Pubertà precoce: nelle bimbe l'anticipo può essere di due anni

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Il funzionamento del corpo umano viene indubbiamente influenzato da moltissimi fattori: alimentazione, stile di vita e ambiente sono solo alcuni dei meccanismi attraverso i quali il nostro corpo si modifica per adattarsi alle influenze esterne.

Proprio in materia di cambiamenti, recenti studi hanno messo in luce una nuova tendenza in materia di sviluppo e crescita. Secondo il dipartimento di Endocrinologia Pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma, infatti, negli ultimi 15 anni si è assistito ad un anticipo dello sviluppo nella popolazione femminile.

La pubertà è un momento molto delicato nella crescita dell'individuo poiché traghetta il bambino verso l'età adulta: si tratta quindi di un intenso periodo di cambiamenti fisici e morfologici attraverso i quali il corpo di un bambino e di una bambina diventano adulti e capaci di riprodursi.

Oggi, per quel che riguarda le bambine, i primi segni della pubertà, ovvero la comparsa dei caratteri sessuali secondari, si manifestano fino a due anni prima, quindi tra i sei e gli otto anni, mentre le prime mestruazioni possono fare la loro comparsa già al dodicesimo anno di età.

Benché sia comune all'intero pianeta, il fenomeno della pubertà precoce nelle bambine aumenta ora anche in Italia, dove i casi sono raddoppiati dal 1995 a oggi, passando ad interessare dal 3% al 5% della popolazione totale.

Ma a cosa è dovuto questo cambiamento? Sono molti i ricercatori che nel corso di questi anni hanno tentato di dare una risposta al quesito, e le ricerche in materia hanno portato con sé diverse spiegazioni al fenomeno: i principali responsabili, infatti, sarebbero l'alimentazione e l'inquinamento.

La questione dell'alimentazione è stata affrontata da due diversi studi.
La prima ricerca, condotta dall'Università di Brighton e riportata dal Times, mette sotto accusa il consumo smodato di carne, capace di accelerare la comparsa sia dei caratteri sessuali secondari che l'arrivo della prima mestruazione.
Uno studio danese, dall'altro canto, arriva a credere che i colpevoli di questo fenomeno siano le sostanze chimiche che le bambine, spesso, si trovano ad ingerire. Tra queste il primo della lista è il Bisfenolo A, contenuto molto spesso nella plastica con cui sono fabbricati i biberon.

A sostenere la tesi dell'inquinamento, invece, sono due particolari studi svolti in Giappone e in Beglio. Se il primo punta il dito sul ruolo svolto dalle diossine, i secondi affermano che sarebbero sostanze chimiche contenute nel DDT a provocare i danni maggiori in materia di sviluppo precoce. In ogni caso, sia diossine che DDT sono sostanze estrogeno-simili, capaci quindi di ingannare il cervello  rispetto allo sviluppo sessuale dell'organismo.

Risulta quindi necessario proteggere, nel limite del possibile, le bambine da tutti questi fattori di rischio. La pubertà, infatti, deve essere accolta con consapevolezza da parte dal soggetto che la subisce. Essendo un cambiamento fisico evidente, se troppo piccole le bambine, infatti, non riescono a capire pienamente il processo di trasformazione sentendosi quindi diverse dalle proprie coetanee.

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