Lessico

sf. [sec. XVIII; bio-+-grafia]. Descrizione della vita di uomo o donna fuor del comune, appartenente alla realtà storica o supposta tale, generalmente ricca di valori assai positivi, oppure, per contrasto, capace di risvegliare nei lettori repulsione e sdegno. Per estensione, l'opera letteraria in cui tale narrazione è contenuta: “Nella biografia di un individuo entrano come fatti reali anche le sue illusioni” (B. Croce). Forma particolare di biografia è l'autobiografia.

Letteratura: dalle origini all'età umanistica

Nell'antichità classica e presso civiltà anche molto lontane dalla nostra, la biografia ebbe quasi sempre uno scopo pedagogico o moraleggiante, oppure sconfinò nell'epica e nella mitologia, come nel caso delle vite di Omero, falsamente attribuita a Erodoto, e di Esopo, dell'infanzia del Buddha e di Gesù stesso, nelle fantasiose narrazioni dei Vangeli apocrifi (Protovangelo di Giacomo, Vangelo dell'infanzia, Vangelo dello Pseudo-Matteo, Vangelo Arabo, ecc.). Il carattere della biografia moderna è assolutamente diverso: racchiude infatti o l'ambizione di una rigorosa ricostruzione storica, fondata sull'attento esame di documenti e testimonianze, anche psicologiche e addirittura psicanalitiche, oppure l'ambizione di un'interpretazione letteraria e a volte poetica di un personaggio che cessa così di appartenere alla realtà e viene quasi costretto nelle leggi di un teorema intellettuale o morale. Esempi di biografia s'incontrano nell'Antico Testamento (vita di Giacobbe, di Mosè, di Giuseppe, di Salomone, di David, ecc.); altrettanto ricche di esempi le letterature cinese e giapponese. Nella letteratura greca classica, le prime biografie che si rintracciano sono l'Agesilao di Senofonte (mentre il Socrate è soprattutto una raccolta di detti memorabili) e l'Evagora di Isocrate; a scrittori del periodo attico appartengono la vita del tiranno Dionisio (Filisto di Siracusa), quella di Filippo il Macedone (Teopompo) e quelle di Temistocle e di Pericle (Stesimbroto). Moltissime le biografie di Alessandro Magno, alcune delle quali hanno un troppo evidente carattere panegiristico (Callistene di Olinto), pedagogico (Onesicrito) o romanzesco (Clitarco di Colofone); piuttosto rari i biografi che si sforzano di mantenersi fedeli alla tradizione storica, come Nearco di Creta, Tolomeo Sotere, Aristobulo e Arriano di Nicomedia. Giamblico di Calcide e Porfirio di Tiro scrissero entrambi una Vita di Pitagora, e Filostrato (sec. II-III) le Vite dei sofisti. Una grande fioritura di biografie si ebbe durante l'età alessandrina, soprattutto per opera di eruditi e di grammatici che scelsero come oggetto di scarne compilazioni la vita di scrittori e letterati del loro tempo. Diogene Laerzio si limitò a compilare una raccolta di detti memorabili e così fecero altri; soprattutto splende l'opera di Plutarco (46-125) che con le sue Vite parallele pose a confronto grandi personaggi greci con altrettanti personaggi romani (Alessandro e Cesare, Demostene e Cicerone, ecc.): 52 in tutto, delle quali però 4 indipendenti. Plutarco non pretese di compiere opera di storico: drammatizzò le Vite ma approfondì lo studio dei caratteri, tanto che la sua opera restò come un modello insuperabile per tutta l'antichità e ha ancora fama per il suo alto valore pedagogico. A Roma scrissero biografie, oltre a Varrone, Cornelio Nepote (Le vite dei