Dalla Controriforma al barocco

Il barocco

Fiorito nel sec. XVII il movimento culturale chiamato barocco viene identificato con un canone stilistico comune a tutte le arti.

Storia del termine

L'etimologia del termine non è chiara: pare che barocco derivi dall'incrocio tra il sostantivo baroco, che nella Scolastica designava un particolare sillogismo paradossale, e il portoghese barroco, indicante un tipo di perla irregolare e sgraziata. Proprio da quest'ultimo significato deriverà l'aggettivo francese baroque (bizzarro) da cui il termine italiano. In sede filosofica, già nel Cinquecento barocco identificava spregiativamente, secondo B. Migliorini, “un modo falso e ingannevole di ragionamento, ritenuto esemplare della ormai superata mentalità aristotelica”. Dal discorso filosofico, l'aggettivo passerà successivamente alla critica d'arte e a quella letteraria. Agli inizi del Seicento, barocco indicherà in senso spregiativo e ironico uno stile bizzarro, non armonico e irregolare. Il termine barocco cominciò ad entrare nel lessico comune della critica, sempre in senso spregiativo, verso la fine del Settecento quando i teorici del neoclassicismo (J.J. Winckelmann, F. Milizia) lo applicheranno polemicamente all'arte seicentesca con particolare riferimento alle arti plastiche. Il significato spregiativo del termine barocco durerà sino alla fine dell'Ottocento, quando lo storico dell'arte tedesco H. Wölfflin, nel suo Rinascimento e barocco (1888), riconoscerà allo stile barocco, opposto all'arte classicista, un valore positivo. Oggi invece il termine ha generalmente un significato oggettivo, storico; quando non è usato in senso traslato, tende infatti a identificare il gusto e lo stile di un'intera epoca.

Temi, motivi, forme artistiche del barocco letterario

Il barocco letterario fu teorizzato nel 1639 dal religioso M. Peregrini nel trattato Delle acutezze come arte del bizzarro, della sproporzione, del virtuosismo, dell'illusionismo “maraviglioso”, dell'orrido sublime e del delirio immaginativo. Di poco successivo è il celebre Acutezza e arte dell'ingegno (1642 e 1648) del gesuita spagnolo B. Gracián. Antitesi e contrasto drammatico diventano meccanismi strutturali dominanti in tutte le manifestazioni artistiche. Il decorativismo, l'eccesso e l'ipertrofia degli elementi, diventano canoni espressivi. In campo letterario l'aspetto comunicativo e “trasparente” del segno linguistico lascia il campo a un'“opacità” di significato, capace di destare nel lettore il senso dello stupore e della meraviglia. Perciò metafore, antitesi, ossimori, enfasi, iperboli, paradossi ecc. perdono il tradizionale rapporto esornativo e utilitario diventando messaggi in sé, indipendenti dal grande flusso comunicativo del discorso. Diventano “effetti speciali” della lingua poetica.