Nascita della letteratura tedesca

Le traduzioni dal latino e il mondo monastico

I testi pervenuti che documentano la produzione della lingua e della cultura scritta appartengono primariamente al genere della traduzione. I temi trattati ineriscono in modo pressoché esclusivo alla dottrina di fede e alle pratiche del culto cattoliche, però tradotti dal latino ed elaborati secondo gli stilemi tipici delle lingue germaniche. Monasteri e conventi svolsero la funzione di centri di creazione della nuova lingua comune, ed anche per questo ottennero ben presto notevole prestigio.

Rabano Mauro

Fra i monaci impegnati in tale faticoso esercizio traduttorio, che imponeva di trascrivere su pergamena i testi latini cristiani, talora nello sforzo di inventare nuovi grafemi per adattare i suoni specifici latini alle parlate germaniche, va anzitutto ricordato un monaco, celebre allievo di Alcuino: Rabano Mauro (Magonza ca 783 - 856), prima direttore della Scuola e poi abate del monastero di Fulda. Dall'822 all'842 la scuola di quel convento benedettino divenne sotto la sua guida uno dei centri culturali più vivi della Germania, se non il vero e proprio faro che illuminava i costumi e la cultura dell'intero mondo tedesco. Nell'847 fu nominato arcivescovo di Magonza. Per la sua immensa attività di interpretazione e divulgazione dei testi sacri fu soprannominato “praeceptor Germaniae”. Grande diffusione ebbe fino al sec. XII il suo De institutione clericorum, mentre l'enciclopedia De rerum naturis seu universo (842) fu da lui concepita come sussidio sistematico all'esegesi biblica. Intorno all'810 compose le poesie religiose raccolte nel De laudibus sanctae Crucis. A lui si attribuisce anche il noto inno Veni creator spiritus.

Otfrid von Weissenburg

Allievo di Rabano Mauro e primo poeta tedesco di cui sia noto il nome fu il monaco alsaziano Otfrid von Weissenburg (n. ca 800 - convento di Weissenburg, Alsazia, ca 870). Insegnò a Weissenburg, dove compose tra l'865 e l'870 in antico alto tedesco il Libro dei Vangeli (Liber evangeliorum o Evangelienbuch). Questo imponente poema di quasi settemila versi, ove ciascun verso si compone di due emistichi rimati così da caratterizzarsi per doppia accentuazione, consiste in una parafrasi della Vulgata (la traduzione latina della Bibbia) di Gerolamo. Opera più di dotto teologo che di poeta (vi sono intercalati lunghi commentari allegorici e morali), segna la sostituzione definitiva del verso rimato a quello allitterativo.