Il teatro elisabettiano

La stagione aurea del teatro inglese

Nel periodo elisabettiano dilagarono mode e filoni: intorno al 1590 erano di moda la commedia garbata e il dramma storico; nel 1599, con la costruzione di nuove playhouses ("The Globe", "Fortune") e l'avvento di professionisti, riprese vigore la tragedia e si impose la tragicommedia avventurosa. L'ascesa al trono di Giacomo I (1603) apportò nuovi e maggiori riconoscimenti agli uomini di teatro, che vennero incoraggiati a operare in ambienti vicini alla corte. Questo determinò una certa aristocratizzazione del teatro, accentuatasi sotto Carlo I: i testi tesero a una maggiore disciplina formale e la divisione in atti e scene divenne regola anche per il teatro pubblico.

Sotto il regno di Elisabetta e di Giacomo I proliferarono l'attività teatrale e i drammaturghi: scrivere per il teatro era il mezzo più facile per conquistare fama e successo economico, e il pubblico richiedeva continuamente nuovi drammi e nuove versioni dei vecchi. Nella folla di drammaturghi alcuni emersero, pur non avvicinandosi al genio poetico di Shakespeare.

George Chapman (1559-1634), già traduttore di Omero e autore di poesie filosofiche, scrisse alcune brillanti commedie come The comedy of humours (La commedia degli umori, 1597), in cui anticipava la teoria degli umori più tardi ripresa da Jonson, All fools (Tutti pazzi, 1599) ed Eastward hoe (Via verso est, 1605), scritta insieme a Jonson e Marston; per quest'ultima opera, insieme ai coautori, fu imprigionato perché costituiva una satira antiscozzese. Alcune sue tragedie testimoniano l'interesse del periodo elisabettiano per la filosofia stoica: Bussy d'Ambois (1604), The revenge of Bussy d'Ambois (Bussy d'Ambois vendicato, circa 1610), Caesar and Pompey (Cesare e Pompeo, 1631).

John Marston (1576-1634) scrisse due revenge tragedies (tragedie di vendetta), Antonio and Mellida (1599) e Antonio's revenge (La vendetta di Antonio, circa 1600), entrambe ambientate in Italia, paese che per gli inglesi dell'epoca era sinonimo di violente lotte politiche, intrighi e passioni. Interessanti le sue commedie The malcontent (Il malcontento, 1604) e The Dutch courtesan (La cortigiana olandese, 1605). Il linguaggio delle sue opere è talora artificioso, talora vicino alla parlata quotidiana; non mancano tuttavia accenti originali e immagini fin troppo realistiche.

Thomas Dekker (1572-1632), autore di opere in diversi generi letterari, scrisse lavori teatrali in cui si mescolavano realismo, satira e un fantasioso gusto per il romanzesco; nelle commedie Old Fortunatus (Il vecchio Fortunatus, 1599) e The shoemaker's holiday (La vacanza del calzolaio, 1599) egli diede una vivace rappresentazione della vita londinese, ma la sua opera più riuscita è una commedia in due parti The honest whore (La prostituta onesta, circa 1604).

Thomas Heywood (circa 1574-1641) fu prolifico e versatile autore di drammi di argomento storico e patriottico e di "tragedie domestiche", ovvero drammi che illustravano i tragici effetti della passione e della lussuria in contesti familiari. L'opera più nota è la tragedia A woman killed with kindness (Una donna uccisa con la clemenza, 1603), storia di un matrimonio felice distrutto dal cedimento della moglie alla seduzione dell'amico del marito, e The English traveller (Il viaggiatore inglese, circa 1627). Scrisse anche il lungo poema Troia britannica (1609).

Thomas Middleton (1580-1627) fu uno dei più significativi esponenti del teatro elisabettiano, autore di commedie di intrigo il cui soggetto era la vita londinese, spesso storie di imbroglioni alla fine beffati: A trick to catch the old one (Un trucco per accalappiare il vecchio, 1608), A chaste maid in Cheapside (Una casta fanciulla di Cheapside, 1630). L'ultimo dramma, A game at chess (Una partita a scacchi, 1624), è una complessa allegoria politica contro la Spagna.

John Webster (1580-1638) scrisse opere divenute molto popolari nelle quali si insiste su crimini e orrori. Collaborò con Marston, Dekker e Heywood, ma suoi sono i due capolavori The white devil (Il diavolo bianco, circa 1610) e The duchess of Malfi (La duchessa di Amalfi, 1614), i cui indimenticabili personaggi uccidono, complottano e tradiscono nell'atmosfera corrotta della corte.

Famosa collaborazione fu quella tra Francis Beaumont (1584-1616) e John Fletcher (1579-1625), che insieme scrissero numerosi testi teatrali, caratterizzati da atmosfere meno violente e morbose e nelle quali l'interesse si spostava dall'ordine morale ai costumi sociali. Da segnalare la tragicommedia Philaster (Filastro, circa 1610), The maid's tragedy (La tragedia della fanciulla, circa 1611), A king and no king (Un re che non è re, 1611), la brillante commedia satirica The knight of the burning pestle (Il cavaliere del pestello ardente, 1608), che si burlava della voga dei romanzi cavallereschi spagnoli. Le loro opere ottennero un enorme successo, superiore perfino a quello di Shakespeare, ma oggi risultano artificiose; gli intrecci abbondano di colpi di scena e i personaggi mancano di verità psicologica. Collaborò con Fletcher anche Philip Massinger (1583-1640), autore di una commedia molto famosa A new way to pay old debts (Un modo nuovo di pagare vecchi debiti, 1633).

John Ford (1586-circa 1640) sembrò riassumere nelle proprie opere lo spirito dell'età elisabettiana: 'Tis a pity she's a whore (Peccato che sia una sgualdrina, circa 1624) e The broken heart (Il cuore infranto, 1629) sono i suoi drammi più interessanti.