famosi condottieri delle nazioni straniere), Curzio Rufo (Vita di Alessandro), Trasea Peto (Catone Uticense), Tacito (Vita di Agricola), Svetonio (Vite dei dodici Cesari e Gli uomini illustri, in gran parte perduto), di volta in volta romanzesche o celebrative, erudite e perfino maldicenti per ragioni di polemica politica. Il trapasso dall'era pagana a quella cristiana è caratterizzato innanzitutto dalla comparsa dei quattro Vangeli che, pur possedendo un fine particolare, cioè la diffusione del cristianesimo, espongono in definitiva una vera e propria biografia del Cristo. Verranno più tardi le vite dei martiri e dei santi (agiografia) che, più che un intento informativo e storico, ne posseggono uno dichiarato di edificazione religiosa e quasi sempre sconfinano nella leggenda e nel panegirico, come avviene per la raccolta medievale Legenda aurea (o Legenda sanctorum) di Iacopo da Varazze. Non mancano però opere storicamente valide, come le Vitae Patrum (Vite dei padri della Chiesa) di San Gerolamo e le biografie inserite da Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica, o le tante biografie di autori anonimi che furono raccolte in seguito da Simeone Metafraste, da Fozio e dai bollandisti. Nel Medioevo, oltre alle agiografie, fioriscono in gran numero le vite di illustri sovrani, come la Vita Karoli di Eginardo, il panegirico di Teodorico di Ennodio, la Vita di Matilde di Donizone (poemetto in esametri), la Vita di Luigi VI di Suger de Saint-Denis, la storia dei re goti, vandali, svevi di Isidoro di Siviglia (ca. 560-636), le Vite dei trovatori (Vidas), inserite nei canzonieri provenzali dei sec. XIII e XIV: rozze cronache, senza traccia di analisi psicologica e di sintesi dei personaggi trattati. Lo stesso avviene nell'opera di Cesario di Heisterbach, del sec. XI, in cui prevale il senso del meraviglioso, come nella Historia regum Britanniae di Goffredo di Monmouth (sec. XII). Tra le biografie medievali appartenenti alla nostra letteratura vanno ricordate quelle dedicate a San Francesco da Tommaso da Celano (sec. XIII) e la Vita di frate Ginepro (fine sec. XIV), mirabile per la freschezza e l'ingenuo candore. Preludono all'Umanesimo e alla riscoperta dell'uomo autore sovrano della sua storia la Vita di Dante scritta dal Boccaccio, autore anche del De claris mulieribus e del De casibus virorum illustrium, le Vite degli uomini illustri del Petrarca, la esemplare Vita di Cola di Rienzo – che ispirerà numerosi scrittori e musicisti dell'Ottocento, tra i quali Wagner e D'Annunzio – trascrizione in romanesco di un anonimo della metà del Trecento di un testo latino perduto. Della prima metà del Quattrocento è la raccolta Mare delle storie del “Plutarco spagnolo” F. Pérez de Guzmán, mentre da noi appaiono le vite di Dante, del Petrarca, di Cicerone narrate da Leonardo Bruni, le 103 Vite di uomini illustri del XV secolo del libraio fiorentino Vespasiano da Bisticci, che, pur possedendo una modesta cultura, seppe con la sua semplicità e gentilezza d'animo creare un'opera artisticamente perfetta. Esemplare anche, nel suo spirito francescano, la Vita del Beato Giovanni Colombini di Feo Belcari, superiore a tutte le altre del tempo, tra le quali vanno però ricordate, per il loro particolare carattere, la Vita del Brunellesco attribuita ad Antonio di Tuccio Manetti e la Vita di Braccio da Montone di Giannantonio Campano.

