L'architettura

È nell'architettura che l'arte di Roma diede gli apporti più originali. Accanto all'architettura religiosa, particolare importanza assume l'architettura civile, dai fori e dalle basiliche agli anfiteatri, agli acquedotti e alle terme.

 

L'architettura in epoca repubblicana

L'architettura più antica, nota a Roma solo da pochi resti, rientra nell'ambito di quella etrusco-italica caratterizzata dal tempio tuscanico, che a differenza di quello greco era orientato e su alto podio, con alzato di legno rivestito di terrecotte policrome e ornato da statue fittili. I basamenti dei templi, le fortificazioni e altre costruzioni di carattere pratico (cisterne, acquedotti) erano costruiti in blocchi squadrati di tufo locale.

La maggior ricchezza, i contatti con il mondo greco e la venuta a Roma di architetti greci portarono, nel sec. II a.C., all'impiego del marmo in templi di tipo ellenistico. Contemporaneamente si ebbero nuove creazioni architettoniche, come l'arco trionfale o la basilica (ambiente coperto, a pianta rettangolare, suddiviso in più navate da colonnati o da pilastri con funzione di centro degli affari) e la sistemazione monumentale del Foro Romano, il centro politico ed economico della città risalente al sec. VII a.C.

Le strette connessioni dell'architettura romana (e dell'arte romana in genere) con quella ellenistica, sono evidenti soprattutto a Pompei; il suo foro (100 ca a.C.), che riunisce in un insieme chiuso e coordinato i principali edifici pubblici cittadini, sia civili sia religiosi, è un esempio dell'interesse dell'architettura romana per le soluzioni urbanistiche razionali; a Pompei si ritrova anche il più antico anfiteatro (80 ca a.C.).

In questo periodo viene diffondendosi quello che sarà un motivo portante della scultura romana: il ritratto. Esso trae origine dall’usanza patrizia di ricavare calchi di cera dai propri defunti e talvolta di trarne dei busti e delle statue in marmo (Statua Barberini, I sec a.C.) o terracotta da conservare come monito per le generazioni successive. Da ciò deriva anche l’estremo realismo della ritrattistica romana, che, a differenza di quella greca, preferisce riprodurre e ricordare le reali sembianze dei soggetti trattati, piuttosto che darne una rappresentazione idealizzata.

 

L'architettura in età imperiale

L'architettura romana dell'età imperiale, che è quella più ampiamente documentata, si giovò del perfezionamento di tecniche, come l'opus caementicium (già adottato in epoca sillana, costituito da un conglomerato di calcestruzzo in pietrame e malta), che permisero la costruzione di edifici sempre più grandiosi, coperti spesso a volta e a cupola. Essa si ispira a costanti concetti di razionalità e utilità pratica. Tra gli ordini architettonici si preferì quello corinzio con capitello costituito da un corpo a tronco di cono rovesciato, decorato con foglie d'acanto e volute angolari.

Le città vennero costruite o sistemate secondo regolari disposizioni a scacchiera derivanti dai castra (come Torino, Como o Aosta, in Italia; Barcellona, in Spagna), organizzate intorno al foro con gli edifici più importanti quali il capitolium, la curia e la basilica e attraversato da due strade incrociantesi ad angolo retto, il cardo e il decumano. A imitazione di Roma, le città vennero dotate degli altri monumenti necessari alla vita cittadina (terme, teatri, anfiteatri, mercati), fornite di perfetti impianti di acquedotti e fognature.