La lirica corale e Pindaro

Il mondo delle póleis

Dalla fine del VI secolo a.C. la Grecia entrò in un periodo di grande fecondità civile e culturale, come testimoniano le complesse trasformazioni politiche, il fiorente sviluppo artistico e architettonico e la ricca produzione letteraria. Nelle póleis la partecipazione e l'integrazione dei cittadini nel sistema di governo raggiunsero il loro apice. L'eccezionale vitalità, da sempre propria del mondo greco, assunse una notevole varietà di forme e sfumature e si espresse anche nei sistemi politici: la democrazia in Atene, la tirannide in Sicilia, l'aristocrazia nel mondo dorico. In questo contesto storico i personaggi più influenti commissionavano versi di lode ai cantori che soggiornavano presso le loro corti. Nasce così una concezione nuova della poesia e la figura del poeta assume significati che prima non possedeva. Appare una lirica fortemente elaborata sia per il contenuto affrontato, sia per lo stile elevato e complesso, affidata all'esecuzione di un coro di professionisti che cantavano e danzavano un'ode scritta per un'occasione specifica dal poeta. Il poeta era nello stesso tempo l'autore dei versi e della musica, mentre il coreografo si preoccupava di seguire i movimenti del coro. In quest'epoca il poeta perde il ruolo di cantore dei valori di un piccolo gruppo aristocratico e della pólis e diviene soprattutto un professionista della comunicazione che supera ogni confine cittadino per rivolgersi al mondo greco nella sua globalità e vastità di orizzonti.