Letteratura: dall'età rinascimentale a quella illuministica

Nel Cinquecento, in Italia e in tutta l'Europa questo genere ha grande fortuna, e le ragioni sono evidenti: è questo un secolo di grandi contrasti politici e religiosi, e si combatte anche contrapponendo vita illustre a vita illustre. Proprio nel lampeggiare di tali contrasti, Bernardino Baldi scrive la Vita di Guidubaldo da Montefeltro duca d'Urbino, il Baldini quella di Cosimo de' Medici, il Decembrio quella di Filippo Maria Visconti e di Francesco Sforza: opere che verranno tutte messe in ombra dalla Vita di Castruccio Castracani del Machiavelli, con la quale il “segretario fiorentino”, lungi dal voler fare opera di storico, tende piuttosto a creare una figura ideale di condottiero e di capo di Stato. Basti dire che dei 34 detti memorabili attribuiti al signore di Lucca, ben 32 appartengono a Diogene Laerzio. Secolo di fioritura delle arti, il Cinquecento, oltre a biografie isolate e assai interessanti, come le Historie della vita e dei fatti di Cristoforo Colombo del figlio Fernando, la Vita di San Tomaso beato di Pietro Aretino (1543), produsse in gran numero biografie di artisti: dalla Vita di Michelangelo Buonarroti di Ascanio Condivi alla grandiosa opera di Giorgio Vasari (Vite de' più eccellenti Pittori, Scultori et Architettori, 1550). Mentre da noi tutte le biografie hanno un intento prevalentemente elogiativo – quelle del Borghini, di Paolo Giovio (1549), del Dati (Vite dei pittori antichi), di Filippo Baldinucci (Notizie dei professori di disegno da Cimabue in qua) la letteratura inglese si arricchisce di celebri biografie che rispecchiano esattamente il contrasto religioso e politico provocato dalla Riforma e quasi sicuramente danno l'avvio alla tradizione britannica (e poi americana) delle biografie sul modello greco-romano – come quella di Tommaso Moro di W. Roper e quella di Thomas Wolsey di G. Cavendish – finché nel secolo successivo, specialmente con l'opera di Izaak Walton (Vita di Donne, Vita di Sir Henry Wotton, ecc.) nasce il prototipo della biografia moderna, in cui compaiono i nuovi elementi spirituali, psicologici e morali che costituiranno d'ora in poi uno dei fondamenti essenziali per la valutazione e la retta interpretazione dei personaggi, non priva di potenza e di fascino. In Italia, le uniche che forse vibrano di un'interna passione sono la Vita di Francesco Ferrucci di Filippo Sassetti e quella di Antonio Giacomini di Jacopo Nardi. Compaiono anche i primi dizionari biografici, quello “universale” edito da K. Gessner a Zurigo nel 1549, redatto in latino, greco ed ebraico; quello rigorosamente storico di P. Bayle (1696) e, sulla scia del Vasari, le Vite de' pittori, scultori, ed architetti di Giovanni Baglione (1642), la compilazione analoga di Giovanni Pietro Bellori (1672) e quella di Leone Pascoli. Della fine del Seicento sono anche la Vita di Galileo del suo discepolo Vincenzo Viviani e la Vita del cardinale Bellarmino di Daniello Bartoli, mentre in Inghilterra compaiono le Vite dei poeti di R. Shiels, seguite, nel secolo successivo, dalle 52 biografie di Samuel Johnson (da Chaucer a Gray), dalla biografia di Gray del Mason e infine dalla famosa Vita del dottor Johnson del Boswell (1791). In Francia, in pieno spirito illuministico, Voltaire scrive la Vita di Carlo XII; epigoni della tradizione encomiastica del sec. XVII, appaiono in Italia altri ponderosi trattati biografici: le Vite dei più celebri architetti d'ogni nazione e d'ogni tempo di Francesco Milizia e le Vite degli eccellenti italiani (1802) di Francesco Lomonaco, autore anche di Vite dei famosi capitani d'Italia. Un posto a parte occupa la Vita di Antonio Carafa di G. B. Vico. Il popolo, specialmente in Inghilterra, Paesi Bassi, Germania e Francia, si diletta delle sintetiche biografie rozzamente colorite dei personaggi del momento (criminali, avventurieri, eroi militari), biografie che vengono diffuse con libelli, fogli volanti, cartelloni da cantastorie: tutti progenitori degli attuali settimanali che narrano la vita intima dei divi o delle persone celebri.

