10 donne che hanno fatto la storia della scienza

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Sono molte le donne che, fin dall'antichità, hanno contribuito al progresso della scienza: matematiche, chimiche e fisiche che hanno superato stereotipi e pregiudizi per cambiare la storia della conoscenza umana.

Se le donne non hanno scritto la storia della scienza tanto quanto gli uomini, è solo perché è stato loro a lungo impedito, costrette nel ruolo di madri e mogli. Tuttavia, alcune figure femminili fin dall’antichità si sono distinte in campo scientifico, diventando poi sempre di più in epoca moderna. Eccone dieci che hanno contribuito al progresso della nostra società.

Ipazia di Alessandria

La greca Ipazia (355-415) visse ad Alessandria d’Egitto a cavallo tra IV e il V secolo. Figlia del matematico Teone di Alessandria, fu lei stessa matematica (la prima di cui si abbiano informazioni dettagliate), ma anche filosofa e astronoma. Scrisse tre importanti trattati sulla geometria, l'algebra e l'astronomia, giunti fino ai giorni nostri. Secondo Sinesio di Cirene, Ipazia migliorò l'astrolabio (strumento utilizzato per determinare la posizione delle stelle) e inventò l'idrometro e l'idroscopio. Grande oratrice, insegnò matematica a studenti pagani e cristiani, fino a quando nel 415 fu uccisa da una folla di cristiani esaltati fomentati da Cirillo, patriarca di Alessandria d’Egitto.

Ildegarda di Bingen

Ildegarda di Bingen (1098-1179) a 15 anni fu ordinata suora sotto la regola benedettina. Da novizia tenne fede al motto “ora et labora”, poi a 38 anni una voce interiore le rivelò la sua missione: trasmettere la conoscenza del mondo tramite la scrittura. Mistica e veggente, Ildegarda dette un notevole contributo alle scienze naturali, scrivendo un trattato enciclopedico (in due volumi, Physica e Causae et curae) compendio di tutto il sapere medico e botanico dell’epoca, tanto da essere definita “la più grande testa femminile del XII secolo”. Nei suoi scritti raccolse le sue conoscenze sulle mestruazioni, gettando le basi per lo studio della ginecologia.

Maria Gaetana Agnesi

Riconosciuta come una delle più grandi matematiche di tutti i tempi, la milanese Maria Gaetana Agnesi (1718-1799) a metà del XVIII secolo pubblicò l’opera in due volumi Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana, che mirava a riunire in un unico testo i principi base dell'algebra e della geometria analitica, fino alle più recenti scoperte sul calcolo infinitesimale. Scritta in uno stile conciso ed efficace, l’opera godette di larga fama, tanto da essere tradotta prima in francese e poi in inglese. Agnesi fu anche la prima donna a ottenere nel 1750 una cattedra universitaria di matematica presso l'Università di Bologna

Caroline Lucretia Herschel

Trattata quasi come una sguattera dai suoi genitori, Caroline Lucretia Herschel (1750-1848) condusse una vita ordinaria fino al 1772, quando si trasferì in Inghilterra a seguito del fratello maggiore William, musicista, che le propose di lavorare come governante a Bath. Quando quest’ultimo cominciò a dedicare gran parte del suo tempo all’astronomia, Caroline si rivelò una preziosa assistente, per poi diventare lei stessa un’astronoma brillante. William nel 1781 individuò Urano, settimo pianeta del sistema solare, mentre a lei dobbiamo la scoperta di nuove costellazioni, nebulose, stelle e otto comete. Nel 1828 la Royal Astronomical Society le assegnò la sua medaglia d’oro e sette anni dopo la elesse socia onoraria insieme alla collega Mary Somerville. 

Ada Lovelace

Unica figlia del poeta Lord Byron e della matematica Anne Isabella Milbanke, Ada Lovelace (1815-1852) seguì le orme della madre, contribuendo alla macchina analitica ideata da Charles Babbage, prototipo di computer meccanico sviluppato per eseguire compiti generici. Tra i suoi appunti elaborò un algoritmo per generare i numeri di Bernoulli, considerato come il primo espressamente inteso per essere elaborato da una macchina: per questo viene spesso ricordata come la prima programmatrice di computer della storia. Alla sua figura è ispirato il film del 1997 Conceiving Ada, con Tilda Swinton.

