La fine della letteratura pagana: i prosatori e gli ultimi poeti

Grammatici ed eruditi

Nell'età imperiale dal II secolo assumono via via sempre più importanza le scuole, nelle quali si formano i funzionari, ormai veri e propri professionisti di varia estrazione sociale. Alla base dell'insegnamento stanno gli studi degli autori classici, della grammatica, della retorica, di diritto e delle discipline tecniche, con la diffusione di opere enciclopediche. Gli insegnanti, oltre ai testi di grammatica, scrivono anche commenti ai classici e opere di erudizione. 

Acrone e Porfirione

Il grammatico Elenio Acrone, contemporaneo di Aulo Gellio, fu autore di acuti e famosi Commenti a Orazio, all'Adelphoe e all'Eunuchus di Terenzio e, forse, a Persio, in gran parte perduti. Il commento a Orazio è chiamato dello Pseudo-Acrone, poiché il testo originale è stato abbondantemente rielaborato e ampliato da autori successivi tardolatini e medioevali.

Nella seconda metà del III secolo operò il grammatico Pomponio Porfirione, autore di un commento a Orazio, il più antico che ci sia pervenuto, in quanto i precedenti sono andati perduti o ampiamente rimaneggiati. È un commento di tipo scolastico, volto ad agevolare la comprensione del testo, di cui presenta un'analisi stilistica e grammaticale; sono riportati anche dati biografici.

Censorino

Censorino, erudito del III secolo, fu autore di trattati di scienza antiquaria e di grammatica, come il De accentibus (L'accentuazione), ora perduti. È pervenuta un'interessante ed erudita operetta, De die natali (Il giorno natale) del 238, in 24 capitoli. Scritta per il compleanno di un certo Quinto Cerellio, tratta nella prima parte della nascita e della vita dell'uomo in relazione all'aspetto fisico, all'influsso degli astri e, soprattutto, alla sua divinità protettrice, il Genio, e i sacrifici adeguati per propiziarselo. Nella seconda parte l'autore passa a dare notizie sul tempo e sulla sua scansione. Sullo stesso manoscritto ci è giunto sotto il suo nome ­ ma si hanno forti dubbi sull'attribuzione ­ un'opera didascalica molto lacunosa, chiamata Fragmentum Censorini, con notizie di astronomia, geometria, musica e metrica. 

Donato e Servio

Di Elio Donato si ignora l'anno e il luogo di nascita, ma fu attivo a Roma verso la metà del IV secolo. Grammatico famoso, fu insegnante del futuro san Gerolamo, che lo ricorda come praeceptor meus (mio maestro). Compose due Artes, manuali di grammatica di impostazione scolastica, i più completi e antichi della lingua latina fra quelli pervenuti, che ebbero larga diffusione come libro di testo fino al Medioevo e oltre. L'uno, l'Ars Minor, è destinato ai principianti e tratta le otto parti del discorso; l'altro, Ars Maior, è destinato ai più esperti e tratta di morfologia, di stilistica e di metrica. Di Donato sono pervenuti due commenti: uno a Terenzio, quasi completo, con note sullo stile e sul teatro dell'età arcaica, e uno a Virgilio, di cui rimane solo la Vita ­ di derivazione svetoniana ­, la dedica a Lucio Munazio e un'introduzione alle Bucoliche.

Allievo di Donato fu Servio Onorato, forse originario della Mauretania, che insegnò a Roma nella seconda metà del IV secolo. Scrisse un Commento a Virgilio, giuntoci completo, che è una preziosa miniera di notizie utili per la conoscenza dei testi del poeta mantovano. Contiene informazioni di tipo antiquario e mitologico, citazioni, interpretazioni e giudizi di commentatori precedenti, note grammaticali e retoriche. È pervenuta anche una stesura ampliata, scoperta nel 1600, chiamata Servius Danielinus o Servius auctus, probabilmente di un ignoto grammatico posteriore che integrò il testo di Servio con dati presi da altre fonti.

Nonio

Marcello Nonio, nato a Tubursicum in Numidia, visse nella prima metà del IV secolo. Grammatico e lessicografo. Scrisse un manuale dedicato al figlio, De compendiosa doctrina (La scienza in compendio), in 20 libri di lunghezza variabile, dei quali non è giunto il sedicesimo. I primi dodici trattano questioni di carattere linguistico e grammaticale: l'uso dei vocaboli, dei sinonimi, dei generi e delle declinazioni, dei verbi e delle coniugazioni, degli avverbi e delle anomalie del periodo. Nei rimanenti libri Nonio tratta la terminologia tecnica di navi, cibi, bevande, vestiti, utensili domestici e armi. È una pura enumerazione senza pretese letterarie, ma occupa un posto particolare nella storia della letteratura latina, perché nella prima parte, a sostegno delle sue argomentazioni, l'autore riporta numerose citazioni di scrittori antichi, molti dei quali sarebbero stati altrimenti perduti. 

