Scrittori durante la Repubblica di Weimar

Roth

Di famiglia ebraica, l'austriaco Joseph Roth (Brody, Galizia, 1894 - Parigi 1939) rimase assai presto orfano di padre ma poté, grazie all'aiuto di parenti benestanti, studiare germanistica e filosofia presso le università di Leopoli e poi di Vienna. Volontario durante la prima guerra mondiale, combatté sul fronte russo e fu fatto prigioniero. Rientrato a Vienna nel dicembre 1918, svolse una notevole e fortunata attività pubblicistica per diversi giornali, tra cui la “Frankfurter Zeitung”, per la quale fu anche corrispondente in Francia (1925) e in Russia (1926). La sua visione politica, orientata verso un liberalismo di sinistra, dopo l'elezione di Hindenburg alla presidenza tedesca (1925) subì un tracollo che lo fece ripiegare sul sogno reazionario di una restaurazione asburgica. Nel 1933, dopo l'ascesa al potere di Hitler, emigrò a Parigi, dove morì alcolizzato.

L'opera

Esordì con il racconto lungo La tela di ragno (Das Spinnennetz, 1923), a cui seguirono Hotel Savoy (1924), imperniato sulla figura di un reduce di guerra, Fuga senza fine (Flucht ohne Ende, 1927), La marcia di Radetzky (Radetzkymarsch, 1932), La cripta dei cappuccini (Die Kapuzinergruft, 1938), La milleduesima notte (Geschichte der 1002. Nacht), pubblicato postumo nel 1939 come il racconto La leggenda del santo bevitore (Die Legende vom heiligen Trinker), carico di una religiosità rivelativa e insieme autodistruttiva. Cantore dei fuggitivi e dei dispersi, dei vinti e degli sradicati, narratore della lontananza da ogni punto cardinale di riferimento, riformulatore moderno della parabola dell'ebreo errante, Roth stemperò le giovanili posizioni anarchiche e critiche verso l'impero asburgico esprimendo nostalgia per un mondo che stava declinando, e che peraltro egli intendeva raccontare non come un passato da idealizzare e rimpiangere ma come luogo immaginario ed extrastorico. Con Giobbe (Hiob, 1930), opera carica di ironia e capace insieme di respiro epico, romanzo di notevole successo editoriale, e i saggi di Ebrei erranti (Juden aus Wanderschaft, 1928), dipinse la vita degli ebrei emigrati in America.