Il ciclo economico

L'alternarsi di fasi di espansione e fasi di depressione dell'attività economica è detto ciclo economico. Le fasi sono identificate in base all'andamento del prodotto interno lordo (PIL): si ha espansione (boom) nei periodi di aumento (o maggiore crescita rispetto al trend), e depressione (crisi) nei periodi di diminuzione (o minore crescita) del PIL. Le fluttuazioni del PIL sono accompagnate dal movimento ciclico di numerose altre variabili economiche, come l'occupazione, i consumi, gli investimenti, le scorte, la produttività dei fattori, la quantità di moneta, i tassi di interesse, i prezzi, i profitti e i salari. La correlazione di queste variabili con il PIL può essere positiva (variabili procicliche) o negativa (variabili anticicliche), e può presentare sfasature temporali: si possono pertanto distinguere variabili anticipatrici (utilizzabili come indicatori di tendenza, a fini previsivi: ne sono un esempio i consumi industriali di energia elettrica), variabili sincrone (che si muovono contemporaneamente al PIL) e variabili ritardate.

Fatti stilizzati in luogo di regolarità “naturali”

Come suggerisce lo stesso termine “ciclo economico”, i primi studi sull'argomento consideravano le fluttuazioni economiche un fenomeno deterministico, caratterizzato da un grado di regolarità analogo a quello di alcuni fenomeni naturali (come, per esempio, le maree). Oggi la maggioranza degli economisti rigetta l'ipotesi che le fluttuazioni possiedano periodicità regolari, non avendo queste una sufficiente evidenza empirica. Si fa riferimento pertanto a un insieme di fatti stilizzati per caratterizzare l'oggetto “ciclo economico”. Tali fatti stilizzati vertono sulla natura dei comovimenti tra le diverse variabili economiche, comovimenti che risultano piuttosto regolari nel corso di fluttuazioni anche di diversa durata. I principali fatti stilizzati sono i seguenti:

    Un elevato grado di coerenza nella produzione dei diversi settori (minore nel caso della produzione agricola ed estrattiva). Tutte le serie riguardanti quantità mostrano una correlazione seriale positiva e un elevato grado di covariazione; esse differiscono riguardo alla volatilità: gli investimenti e il consumo di beni durevoli sono più volatili del reddito, che a sua volta risulta più variabile del consumo (per quanto riguarda consumi e investimenti si veda il grafico di fig. 20.1). I profitti sono decisamente prociclici, ma soggetti a fluttuazioni di ampiezza limitata. I prezzi sono in genere prociclici (si tratta però di un punto piuttosto controverso), così come i tassi di interesse a breve termine; vi è invece una minore evidenza per i tassi a lungo termine. Non vi è alcuna marcata evidenza riguardo al comportamento ciclico del salario reale.

L'attività finanziaria, gli aggregati monetari e la velocità della moneta sono fortemente prociclici.