Letteratura: dall'età romantica a quella contemporanea

Nella prima metà del sec. XIX, l'attitudine romantica a temperare il rigore scientifico e storico dell'Illuminismo tramontante con una rivalutazione del sentimento e dell'idealismo servì a correggere anche i canoni della biografia, affiancando all'esattezza storica un'analisi della psicologia dei personaggi o addirittura adeguando gli atteggiamenti sentimentali di personaggi del passato agli ideali romantici. Tipiche le biografie degli eroi di Carlyle, più realistiche quelle del Macaulay; abbastanza tendenziosa la Vita di Dante di Cesare Balbo, che si preoccupò di mettere in evidenza nel poeta soprattutto un patriottismo che non poteva essere quello dantesco e un'ideologia politica che troppo si avvicinava a quella neoguelfa del sec. XIX. Fu questo il secolo in cui si riproposero grandi personalità del passato alla luce di un positivismo spesso polemico e aspro: fu questo il caso della Vita di Gesù riesaminata da D. F. Strauss (1835) e da J. Renan (1863). Contemporaneamente, l'acceso nazionalismo di marca romantica postrisorgimentale favorì la fioritura in tutta Europa di innumerevoli biografie di patrioti e di eroi. Anche in Italia, dopo le biografie dei letterati del Cantù (Parini, Monti), del Giusti (Parini), del Pecchio e del Carrer (Foscolo), si ebbero la Vita di Nino Bixio del Guerzoni e di G. Cesare Abba, le vite di Mazzini e di Garibaldi di Jessie White Mario (1886), accanto alla Storia di Gerolamo Savonarola di Pasquale Villari (1859-61). Non vanno dimenticate le splendide Vite di Haydn, Mozart e Metastasio e la Vita di Rossini di Stendhal, la vita del cardinale Borromeo inserita nei Promessi Sposi del Manzoni, e le vite di Michelangelo, di Raffaello e di Goethe di Hermann Grimm. Naturalmente, la cornice storica entro la quale si tendeva sempre più a porre le figure dei personaggi secondo il metodo positivista, finiva spesso per soffocare o almeno per rendere assai meno evidente l'oggetto della biografia. La critica giunse a condannare i vari metodi di ricerca e di ricostruzione, tanto più quando, proposta a un pubblico più vasto e culturalmente meno preparato, la biografia si trasformò in “vita romanzata” e sempre più intervennero l'intuito o la fantasia dello scrittore. È il caso, questo, di innumerevoli opere, alcune delle quali non certo prive di un notevole valore artistico, quali per esempio le biografie di Rolland, di Stefan Zweig, di Merežkovskij, di Lytton Strachey, di Maurois, di Chesterton, di Somerset Maugham, di Gertrude Stein, di Lion Feuchtwanger, di Franz Werfel e di altri. In Italia in particolare la biografia non riuscì mai a disancorarsi dalla tradizione agiografica ed encomiastica fino agli inizi del sec. XX e per questo forse non ebbe mai quella fortuna che ebbe altrove. Non si è mai potuta liberare dal peso della tradizione e dal sospetto, in molti casi legittimo, di servire agli scopi non scientifici degli encomiasti e a quelli, altrettanto faziosi, dei denigratori, oppure alla retorica di alcuni artisti che di una vita pongono in evidenza soltanto i particolari piccanti e gli aneddoti più significativi e interessanti per il pubblico dei lettori. Da questa accusa non si salvano, per esempio, le Vite delle dame illustri, le Vite delle dame galanti, le Vite dei grandi capitani, opere tutte di Pierre de Bourdelle, signore di Brantôme, del sec. XVII, farcite come sono di un simpatico e quasi patetico pettegolezzo; la Vita di Nelson di Robert Southey (1813), la Storia dei Principi di Condé di Henri-Eugène-Philippe-Louis d'Orléans duca d'Aumale (1869), la Storia di Giulio Cesare di Napoleone III (1865-66), mentre hanno carattere di semplici cataloghi la Biografia universale dei musicisti di François-Joseph Fétis, la Biografia universale diretta da François-Joseph Michaud, la Storia degli artisti greci dell'archeologo tedesco Heinrich Brunn (1853-59) e le Vite di spagnoli illustri di Manuel José Quintana. Tra i biografi italiani del Novecento, che tuttavia non si sollevano molto dalla dignitosa e a volte affascinante divulgazione o dal “romanzato”, si notano Giovanni Papini (vite di Cristo, Sant'Agostino, Dante, Michelangelo), Giuseppe Chiarini (vite di G. Leopardi, Ugo Foscolo), Gallarati Scotti (Dante, Fogazzaro), Sodini (D'Annunzio), Saponaro (Foscolo, Leopardi, D'Annunzio), Bacchelli, Bargellini, Montanelli (Herzen, Garibaldi, Dante e il suo secolo). Tra biografia e saggio interpretativo si collocano i lavori, di largo successo, di P. Citati (Tolstoj, Kafka).

Sociologia

Nelle scienze sociali contemporanee il ricorso al racconto biografico e alle storie di vita, come quello ai cosiddetti “materiali secondari” (corrispondenza, fotografie, testimonianze, alberi genealogici, verbali giudiziari o confessioni), rappresenta una tendenza promettente della ricerca, i cui precedenti vanno rintracciati in un'opera di W. I. Thomas e F. Znaniecki (1968; Il contadino polacco in Europa e in America), dedicata allo studio del contadino polacco negli anni Venti del sec. XX. La biografia soddisfa, infatti, l'esigenza di cogliere in tutte le sue implicazioni e potenzialità il rapporto fra soggetto, società e istituzioni rivolgendo un'attenzione privilegiata alla dimensione storica di tale rapporto. Analizzando le esperienze sociali attraverso il filtro del soggetto (l'universo singolare di cui parla F. Ferrarotti) e recuperando così la memoria storica di gruppi, associazioni, movimenti di solidarietà, è possibile integrare – e talvolta surrogare – l'approccio quantitativo, legato all'uso del sondaggio e alle metodologie statistiche. In questa prospettiva, la biografia sociologica si contrappone anche a quella storiografica tradizionale, orientata a privilegiare le vicende delle grandi personalità (storia dall'alto). Molto stretto è invece il collegamento con la nuova storia sociale (per esempio l'esperienza francese delle Annales), e con i contributi della psicologia e dell'antropologia culturale.

Bibliografia

A. Maurois, Aspects de la Biographie, Parigi, 1929; L. Strachey, Libri e personaggi, Milano, 1947; Autori Vari, Storia letteraria d'Italia, Milano, 1951; G. Prampolini, Storia universale della letteratura, Torino, 1960; A. Riosa, Biografia e storiografia, Milano, 1983.

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