priapèo

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agg. e sm. [sec. XVII; dal latino tardo priapēus, dal greco priápeios, da Príapos, Priapo].

1) Verso della metrica greca e latina costituito dall'unione per sinafia del gliconeo con il ferecrateo secondo questo schema:

(O colonia, quae cupis ponte laedere longo [Catullo]).

2) Componimento poetico in onore di Priapo. I primi esempi sono di età alessandrina, ma la loro fortuna è di età romana. Di carattere licenzioso, sono l'espressione di un naturale erotismo, di un salace, popolaresco realismo. La raccolta più importante di priapei comprende 85 carmi di età augustea (di cui uno forse di Ovidio) riuniti già nel sec. I d. C. Componimenti priapei figurano anche tra le opere di Tibullo, Catullo, Orazio. Tali componimenti furono imitati con scopo satirico nel Rinascimento.

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