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L'affaire Dreyfus

L'affaire Dreyfus fu uno scandalo politico che scosse fortemente la Francia di fine secolo. Esso prese il nome da Alfred Dreyfus (1852-1935), ufficiale ebreo alsaziano in servizio presso lo Stato maggiore. Arrestato per spionaggio in seguito al rinvenimento di una lettera anonima diretta all'addetto militare tedesco a Parigi, in cui si preannunciava l'invio di dati tecnici sull'artiglieria francese, fu condannato per alto tradimento alla degradazione e alla deportazione a vita nell'Isola del Diavolo (1894). Nel 1894 le forze politiche socialiste e radicali guidate da Clemenceau e Jaurès riaprirono il caso, awiando una violenta campagna contro partiti nazionalisti/conservatori e l'esercito, accusati di faziosità e razzismo, culminata nella pubblicazione del famoso articolo di Zola su “Aurore” intitolato “J'accuse”. Il ministero della guerra si oppose alla revisione del processo, l'opinione pubblica si spaccò. Le indagini mostrarono falsificazioni dei capi d'accusa tali da obbligare alle dimissioni il ministro della guerra. Rinviato dalla Cassazione al Consiglio di Guerra, Dreyfus si vide prima commutare la pena (1899), poi concedere la grazia e, infine, assolvere completamente (1906).