Callimaco, poeta doctus

Le opere

Il Lessico Suda, l'enciclopedia di età bizantina, gli attribuisce la composizione di 800 volumi che abbracciano i campi più diversi e, per la maggior parte, ci sono pervenute lacunose e incomplete. Notissimi nell'antichità furono gli Aitía (le “Origini” o “Cause”), una raccolta di elegie divisa in quattro libri di cui restano solo frammenti papiracei; il poemetto esametrico Ecale, andato perduto; tredici giambi e una sessantina di epigrammi e sei Inni agli Dei. Inoltre svariate fonti, dirette o indirette, riferiscono l'esistenza di altre opere di paternità callimachea: alcuni carmi d'occasione, come gli epinici per le vittorie ai giochi sportivi dei personaggi di corte cantati dal poeta; l'Ibis, parodia satirica probabilmente rivolta al coetaneo Apollonio Rodio; altri componimenti lirici sia poetici sia eruditi.

Gli Aitía

Gli Aitía sono componimenti in metro elegiaco, che illustrano vicende di dei, uomini o eroi, per spiegare le origini o le cause di culti religiosi, riti, costumi: per questo sono definiti eziologici (da aitía, causa). Le composizioni, ritenute il capolavoro e il manifesto poetico della poesia ellenistica, si smarrirono nel 1204 d.C., durante la conquista di Costantinopoli da parte dei crociati; tuttavia i numerosi frammenti sopravvissuti e un riassunto in prosa a opera di un maestro, conosciuto sotto il nome di Diegesi, hanno consentito la ricostruzione della struttura dell'opera. A una prima edizione in due libri, ne seguì certamente una seconda a cui il poeta lavorò fino a poco prima di morire, in quattro libri, preceduti da un importante prologo programmatico che costituisce una sorta di manifesto della poetica callimachea. Oggi si possono leggere per intero solo alcune parti: la storia di Aconzio e Cidippe, Ico, Le città sicule, la Chioma di Berenice e il Prologo contro i Telchini, ossia gli infami detrattori del poeta che, però, rappresentano forse solo un espediente letterario di cui si serve Callimaco per esporre i canoni della sua poesia. Nella Chioma di Berenice, posta a conclusione dell'opera, il poeta celebra la regina, sua protettrice, immaginando che un ricciolo dei suoi capelli, reciso e sacrificato per propiziare il ritorno del marito Tolomeo III da una campagna militare, fosse sparito dal tempio dove era stato deposto e fosse riapparso in cielo, sotto forma di costellazione.

Le liriche

L'Ecale è un epillio in cui il poeta si rifà alla saga “classica” di Teseo, ma ispirandosi a un episodio marginale di essa: l'eroe attico, alla vigilia del combattimento contro il feroce toro di Maratona, si rifugia, durante un temporale, presso la vecchia Ecale, che ritroverà morta al suo ritorno, dopo aver portato a termine l'impresa assegnatagli. Callimaco concentra l'interesse non tanto sull'aspetto eroico del mito (l'uccisione del toro) ma sulla dimensione quotidiana dei sentimenti e degli affetti dei personaggi (l'incontro tra Teseo e la vecchia Ecale).

Anche gli Inni si rifanno al modello, consacrato dalla tradizione, (degli Inni omerici), ma lo innovano sia nello stile, pervaso di ironia e ricco di numerosi riferimenti eruditi, sia nella scelta del metro e della lingua: i primi quattro (A Zeus, Ad Apollo, Ad Artemide, A Delo) sono in esametri dattilici e in dialetto ionico; il quinto (Per il bagno di Pallade) è in dialetto dorico e in metro elegiaco; il sesto (A Demetra) è egualmente in dialetto dorico ma in esametri dattilici. La scelta di saghe e miti marginali, le allusioni e i riferimenti eruditi danno vita a componimenti poetici completamenti nuovi e di tipico gusto ellenistico.

Di argomento vario (motivi d'occasione, riflessioni morali, polemiche letterarie) sono i tredici Giambi, il più notevole dei quali è il quarto, Contesa fra l'alloro e la vite in cui viene descritta in forma allegorica una disputa letteraria tra Callimaco e il suo rivale. I 64 Epigrammi, svolgono i vari temi propri di questo genere, con eleganza e compostezza, ma senza una vera partecipazione; sono confluiti nella Antologia Palatina, una monumentale silloge che continene circa 3700 epigrammi dall'epoca arcaica a quella bizantina. Esigui sono i frammenti rimasti degli altri componimenti lirici, tranne i 70 versi della Apoteosi di Arsinoe (sposa di Tolomeo II Filadelfo).

La produzione erudita

Il testo più significativo di questa vasta produzione, quasi completamente perduta, dovevano essere i Pínakes (le Tavole), in 120 libri, con una classificazione sistematica delle opere della Biblioteca di Alessandria, divise per generi e autori e corredate dei titoli, delle attribuzioni e del verso iniziale. Altre opere erano dedicate a studi geografici, etnici e a indagini sugli animali.