David Hume

Lo scozzese David Hume (Edimburgo 1711-1776) dopo gli studi di legge a Edimburgo viaggia in Francia, dove entra in contatto con i circoli illuministici. Le sue opere principali sono il Trattato sulla natura umana (1739-40); i Saggi morali e politici (1741); la Ricerca sull'intelletto umano (1748) e la Ricerca sui principi della morale (1751). Negli ultimi anni è il fenomeno religioso ad attrarre la sua attenzione: Storia naturale della religione (1757); Dialoghi sulla religione naturale (1779, postumi).

La scienza della natura umana

Il Trattato sulla natura umana nasce dall'ambizione di estendere anche alla conoscenza della natura umana il metodo sperimentale applicato da Newton alla scienza della natura. All'interno delle percezioni Hume distingue fra "impressioni" (passioni e immagini direttamente presenti alla mente) e "idee", che sono soltanto copie illanguidite delle impressioni. Il rapporto di copia e la relazione cronologica che sussistono fra le une e le altre consentono l'elaborazione di un metodo rigoroso di critica delle idee, alla ricerca delle impressioni da cui queste ultime derivano.

Causa ed effetto

Tutte le relazioni si inquadrano in due grandi gruppi: 1. le relazioni tra idee, che dipendono unicamente dal confronto fra le idee (per esempio, le verità matematiche) e prescindono dalle connessioni di tali idee con le impressioni corrispondenti; 2. le questioni di fatto, che derivano invece dal confronto con l'esperienza e sono perciò fornite di certezza solo probabile.

A questo secondo tipo è ascrivibile anche la relazione di causa ed effetto; essa trae origine dalla congiunzione costante fra due oggetti vicini nello spazio e nel tempo in base all'idea di "connessione necessaria", che contraddistingue la relazione causale rispetto a una più debole coincidenza occasionale. Se ogni idea deriva da un'impressione, la relazione causa-effetto non può derivare da un'impressione esterna, poiché nel mondo degli oggetti si danno solo connessioni particolari ­ e non necessarie e universali ­ e quindi deve derivare da un'impressione interna, data cioè dal facile corso dell'immaginazione con cui la mente, sotto l'impulso dell'abitudine, trascorre dall'idea della causa a quella dell'effetto e viceversa. Il fondamento della relazione causale è dunque soltanto psicologico e consiste in una "credenza" sulla quale poggia la vasta costruzione per associazioni della conoscenza umana. Ad analoga riduzione scettica vanno incontro sia l'idea di esistenza e permanenza di oggetti esterni (in cui il flusso dell'immaginazione interviene a "colmare" gli intervalli di tempo interposti fra le percezioni, non identiche né continue, che sono le sole rappresentazioni mentali degli oggetti), sia l'idea della sostanza pensante, o "io", che si riduce nei fatti a un "fascio di impressioni".

L'etica

Le passioni e il tradursi del volere in azioni non derivano dal giudizio razionale (poiché "la ragione non può avere altro ruolo che quello di servire e di obbedire alle passioni"). Il senso morale è affine al "gusto" e il metodo più giusto per indagare la morale è il "metodo sperimentale", che scopre le circostanze per cui attribuiamo il "merito" o il "biasimo" a determinate azioni. Con questo metodo Hume si pone in grado di correggere l'eccessiva accentuazione dei temi egoistici condotta da Hobbes e di riportare in primo piano la virtù della "simpatia", che è il sentimento e il fondamento naturale della condivisione delle passioni altrui, e spezza gli interessi egoistici fondati sul sentire individuale mediante "il generoso interesse per il genere umano". Anche l'atteggiamento nei confronti del fenomeno religioso è improntato al metodo empiristico, che suggerisce di ritrovare in una costante della natura umana il fondamento psicologico di credenze che non possono essere ricondotte a evidenza di ragione nonostante gli sforzi della teologia razionale. Base della credenza religiosa sarà semmai il sentimento della paura dinnanzi alla natura ignota.