Macrobio

Ambrogio Teodosio Macrobio, erudito del IV-V secolo, forse di origine africana, visse a Roma, dove ricoprì alti incarichi nell'amministrazione imperiale. Fu amico di Simmaco e di altri importanti personaggi. Scrisse un commento di ispirazione neoplatonica al Somnium Scipionis (Sogno di Scipione), ultima parte del De republica di Cicerone, che ebbe grande fortuna nel Medioevo e nel Rinascimento. Nei due libri tratta della natura dell'anima, dell'universo e degli astri, con interpretazioni mistiche e religiose. La sua opera più importante è i Saturnali, in 7 libri, conversazioni conviviali immaginarie, tenute da un gruppo di dotti romani contemporanei durante le feste dei Saturnali. Vengono trattati gli argomenti più svariati, soprattutto legati all'arte poetica e alla retorica di Virgilio (cui sono dedicati ben quattro libri), considerato un modello di perfezione poetica ed esperto in tutti i rami del sapere umano. I Saturnali sono una miniera di notizie, che vanno dalle forme linguistiche alla gastronomia, dalle scienze agli usi e costumi delle origini, dalla mitologia alle sentenze celebri. Di Macrobio rimangono anche alcuni frammenti di una sua opera sui verbi greci e latini, dedicata a Simmaco.

Marziano Capella

Marziano Capella fu attivo a Cartagine nella prima metà del V secolo; fu avvocato e divenne scrittore in età matura. Fu autore di una curiosa opera erudita De nuptiis Mercurii et Philologiae (Le nozze di Mercurio e della Filologia), in 9 libri, una specie di enciclopedia delle arti liberali, scritta tra il sacco di Roma del 410 e quello di Cartagine a opera dei vandali del 439. Nei primi due libri si narrano le nozze allegoriche di Mercurio, visto come protettore degli studi, con la Filologia; negli altri si immagina che le sette ancelle della sposa ­ Grammatica, Dialettica, Retorica, Geometria, Aritmetica, Astronomia e Musica ­ espongano ciascuna la propria dottrina. Scritta parte in prosa e parte in poesia, come le Saturae Menippeae, in un linguaggio artificioso ricco di volgarismi, metafore e figure retoriche, l'opera godette di enorme fortuna nel Medioevo.

Solino

Gaio Giulio Solino raccolse notizie curiose in una Collectanea rerum memorabilium (Raccolta di cose memorabili), breve repertorio di geografia, corredato da notizie storiche, antiquarie, etnografiche, aneddotiche e di scienze naturali, anche con errori grossolani. Ebbe fortuna presso i contemporanei ­ indice del livello culturale e dei gusti dell'epoca ­, nella tarda latinità e nel Medioevo, in cui lo scritto fu conosciuto anche con il nome di Polyhistor. L'opera deriva principalmente dalla Naturalis historia di Plinio il Vecchio, di cui può essere considerata un compendio, con l'utilizzo di altre fonti, quali Varrone, Pomponio Mela, Svetonio e altri sconosciuti. È una compilazione di informazioni non organizzate, abbastanza piacevole alla lettura, ma di mediocre valore artistico. La novità introdotta da Solino è quella di considerare Roma come principio, in quanto capitale del mondo.

Palladio

Rutilio Tauro Emiliano Palladio compose il trattato Opus agriculturae (I lavori agricoli), in 14 libri: il primo è un'introduzione generale all'argomento; altri dodici illustrano i lavori agricoli annuali mese per mese; l'ultimo, in versi, è dedicato agli innesti degli alberi (De insitione). Utilizzò fonti greche e latine; tra queste ultime sono citati Columella e Gargilio Marziale. L'opera mostra una buona conoscenza dell'argomento ed ebbe molta fortuna lungo i secoli.

Prisciano

Prisciano, l'ultimo dei grandi grammatici latini, nacque a Cesarea di Mauritania e visse e insegnò a Costantinopoli tra il V e il VI secolo. Compose l'Institutio de arte grammatica (Istituzione dell'arte grammatica), in 18 libri, il più voluminoso e importante scritto sulla grammatica latina. Con il supporto di molte citazioni di autori classici, nei primi 16 libri illustra con sistematicità la fonetica e la morfologia, negli ultimi due la sintassi. Il suo trattato fu il testo più celebrato e più usato nelle scuole medievali, tanto che Dante nomina Prisciano nella Divina Commedia. Tra le opere minori ci sono pervenuti un panegirico dell'imperatore Anastasio, in 312 esametri, e brevi trattati di retorica e di metrica.