Zavattini, Césare

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narratore e sceneggiatore cinematografico italiano (Luzzara, Reggio nell'Emilia, 1902-Roma 1989). Scrittore poliedrico, difficilmente classificabile, in lui convissero i caratteri del surrealista, dell'umorista, del moralista e del neorealista. Redattore capo della Gazzetta di Parma, si trasferì poi a Milano, dove collaborò a numerosi rotocalchi, pubblicando le sue prime esperienze nel volume Parliamo tanto di me (1931). Tra le opere successive: I poveri sono matti (1937), Io sono il diavolo (1942), Totò il buono (1943), Ipocrita 1943 (1955), Straparole (1967), Non libro (1970), Le voglie letterarie (1975), La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini (1976), Basta coi soggetti (1979), Zavattini parla di Zavattini (1981), le poesie in lingua e dialetto di Avrès-Vorrei (1986), Una, cento, mille lettere (1988). Come sceneggiatore il suo apporto più rilevante sta nella quarantennale collaborazione alla filmografia di V. De Sica, con cui costituì, soprattutto nel periodo neorealista, uno dei rari tandem ideali della storia del cinema. Per De Sica attore sceneggiò, fin dal 1935, Darò un milione di M. Camerini e, dopo aver raggiunto un primo traguardo con Quattro passi tra le nuvole (1942) di A. Blasetti, cominciò a firmare per De Sica regista I bambini ci guardano (1943) che già annunciava la stagione più alta: Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1950, dal suo racconto Totò il buono), Umberto D. (1952), tappe biennali di un sodalizio esemplare, dove le due personalità si completavano a vicenda. Il neorealismo zavattiniano ebbe un'importanza storica di stimolo permanente; e anche se nell'attività successiva di De Sica, in condizioni sociopolitiche diverse, non poté che tramutarsi in una sorta di consuetudine (L'oro di Napoli, 1954; Il tetto, 1956; La ciociara, 1960; Boccaccio '70, 1962; Il giardino dei Finzi-Contini, 1971; Una breve vacanza, 1973; Il viaggio, 1974), esso servì da pungolo sia in film d'altri registi (da Bellissima, 1951, di L. Visconti, a Roma ore 11, 1952, di G. De Santis), sia in opere antologiche di giovani (da Amore in città, 1953, a Le italiane e l'amore, 1961), sia per gli influssi esercitati all'estero. Le sue teorie, dal “pedinamento della realtà” ai “cinegiornali liberi”, possono essere discusse in tutto, ma non nella generosa carica di agitazione, nel costante invito a usare cinema e televisione quali testimonianze della vita di un popolo. A ottant'anni esordì nella regia (e nell'interpretazione) con il film La veritàaaa, presentato alla Mostra di Venezia nel 1982.

Bibliografia

G. Mormino, in Ritratti di autori, Milano, 1961; F. Bolzoni (a cura di), “I misteri di Roma” di Cesare Zavattini, Bologna, 1963; L. Angioletti, Invito alla lettura di Zavattini, Milano, 1978; G. Gambetti, Zavattini mago e tecnico, Roma, 1986; idem, Cesare Zavattini. Guida ai film, Roma, 1992.

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