Nascita della letteratura tedesca

Genesi e primo sviluppo storico della lingua

La storia, la cultura, la lingua tedesche non rappresentano un parto di tutte quelle popolazioni che generalmente chiamiamo Germani. Per esempio i Goti, i Vandali, i Longobardi e le altre tribù del gruppo germanico orientale non vi concorsero affatto, rimanendo sotto l'influsso dell'Impero bizantino e convertendosi al cristianesimo ariano. Diversamente, vi contribuirono i Germani del gruppo occidentale, che dalle regioni scandinave si trasferirono nel mondo latino dell'Europa centrale convertendosi al cristianesimo romano: Svevi, Alemanni, Bavari, Turingi e Franconi. Quest'ultimi, che modificarono il loro nome in Franchi, vennero prima ospitati entro i confini dell'impero romano d'Occidente, ma quando questo cadde fondarono un proprio regno autonomo.

L'antica poesia germanica

La genesi della lingua tedesca viene per solito collocata durante l'età carolingia (750-900). Un esiguo e pur certo numero di documenti scritti elaborati anteriormente a questa epoca autorizzano nondimeno a individuare un preesistente filone di poesia germanica affidato alle fortune della tradizione orale. Da Tacito e da altri storici latini veniamo informati, per esempio, circa il ricorrere di formule magico-religiose e di canti guerreschi presso le tribù germaniche, versi e brevi componimenti peraltro tipici di determinate fasi dello sviluppo culturale dei popoli.

Proprio la lingua svolse la funzione di elemento coesivo delle diverse stirpi. Anche quando queste avviarono un loro processo di differenziazione, durante i secoli delle cosiddette “invasioni barbariche”, furono precisamente tre elementi linguistici a permettere una comunanza culturale: la scrittura runica (per i Celti e i Germani runa significa “mistero” e allude quindi all'uso di formule magiche); l'antico verso germanico (altgermanischer Vers, la cui forma è originariamente caratterizzata dall'allitterazione); e il canto eroico (Heldenlied, basato sulle vicende di un eroe che lotta per la vita e la morte, combattendo schiere di avversari e accettando con pacata fermezza la propria fine).