Guglielmo di Ockham

Anch'egli francescano, Gugliemo di Ockham, o di Occam, (circa 1280-1347), insegna teologia a Oxford. Scrive opere di teologia (Commento alle Sentenze, Quodlibeta), di logica (Summa logicae), ecclesiologiche, polemico-politiche (Breviloquium de potestate papae).

Logica e filosofia del linguaggio

La qualifica tradizionale di nominalismo attribuita alla produzione logico-linguistica di Gugliemo di Ockham va intesa come rigoroso vaglio del significato dei termini del linguaggio. All'interno della logica è centrale l'applicazione della teoria della supposizione, cioè l'analisi del potere significativo dei termini, che sono in grado di supporre per (cioè stare al posto di) una qualsiasi cosa distinta da essi.

Guglielmo di Ockham esclude che esistano realtà o essenze universali; il concetto esiste solo nell'intelletto, ma non è convenzionale: per natura propria esso è capace di far conoscere le cose individuali.

Metafisica e teologia

Propone una rielaborazione delle prove a posteriori dell'esistenza di Dio, focalizzata sulla causa "conservante", chiamata a rendere ragione della "conservazione", cioè del permanere nell'essere degli enti finiti. Nega tuttavia che con la sola ragione si possa "rigorosamente" provare che Dio sia unico, infinito e onnipotente, poiché nessuna verità rivelata può, in quanto tale, essere oggetto di dimostrazione. Questa sua posizione radicale mette fino in fondo in crisi la pretesa scolastica di dimostrare razionalmente le verità di fede e crea le premesse per l'emancipazione della filosofia dalla teologia, poiché quest'ultima non è più concepibile come scienza rigorosa.

Filosofia della natura e "rasoio" di Ockham

Richiamandosi all'onnipotenza divina e alle sue implicazioni sul piano filosofico, Guglielmo di Ockham asserisce la radicale relatività del mondo, contro la tesi aristotelica del mondo chiuso e in sé perfetto. Inoltre rivendica a Dio la possibilità di creare altri mondi, anche più perfetti di quello attuale. Nella filosofia della natura applica il principio metodologico secondo cui "si fa inutilmente con molte cose ciò che si può fare con poche cose" (detto anche "rasoio di Ockham"): non si devono cioè moltiplicare gli "enti" naturali, senza necessità. Su queste basi, per esempio, non c'è bisogno di postulare nei corpi celesti una materia diversa, o quintessenza, rispetto alla materia dei corpi sublunari.

Etica e pensiero politico

Convinto che la volontà umana è libera perché dispone di autonomia ripetto all'intelletto, e che tale libertà si mantiene anche di fronte al fine ultimo universale, sostiene che non si può fondare un'etica filosofica autonoma, dal momento che solo dalla rivelazione sappiamo con certezza che esiste un bene infinito, fine ultimo della volontà.

Secondo Guglielmo di Ockham il diritto non va collegato a ciò che è giusto in sé, ma al potere che l'individuo esercita su di un bene, a una precisa facoltà attribuita da una legge positiva. Contro i papi avignonesi, sostenitori di una Chiesa-Stato, Guglielmo di Ockham dichiara "eretica" la tesi della "pienezza dei poteri" (che cumulerebbe il potere civile e quello religioso) del papa, lesiva della distinzione degli ambiti e contraria alla legge evangelica. Storicamente l'Impero ha preceduto il papato e l'autorità civile è sorta autonomamente, prima dell'intervento papale.