La narrativa cortese

Letteratura cavalleresca

La Germania della seconda metà del sec. XII fu assediata da gravi contrasti, che il prestigio della dinastia regnante, gli Svevi, non riuscì a conciliare: i diversi conflitti di Federico I con i duchi di Baviera, il papa, i Comuni italiani (Milano e gli alleati nella Lega lombarda) rappresentano i casi più emblematici. Ciò nonostante, mentre le difficoltà politiche e sociali sia interne sia esterne assumevano forme sempre più laceranti, sul suolo tedesco potè fiorire la più alta poesia germanica dell'età medievale.

Ministeriali e cavalieri

Nel corso del XII secolo la tripartizione degli strati e delle funzioni sociali teorizzata poco dopo il Mille da Adalberone di Laôn e Gerardo di Cambrai risultò troppo rigida e sterile. Alle figure dei bellatores, l'aristocrazia guerriera, oratores, i religiosi, e laboratores, contadini e artigiani, se ne aggiunsero via via altre, basti pensare per esempio ai vagantes, i vagabondi privi di una dimora e di un preciso status, sia intellettuali e poeti (i “chierici vaganti”) sia poveri ed emarginati. Ma la nuova categoria sociale affermatasi in quest'epoca è costituita dai ministeriales. Costoro rappresentavano dei veri e propri letterati di corte, assunti dai vari signori alle loro dipendenze e pagati per soddisfare un incarico (ministerium), non soltanto di segreteria o cancelleria, ma talora anche di produzione poetico-letteraria.

Accanto ai ministeriali, l'altra figura tipica di quest'epoca è costituita dai cavalieri. Sorti in una realtà sociale percorsa da contrasti e scontri cruenti, vennero resi oggetto di una precisa idealizzazione che si riflesse a lungo anche nella letteratura. Cavaliere fu per antonomasia non tanto il nobile dotato semplicemente di cavallo, bensì il nobile di nascita e di cuore, il guerriero senza macchia e senza paura, l'intrepido protettore dei deboli e degli oppressi, il “milite di Cristo” avversario degli “infedeli”.