La poesia dal simbolismo ad Apollinaire

Charles Péguy

Charles Péguy (1873-1914), figlio di un falegname di Orléans e di un'impagliatrice di sedie, rimase presto orfano di padre; studiò all'École Normale Supérieure grazie a una borsa di studio. Nel 1897 pubblicò il dramma Jeanne d'Arc, in cui appaiono alcuni dei temi dominanti della sua produzione: la mistica socialista, il patriottismo popolare e la religiosità cristiana. Nel 1900 fondò la rivista "Cahiers de la Quinzaine". Allontanatosi dal socialismo e dal pacifismo internazionalista, tentò di ritrovare una tradizione nazionale nei valori della fede cattolica. Arruolato il 1° agosto 1914, rimase ucciso il 5 settembre durante la prima guerra mondiale.

Le opere

Fu autore assai fecondo. Tra gli scritti in prosa si ricordano: Notre patrie (La nostra patria, 1905), che denunciava il pericolo tedesco; Notre jeunesse (La nostra giovinezza, 1910), in cui ribadiva la scelta mistica, la necessità di un ideale assoluto. Le sue opere migliori sono i poemi religiosi: Le mystère de la charité de Jeanne d'Arc (Il mistero della carità di Giovanna d'Arco, 1910); Le mystère des Saints Innocents (Il mistero dei Santi Innocenti, 1912); La tapisserie de sainte Geneviève (L'arazzo di santa Genoveffa, 1912); La tapisserie de Notre-Dame (L'arazzo di Nostra Signora, 1912); Ève (Eva, 1914).

Lo stile

La scrittura di Péguy, insistente e ossessiva, procede per accumulazioni, ripetizioni, amplificazioni. Il suo stile è stato giudicato eccessivamente espressionistico. I suoi poemi, mossi dal fervore mistico, si trasformano in interminabili litanie. Forse il suo linguaggio ricercava il movimento continuo, la tensione mistica della creazione, ma, secondo Leo Spitzer, "lo slancio vitale invece di diventare un'infinita melodia si ridusse in lui a un incessante martellamento".