Marivaux, Pierre Carlet de Chamblain de-

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narratore e commediografo francese (Parigi 1688-1763). Fece i suoi primi studi a Limoges, dove il padre, magistrato, era stato trasferito, e a Parigi si dedicò ai corsi di diritto, frequentando in pari tempo i salotti letterari di M.me de Lambert e di M.me de Tencin. Marivaux cominciò la sua attività con romanzi di valore assai modesto: Pharsamond ou Les folies romanesques (1714), Homère travesti ou l'Iliade en vers burlesques (1716), parodia che mostrò la sua scelta per i moderni nella “Querelle des Anciens et des Modernes”. Dopo aver satireggiato, cominciò a mostrare notevoli doti psicologiche in articoli sul Nouveau Mercure e trovò la sua strada nel teatro, in particolare coi comici italiani. L'avvio, tentato nel dramma Annibal (1720) fu infelice, mentre miglior esito ebbe l'Arlequin poli par l'amour (Arlecchino educato dall'amore) dello stesso anno. Era la premessa ai capolavori che in breve seguirono: La surprise de l'amour (1722), La double inconstance (1727), Le jeu de l'amour et du hasard (1730; Il giuoco dell'amore e del caso), Les fausses confidences (1737; Le false confidenze), Epreuve (1740). Marivaux nella sua opera volle staccarsi dal teatro di Molière e trattò l'amore non come il tema necessario all'intrigo, ma da protagonista assoluto, analizzandolo. Marivaux è il poeta dell'amore nascente, il cantore dei turbamenti dell'animo, del dominio del cuore in ogni suo palpito più nascosto. Nel complesso si può dire che Marivaux è un moralista, una specie di Teofrasto moderno, dietro il grande esempio di La Bruyère e di altri osservatori del cuore umano. Nelle sue commedie la donna ha quasi sempre la parte principale e la prima eccellente interprete delle sue finezze amorose fu Silvia Baletti, forse a lui legata sentimentalmente. L'amore nel teatro di Marivaux nasce quasi sempre all'insaputa dei protagonisti. Così è nel primo capolavoro, La surprise de l'amour, tra Lelio e la contessa, così è ne Le jeu de l'amour et du hasard dove Silvia e Dorante finiscono per ritrovarsi attratti dal cuore nonostante i travestimenti, così è ne Les fausses confidences tra il barone e la baronessa. La perennità del tema e la sottigliezza della trattazione fanno di Marivaux un autore intramontabile. Il suo stile delicato, vicino al preziosismo, ma ai limiti di esso, stabilisce quel confine che gli imitatori non hanno saputo rispettare abbandonandosi a quel marivaudage spesso sinonimo di leziosismo. Se come romanziere Marivaux fu infelice nelle prime prove, notevole fu invece nella Vie de Marianne (1731-41; La vita di Marianna) e nel Paysan parvenu (1735-36; Il villano rifatto). Il primo, rimasto incompleto, storia delle avventure della protagonista narrate in età avanzata a un'amica, è però guastato da un moralismo troppo facile nel proclamare il trionfo del bene sul male; il secondo, storia di Jacob, in parallelo alla vita di Marianne, è lo specchio di un secolo dove per trionfare occorre piacere alle dame. Anche questo secondo romanzo subì aggiunte da parte di altri autori, vivente Marivaux, e gode di una rinnovata attenzione della critica. Accolto all'Accademia nel 1743, Marivaux visse dimenticato gli ultimi anni della sua vita.

Bibliografia

M. Descotes, Les grands rôles du théâtre de Marivaux, Parigi, 1972; A. Spacagna, Essai sur la structure profonde du théâtre de Marivaux, Parigi, 1981; J. K. Sanaker, Le discours mal apprivoisé. Essai sur le dialogue de Marivaux, Oslo-Parigi, 1987; W. H. Trapnell, Eaves Dropping in Marivaux, Ginevra, 1987.

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