Tarchétti, Igino Ugo

scrittore italiano (San Salvatore Monferrato 1841-Milano 1869). Entrato nella carriera militare, prese parte alla repressione del brigantaggio meridionale; da quella esperienza ebbe origine il suo acceso antimilitarismo, che gli ispirò la violenta requisitoria di Una nobile follia (1867), dove la demistificazione del valore militare e l'esaltazione dei disertori si inseriscono in una più ampia critica della società. Dimessosi dall'esercito e stabilitosi a Milano, Tarchetti aderì al cenacolo degli scapigliatiE. Praga e C. Boitose la dura esistenza di intellettuale assediato dal bisogno e dedito a un febbrile e discontinuo lavoro giornalistico e letterario, fino alla morte per tisi. L'arte di Tarchetti si muove tra decadentismo e naturalismo, ma in lui la matrice romantica e foscoliana (non a caso volle aggiungere al suo nome quello di Ugo) è molto più operante che negli altri scapigliati e lo stile è troppo enfatico e approssimativo per consentire invenzioni effettivamente innovatrici. I suoi “racconti fantastici” Amore nell'arte (1869), imperniati su temi misteriosi e allucinanti, riecheggiano suggestioni di E. A. Poe, di H. Heine, di E. Hoffmann; e su casi patologici ruotano anche le opere più significative di Tarchetti, Storia di una gamba (1869) e Fosca, romanzo non finito dall'autore e portato a compimento da S. Farina. In particolare, in Fosca, la vicenda di un giovane che subisce il fascino funesto di una donna brutta e malata, ma dotata di una potenza vampiresca, risente di premesse spiritualistiche più che dell'attenzione naturalistica verso una situazione morbosa, e scade spesso nel feuilleton, ma efficace è l'ossessione macabra, tesa verso la rivelazione mostruosa, che sconvolge ogni ordine razionale. Anche nei versi di Tarchetti, dai giovanili Canti del cuore alla raccolta postuma Disjecta (1879), fino al celebre Memento!, il rapporto amore-morte assume caratteri macabri.

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