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Costi di transazione

Con questa espressione si designano i costi che devono essere sostenuti per realizzare uno scambio, un contratto o una transazione economica in genere; rappresentano i costi d'uso del mercato. I rapporti che gli agenti economici instaurano sul mercato sarebbero infatti a costo nullo soltanto nel caso in cui l'informazione fosse perfetta, completa, distribuita in modo simmetrico, non esistesse incertezza e i contraenti fossero perfettamente razionali. In genere, invece, gli agenti devono sostenere costi: per instaurare i rapporti (costi di ricerca del contraente e dei servizi di intermediazione), per le trattative, per la definizione e stesura dei contratti (i costi di consulenti e avvocati) e per il controllo del rispetto degli accordi (costi di monitoraggio dell'attività delle parti e di enforcement). L'entità di questi costi dipende dal tipo di transazioni e in particolare: a) dal grado di specificità del capitale fisico e umano coinvolti; b) dall'incertezza; e c) dalla frequenza delle transazioni. Il concetto di costo di transazione rappresenta il cardine delle teorie economiche neoistituzionali che si rifanno ai lavori di R. Coase e O. Williamson. Queste teorie individuano nell'entità di tali costi un elemento fondamentale nel sancire la relativa efficienza del mercato e dell'impresa come strumenti alternativi di coordinamento dell'attività economica. Il mercato sarebbe relativamente più efficiente in condizioni di certezza, non specificità del capitale e occasionalità delle transazioni mentre l'impresa appare più adatta a gestire transazioni complesse e ripetute nel tempo in presenza di incertezza. In quest'ultimo caso, infatti, i costi d'uso del mercato sono rilevanti e l'organizzazione gerarchica (basata su relazioni di autorità e non sulla contrattazione) è più efficiente.