegra brigata; il carnevale di Rio; proverbio: “a carnevale ogni scherzo vale”.

2) Per estensione, tempo di spasso e di chiassosa allegria: far carnevale, spassarsela in baldoria. Per metonimia può indicare un intero anno della vita umana: ha parecchi carnevali sulle spalle.

Caratteristiche

Il periodo di festeggiamenti del carnevale non è disciplinato dalla liturgia ufficiale, tuttavia s'inserisce formalmente nel calendario festivo cristiano occupando lo spazio immediatamente precedente la Quaresima (a partire da una data variabile secondo le tradizioni locali: il Natale, l'Epifania, la festa di S. Antonio del 17 gennaio, la Candelora del 2 febbraio). Suo termine ultimo è, nel rito romano, il martedì precedente al mercoledì delle ceneri; nel rito ambrosiano, il sabato precedente la prima domenica di Quaresima. Periodo di “gioia sfrenata”, si oppone alla Quaresima, periodo di “penitenza disciplinata”. E il confronto può continuare con la Pasqua mettendo in antitesi la “settimana grassa” (giovedì, martedì, sabato grasso) alla “settimana santa” (giovedì santo, lunedì dell'Angelo). Si può approfondire questo confronto, rilevando anche la contraffazione della passione di Cristo (incoronato di spine e burlato come “re dei Giudei”) mediante la “passione” di un “re per burla” che in molte tradizioni locali viene ucciso in effigie alla fine del carnevale. Tutto ciò dimostra come il carnevale non sia una sopravvivenza inerte di antichi riti pagani; può avere trovato materia nella tradizione pagana, ma tale materia è stata nel carnevale organizzata in funzione della religione cristiana e del suo calendario festivo. Il senso di questa funzione ci è dato dalla comparazione con altre culture nelle quali sono ugualmente rinvenibili riti carnevaleschi (sia nel mondo antico europeo ed extraeuropeo, sia tra i primitivi contemporanei): si tratta di un disordine rituale temporaneo in vista di una solenne restaurazione dell'ordine permanente. I riti carnevaleschi propongono un modo buffo di comportamento per contestare i valori che informano una certa cultura, allo scopo di rilevare come il comportamento serio sia all'opposto quello fondato su quegli stessi valori. Ciò spiega come il carnevale sia una rottura dell'ufficialità; le “contraffazioni” che sono contestazioni buffonesche e quindi vuote di senso di quei valori che invece danno un senso alla cristianità; l'uso delle maschere come contraffazioni delle persone serie; il suo particolare sviluppo quando si arricchisce di elementi carnevaleschi d'altre tradizioni, usati comunque nella stessa funzione presso le culture originarie: per esempio il famoso carnevale di Rio de Janeiro in cui alle tradizioni europee si aggiungono quelle africane; infine, la sua decadenza “sacrale” nel mondo occidentale moderno dove è ormai più un'attrazione turistica che una tradizione, essendo tale processo di laicizzazione corrispondente a quello che ha tolto al ciclo che va dalla Quaresima alla Pasqua quella partecipazione religiosa che si conobbe in altri tempi.

G. Cocchiara, Il mondo alla rovescia, Torino, 1963; J. G. Frazer, Il ramo d'oro, Torino, 1965; R. Ferretti, Dire e fare carnevale, Montepulciano, 1984.

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