La narrativa cortese

Gli autori principali della narrativa cortese

Maturata internamente sul piano linguistico, la letteratura di corte della cosiddetta “età degli Svevi” sviluppò i propri temi rielaborando la riflessione mistico-teologica cristiana (in particolare di san Bernardo di Chiaravalle), l'aura avventurosa ed esotica che pervadeva le prime crociate, le leggende proprie del ciclo di re Artù (originarie probabilmente dell'Irlanda e, attraverso l'Inghilterra, pervenute dalla penisola bretone e dalla Francia). Fu letteratura cavalleresca, cioè espressione e intrattenimento soprattutto del ceto sociale dei cavalieri. Le sue opere, spesso rifacimento e perfezionamento di preesistenti modelli francesi, trovarono nella corte il loro luogo nativo e terminale: a corte composte, a corte lette e godute.

Hendrik van Veldeke

Hendrik van Veldeke (metà sec. XII - inizio sec. XIII), ministeriale alla corte del conte Hermann di Turingia, viene ricordato come il primo verseggiatore e scrittore cortese. Di area linguistica belga-neerlandese, scrisse nella lingua “settentrionale”, il basso tedesco, quindi non in quella già a quel tempo ormai affermatasi quale lingua letteraria (e il suo stesso nome viene spesso trascritto riportato in forma meridionale come Heinrich von Veldeke). Tra il 1170 e il 1190 compose l'Eneit, una versione tedesca del romanzo di Enea, avendo come riferimento diretto però non l'Eneide virgiliana ma il Roman d'Eneas d'autore normanno e trasferendo la vicenda di Enea sullo sfondo della società feudale e cortese. Diede ampio spazio al tema dell'amore non soltanto all'interno dei dialoghi di questa sua opera principale, ma anche dedicandogli varie novelle in versi.

Hartmann von Aue

Di origine sveva, Hartmann von Aue (ca 1165 - ca 1210) fu il primo a introdurre in Germania le saghe del ciclo bretone. Compose dapprima canzoni d'amore (Minnelieder) e un poemetto di 1900 versi sui precetti d'amore, Il primo libriccino (Das erste Büchlein). Dopo questi lavori nello stile del Minnesang (cioè della lirica cortese), scrisse l'Erec, rielaborazione dell'omonimo romanzo di Chrétien de Troyes del ciclo di Artù, con cui fornì il modello di un nuovo genere letterario in Germania. Nel più breve poema Gregorius riprese una leggenda francese del sec. XI o XII su san Gregorio Magno. Anche l'altro suo poemetto, Il povero Arrigo (Der arme Heinrich), si basa su una leggenda devota, la vicenda di un cavaliere lebbroso risanato dal sacrificio di una semplice fanciulla innamorata. Con la sua ultima e artisticamente più matura opera, Iwein, Hartmann adattò un altro romanzo arturiano di Chrétien, ponendo a tema la ricerca di una misura e un equilibrio tra doveri militari del cavaliere e sue responsabilità etico-amorose verso la propria sposa.

Wolfram von Eschenbach

Il poco che si sa della vita di Wolfram von Eschenbach (ca 1170 - 1220) si desume da accenni sparsi nelle sue opere. Forse ministeriale o piccolo feudatario povero, era illetterato, ossia non conosceva il latino; sappiamo che dopo il 1203 lavorò al VII libro del Parzival e dopo il 1217 al IX libro del Willehalm. Quanto alla sua collocazione geografico-linguistica, la sua Eschenbach dovrebbe essere quella non lontana da Ansbach, nella Franconia orientale. Fu lirico eminente tra i Minnesänger e soprattutto autore di poemi cavallereschi popolarissimi nel Medioevo. Poeta epico, la sua fama è legata al romanzo Parzival, primo autentico romanzo di formazione (Bildungsroman) della letteratura tedesca. La fonte diretta dell'opera è il poema incompiuto Perceval di Chrétien de Troyes, ma sono creazione originale di Wolfram i libri I-II (contenenti la storia del padre dell'eroe) e i libri XIII-XVI, con l'incoronazione di Parzival a re del santo Graal. Il Parzival intreccia le vicende del ciclo arturiano con la ricerca del Graal, la mistica coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo. L'opera piacque in età moderna per il carattere dubbioso e tormentato del protagonista, che da “puro sciocco” si eleva moralmente fino a diventare eroe quasi faustiano. Il secondo romanzo di Wolfram, l'incompiuto Willehalm di quasi 14 000 versi, popolare quanto l'altro tra i lettori medievali, rielabora un antico cantare francese del ciclo carolingio (la Bataille d'Aliscans), imperniato sulla figura di Guglielmo d'Aquitania e sulla sua lotta contro i saraceni. Del Titurel, terzo romanzo soltanto abbozzato, restano due frammenti rispettivamente di 131 e di 39 strofe: vi si narra l'amore di Sigune e Schionatulander, personaggi già presenti nel Parzival.

Gottfried von Straßburg

Non si hanno notizie biografiche certe e dirette di Gottfried von Straßburg (seconda metà del sec. XII - inizio sec. XIII). Dalla sua opera si riesce peraltro a ricostruire che appartenne a un ambiente istruito, divenne letterato di profonda erudizione e libero esercizio intellettuale, vicino al mondo razionalistico del filosofo Pietro Abelardo. La sua opera capitale fu il romanzo in versi Tristano, ripresa e adattamento in lingua tedesca della leggenda celtica su Tristan e Isolt, tema già frequentato dalla letteratura medievale sia tedesca sia francese. Sebbene incompiuto e pervenuto in forma frammentaria, il poema mette pienamente in risalto l'ammirevole finezza retorico-stilistica dell'autore. L'opera narra le vicende di Tristano, incentrandosi sulla sua passione amorosa per Isotta, un amore vissuto al di sopra delle convenzioni etico-sociali e degli stessi naturali confini tra vita e morte.