Etica del discorso ed etica della responsabilità: Apel, Habermas e Jonas

Karl Otto Apel

Il filosofo tedesco Karl Otto Apel (Düsseldorf 1922) ha come interesse principale il linguaggio, ripensato alla luce della tradizione ermeneutico-esistenzialistica e della filosofia analitica anglosassone, ed elabora una prospettiva teorica affine a quella di Habermas. Apel individua le condizioni universali e necessarie della comunicazione: 1. la comprensibilità grammaticale del discorso; 2. la verità (cioè il riferimento all'esperienza); 3. la veridicità delle intenzioni del parlante; 4. la conformità alle regole della comunità dei parlanti. Queste regole logiche hanno anche una valenza etica perché implicano il riconoscimento dell'uguaglianza degli interlocutori. Il rispetto di queste istanze contraddistingue quella che Apel chiama la "comunità illimitata della comunicazione", in cui vengono superate l'opacità e la finitezza dell'esperienza dei soggetti parlanti nella comunità linguistica. Questo superamento è possibile sia con la critica dell'ideologia (sulla scia dalla scuola di Francoforte), sia con l'applicazione del modello psicoanalitico alle distorsioni inconsce dei messaggi testuali; esso coincide con l'emancipazione sociale, politica, morale.