Alamanni o Alemanni

nome di origine gotica (Alamans, gli uomini in generale) col quale si indicava un insieme di tribù e clan della Germania meridionale, in avanzata fase di fusione nel sec. III d. C. Identificabili con una sottotribù degli Svevi, già nel sec. IV a. C. si erano stanziati nelle regioni tra l'Elba e la Vistola, dalle quali successivamente si erano spostati a W, venendo a sovrapporsi agli Ermunduri, nella zona corrispondente all'odierno Baden-Württemberg. Vennero per la prima volta a contatto con l'Impero romano nel 213, premendo sul confine retico, dal quale li respinse Caracalla; nel 258, valicato il limes a difesa della Rezia, occuparono ampie zone tra il Reno superiore, il Meno e il Danubio, calando nell'Italia settentrionale, dove però, a Milano, li sconfisse l'imperatore Gallieno. Verso la metà del sec. IV passarono il Reno, ma ne vennero ricacciati da Giuliano, che li vinse a Strasburgo nel 357. Un secolo dopo valicarono nuovamente il Reno, insediandosi nell'Alsazia e nel Palatinato. Venuti presto in urto con i Franchi Ripuari, furono vinti da Clodoveo a Tulpiacum (Zülpich) nel 496. Pur sottomessi, poterono ugualmente svilupparsi come popolo unitario, con loro capi e leggi (tra le quali, del sec. VII, il Pactus Alamannorum, con norme penali), progredendo pacificamente verso insediamenti in regioni contigue, al di qua e al di là del Reno e nella stessa Svizzera, e avendo già cominciato a diffondersi tra essi il cristianesimo, che ebbe in San Colombano il primo predicatore. Fu solo col decadere dell'Impero carolingio che riacquistarono l'autonomia, già raggiunta sotto la dinastia dei Merovingi, della quale li aveva temporaneamente privati Carlo Martello, e formarono un'unità politica, il Ducato degli Svevi, le cui vicende si vennero a intrecciare con quelle dell'Impero germanico.

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