Giuliano, Flàvio Clàudio

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Biografia

(latino Flavíus Claudíus Iuliānus) imperatore romano detto l'Apostata (Costantinopoli 331-in Mesopotamia 363). Figlio di un fratellastro di Costantino, dopo essere sfuggito, nel 337, col fratello Gallo, al massacro della sua famiglia, fu educato nella fede cristiana, ma, imbevutosi di tradizioni pagane negli studi compiuti a Costantinopoli, Atene, Milano e attratto dal misticismo neoplatonico, per l'influsso specialmente di Libanio, abiurò il cristianesimo, iniziandosi al culto di Mitra. Nel 355 Costanzo II lo nominò Cesare inviandolo in Gallia, dove, a Strasburgo, nel 357, riportò una grande vittoria sugli Alamanni. Le truppe al suo seguito, reclamate in Oriente da Costanzo, lo proclamarono Augusto nel 361. Con esse si mise in marcia contro lo stesso Costanzo, che intanto moriva. Rimasto padrone unico dell'Impero, promulgò varie leggi tese a restaurare il paganesimo a danno del cristianesimo: restaurò templi, riorganizzò i sacerdozi, riformò l'amministrazione dello Stato, favorendo nell'insegnamento e negli alti impieghi gli elementi pagani. Questa opera di restaurazione finì però con lui. Intrapresa una grande spedizione contro i Persiani, fu ferito in battaglia e morì. Il fascino che ha sempre suscitato la personalità di Giuliano deriva dal fervore sincero con cui cercò di restaurare il paganesimo, avversando l'affermazione del cristianesimo: un paganesimo politeista, al modo antico, ma legato anche ai misteri, che si praticavano con fervore ai suoi tempi e secondo le direttrici del neoplatonismo.

Le opere

Delle sue numerose opere letterarie rimangono 8 orazioni (2 panegirici dell'imperatore Costanzo e un elogio dell'imperatrice Eusebia, una declamazione per il dio Sole e la Madre degli dei, 2 polemiche contro il cinismo e una consolazione a se stesso per la partenza di un amico); i Cesari o Saturnali, composizione scherzosa sul tipo dell'Apocolocyntosis di Seneca; il Misopogon (Il nemico della barba), ironica invettiva contro gli Antiocheni, effeminati odiatori della filosofia e dei suoi seguaci, che usavano portare la barba in segno di austerità; un importante epistolario, di un'ottantina di lettere, che ci ritraggono l'uomo, ammirevole per le sue doti interiori, di pensiero e di moralità, non meno che per la sua attività.

Il personaggio letterario

La personalità di questo imperatore, severo e ascetico, dalla cultura eclettica, è al centro di molte opere letterarie dell'età moderna, fra cui il dramma Cesare e Galileo (1873) di H. Ibsen, la tragedia Giuliano l'Apostata di P. Cossa (1876) e il romanzo Julian Otstupnik di D. S. Merežkovskij (1895).

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