Giunóne (mitologia)

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Mitologia

(latino Iūnonis). Dea latina rappresentante la condizione umana della donna, specialmente nella dignità sociale di moglie . Come tale proteggeva i matrimoni (donde era detta Pronuba) e il buon esito dei parti (donde l'epiteto di Lucina). Le era sacra la capra. Era venerata principalmente a Lanuvio, come divinità poliade con il titolo di Sospita (Ausiliatrice) Madre Regina; dopo la conquista della città da parte dei Romani il suo culto passò a Roma, ma rimase l'obbligo ai consoli romani di celebrare un sacrificio annuo nell'antica sede della dea. Nel culto pubblico romano Giunone rappresentava la “metà” femminile dello Stato ed era perciò accoppiata a Giove, come una sposa ideale. In effetti la “metà” femminile che interessava lo Stato era quella qualificata dal matrimonio: le donne adulte e sposate. Senza avere un sacerdozio proprio, Giunone era ufficialmente servita dalla “regina”, ossia la moglie del “re sacrale”, e dalla flaminica, la moglie del flamen Dialis, il sacerdote pubblico di Giove. La sua relazione cultuale con Giove era espressa anche dal calendario fondato su un arcaico computo delle lunazioni: a Giunone erano sacri i noviluni (calende), mentre a Giove erano sacri i pleniluni (idi). Il mese di giugno (Iunius) prendeva nome da lei. Le sue feste più importanti si celebravano il 1º marzo (Matronalia), giorno in cui le matrone facevano offerte al tempio di Giunone Lucina sull'Esquilino, e il 7 luglio (None Caprotine), giornata caratterizzata da una specie di disordine rituale, quasi in antitesi all'ordine di Giove. Oltre alla dea Iuno pubblica, nella quale si riconosceva metafisicamente la donna romana (la matrona) come membro di una collettività, ciascuna donna venerava una propria iuno personale che, stando alle apparenze, corrispondeva al genio personale venerato dagli uomini.Il nome della dea è entrato nel linguaggio comune a indicare una donna formosa e dal portamento maestoso, o, anche, gelosa o altera.

Iconografia

L'iconografia della dea ripete comunemente quella della greca Era, ma l'origine del culto di Giunone come divinità italica è documentata dalla statua di Iuno Sospita proveniente da Lanuvio (Musei Vaticani), con gli attributi della veste di pelle di capra, asta, scudo, serpente, e da antefisse laziali e falische dei sec. VI-V, con elmo di pelle bovina. Giunone compare nella monetazione repubblicana e imperiale, in rilievi e in gemme. Talora assimilata a divinità provinciali, è figurata, quale Iuno Dolichena, in piedi su un cervide. Identificata con la cartaginese Tanit, prende il nome di Iuno Caelestis.

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