Marie Curie

La polacca Marie Curie (1867-1934), nata Maria Salomea Skłodowska, nel 1903 fu la prima donna insignita del premio Nobel per la fisica, grazie agli studi sulle radiazioni condotte insieme al marito Pierre Curie e Antoine Henri Becquerel. Nel 1911 ricevette poi il Nobel per la chimica per aver scoperto il radio e il polonio, il cui nome è stato scelto proprio in onore della Polonia. Ad oggi è l’unica persona ad aver vinto il prestigioso riconoscimento in due distinti campi scientifici. Morì in Francia nel 1934 per un'anemia aplastica, causata dalle radiazioni a cui il suo fisico era stato per lungo tempo esposto. La sua eredità fu raccolta dalla figlia Irene, che vinse il Nobel per la chimica nel 1935. Anche lei morì prematuramente a causa di una leucemia, provocata dalla prolungata esposizione a radiazioni.

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Henri Manuel, Public domain, via Wikimedia Commons

Rita Levi-Montalcini

La neurologa italiana Rita Levi-Montalcini (1909-2012) fu insignita del Nobel per la medicina nel 1986 per le ricerche che portarono all'identificato del fattore di accrescimento della fibra nervosa Ngf, molecola proteica tumorale attiva nel sistema nervoso. In seguito nominata senatrice a vita della Repubblica italiana, Levi-Montalcini era ebrea e per questo in seguito alle leggi razziali del 1938 fu costretta a emigrare in Belgio. Di ritorno a Torino dopo l’invasione nazista del Paese, allestì un laboratorio clandestino nella propria camera da letto per proseguire le sue ricerche. I Levi-Montalcini sopravvissero all'Olocausto rimanendo nascosti a Firenze, divisi in vari alloggi, fino alla liberazione della città. Finita la guerra si trasferì negli Stati Uniti, dove nel 1954 arrivò la scoperta del fattore di crescita nervoso, in inglese nerve growth factor.

Hedy Lamarr

Protagonista del primo nudo integrale della storia del cinema in Estasi, l’attrice austriaca Hedwing Eva Maria Kiesler, in arte Hedy Lamarr (1914-2000), si distinse anche per la sua preziosa attività scientifica: elaborò infatti la teoria dello spettro diffuso, precursore del Wi-Fi. Stabilitasi a Hollywood, allo scoppio della Seconda guerra mondiale fornì al governo statunitense informazioni sugli armamenti dell'esercito nazista, visto che il marito era fornitore delle forze dell’Asse. Assunta nel dipartimento di tecnologia militare, scoprì che i segnali radio della marina americana erano facilmente intercettabili, così elaborò un modo per smistare il segnale di guida dei siluri su diverse frequenze, proteggendo gli ordigni dalle interferenze generate dal nemico. Il sistema, che oggi chiamiamo frequency hopping spread spectrum, viene utilizzato per le reti mobili, il GPS, il Bluetooth e il Wi-Fi.

Katherine Johnson

La storia di Katherine Johnson (1918-1920) e delle sue colleghe afroamericane che, nonostante la segregazione razziale e la discriminazione di genere, dettero un contributo fondamentale per i primi voli spaziali statunitensi. La loro storia è stata raccontata nel film Il diritto di contare. Assunta nel 1953 dalla National Advisory Committee for Aeronautics (NACA), diventata in seguito NASA, Johnson - che fin da piccola aveva dimostrato enorme talento nella matematica -  era molto apprezzata per l'accuratezza nel calcolo (fatto a mano) della navigazione spaziale computerizzata: partecipò a tutte le più importanti missioni della Nasa dell’epoca, compresa quella dell’Apollo 11 che nel 1969 sbarcò sulla Luna.

Rosalind Franklin

Chimica esperta di cristallografia a raggi X, Rosalind Franklin (1920-1958) scrisse le basi della biologia molecolare, fornendo le prove sperimentali della struttura a elica del DNA. Fu lei nel maggio del 1952 al King's College di Londra, a scattare la Foto 51, prima immagine del filamento a X dell’acido desossiribonucleico. La foto finì nelle mani del direttore del laboratorio Maurice Wilkins, il quale la mostrò a due colleghi del Cavendish Laboratory di Cambridge, Francis Crick e James Watson, che colsero l’occasione al volo per portare a termine le loro ricerche, pubblicando nel 1953 sulla rivista Nature il primo articolo sulla struttura a doppia elica del DNA. Wilkins, Crick e Watson nel 1962 vinsero il Nobel per la medicina: Franklin, “scippata” del premio, era già morta da quattro anni, appena 37enne, a causa di un tumore delle ovaie, probabilmente causato dalle radiazioni cui si era esposta nel corso della sua attività. 

Matteo Innocenti

Foto di apertura LaPresse Torino/Gioia Botteghi