frégio

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Lessico

sm. [sec. XIV; latino tardo (opus) phrygium, (lavoro) frigio, con riferimento alle stoffe ricamate provenienti dalla Frigia].

1) In architettura, fascia ornamentale a sviluppo orizzontale allungato. Per estensione: A) qualunque ornamento (ricamato, disegnato, impresso, intagliato, ecc.) che ricordi il fregio architettonico: un libro con fregi dorati sul dorso, un mobile con fregi, i fregi del berretto; in particolare, striscia di passamaneria anche intessuta di fili d'oro o d'argento, o ricamata che, cucita sul tessuto, costituisce un motivo decorativo dell'abbigliamento. Fu spesso usato nel costume antico, specialmente bizantino. B) Raro, decorazione, insegna d'onore.

2) Fig., pregio, qualità fisica o morale; letterario, finezza, ornamento, preziosismo: “Ai più pare che il bello sia nei fregi” (Pascoli).

3) Antico, sfregio, cicatrice.

Architettura

Secondo i canoni dell'architettura classica, il fregio è l'elemento della trabeazione compreso tra la cornice e l'architrave. Nell'ordine dorico il fregio è costituito da metope, lisce o decorate, alternate a triglifi, nello ionico da una fascia continua semplicemente modanata o con figurazioni (tesoro dei Sifni a Delfi, Eretteo di Atene, Artemision di Magnesia, Didimeo presso Mileto); gli edifici ionici più antichi dell'Asia Minore sono però privi di fregi. Nell'architettura greca il fregio scultoreo con scene mitiche o di combattimento orna, in posizioni diverse, templi anche dorici e altri monumenti. Famosissimi i fregi del Partenone, del tempio di Figalia, del mausoleo di Alicarnasso, dell'altare di Pergamo. Nell'arte romana il fregio è un importante elemento decorativo di archi, tombe, altari. Il fregio liscio e continuo fu ripreso nell'architettura rinascimentale, mentre in quella tardocinquecentesca e barocca compare spesso il fregio a sezione arcuata (fregio pulvinato).

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