Lessico

Sf. [sec. XIV; dal latino colonía, fattoria, colonia].

1) Complesso di persone che si trasferiscono volontariamente o per iniziativa della madrepatria in un dato territorio per abitarlo, coltivarlo, civilizzarlo, ecc.: fondare una colonia; colonia ricca, fiorente, estesa.

2) Per estensione, l'insieme delle persone di una stessa nazione o città che risiedono in un altro Paese: la colonia italiana di New York; la colonia siciliana di Milano. Anche l'insieme dei villeggianti che si trovano in una data località.

3) Colonia penale, luogo di pena generalmente posto fuori del territorio della madrepatria.

4) Colonia climatica, centro di soggiorno in località marine o montane per i figli (generalmente fra i 5 e i 12 anni) di famiglie meno abbienti con scopo terapeutico o profilattico.

5) In batteriologia, aggruppamento o insieme di microrganismi visibile a occhio nudo in una coltura su terreno solido, originatosi per moltiplicazione di una singola cellula batterica. I diversi microrganismi danno luogo a colonie con forma e colori caratteristici, atti quindi alla loro identificazione.

6) In botanica, ammasso di cellule in cui i singoli elementi mantengono un grado notevole di indipendenza e la loro individualità. Costituiscono colonie molte specie di Alghe Azzurre e Diatomee; in alcune specie di Alghe Verdi si osserva una specializzazione cellulare con la comparsa di un polo vegetativo e di un polo riproduttivo.

7) In zoologia, in senso proprio, insieme di individui generati per via agamica che conservano fra loro connessioni tissutali. La colonia è omeomorfa se gli individui sono tutti eguali, eteromorfa se sono diversamente organizzati e con funzioni diverse (locomozione, nutrizione, difesa, riproduzione, ecc.). Le colonie compaiono solo negli animali inferiori acquatici (per esempio Protozoi, Poriferi, Celenterati, ecc.). In alcuni casi si possono originare dall'aggregazione di individui liberi (per esempio Rotiferi). Più liberamente, usato per indicare un raggruppamento di animali della stessa specie che vivono in stretta prossimità, senza riferimento all'organizzazione sociale. Per esempio, colonie di gabbiani, colonie di api, colonie di castori, ecc. Anche gruppo di individui dispersi approdato in un luogo lontano dall'areale originario.

Storia: in Grecia e a Roma

La colonia greca è una vera e propria “proiezione” della pólis al di là del suo stretto ambito metropolitano. Fattori di carattere socio-economico, come la povertà di risorse naturali del Paese d'origine, o socio-politico, come le lotte intestine che spingevano intere fazioni soccombenti a esulare, furono determinanti, già dal sec. VIII, per la creazione di tali “proiezioni” della pólis in terre più ricche e più ospitali, disseminate in tutto il Mediterraneo. La colonia greca, tranne che nel caso della cleruchia, era all'origine essenzialmente agricola e costituiva un'entità autonoma e sovrana. I legami con la madrepatria erano per lo più di carattere etnico-culturale, piuttosto che di natura politica: legami comunque imperituri che, nel ricordo di una comune origine, si concretavano anche a distanza di secoli in atti di vicendevole aiuto. In Roma antica, fino al 122 a. C., la colonia era uno stanziamento o di soli cittadini romani (colonia civium romanorum), oppure di romani e latini (colonia latina), in territorio nemico conquistato, sotto il comando di magistrati straordinari (tresviri coloniae deducendae) che avevano il compito di costruire una città, di dividere e distribuire le terre e infine di dare un ordinamento cittadino per mezzo di una legge. La colonia formata da cittadini romani conservava la cittadinanza; quella formata da latini veniva legata a Roma con un trattato; entrambe erano governate dai duoviri iure dicundo, coadiuvati dai duoviri aediles e da un senato locale (curia od ordo decurionum). Nel 122 a. C., con Caio Gracco, cominciarono le prime fondazioni di colonie in centri nevralgici della penisola italica (Taranto, Capua) ed extraitalici. Dopo la guerra sociale (91-88 a. C.) fu concessa la condizione di colonia, soprattutto latina, a comunità preesistenti, senza la presenza di romani o latini. Durante il principato l'amministrazione delle colonie venne sottoposta a controlli e in esse, così come nei municipi, vennero inviati iuridici per l'amministrazione della giustizia, prima svolta unicamente nell'Urbe.

Storia: colonie moderne e Stati coloniali

In epoca moderna (sec. XVI-XX) la colonia è un territorio extraeuropeo dominato da una minoranza di stranieri, che impongono una propria forma di governo e la sfruttano nell'interesse della madrepatria. Premesso l'elemento fondamentale costituito dalla sudditanza della colonia allo Stato coloniale e dall'attività di quest'ultimo, volta a provvedere all'ordinamento e al governo della colonia, i rapporti giuridico-politici fra Stato e colonia possono essere di varia specie e natura. Sotto questo aspetto, si hanno colonie proprie, che, a loro volta, si differenziano in: colonie a governo diretto, rette da organi istituiti dallo Stato colonizzatore; colonie a governo concessionario, amministrate da compagnie coloniali all'uopo incaricate; colonie autonome, dotate di una relativa autonomia nei confronti della madrepatria alla quale sono legate da vincoli politici ed economici; colonie improprie, che si specificano in amministrazioni fiduciarie, territori concessi in affitto, protettorati coloniali e internazionali. Dopo la II guerra mondiale, le potenze coloniali (Gran Bretagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi) hanno quasi ovunque, sulla spinta di crescenti rivendicazioni, dovuto concedere l'indipendenza alle loro colonie.

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