sciacàllo

Indice

Lessico

sm. [sec. XIX; dal francese chagal, che risale al turco çaqāl].

1) Nome comune di alcune specie di Carnivori della famiglia dei Canidi (genere Canis), proprie dell'Eurasia e dell'Africa, di aspetto e comportamento assai simili.

2) Fig., persona vile, pronta ad approfittare delle sventure altrui e a gettarsi su chi non si può difendere. Anche saccheggiatore di case abbandonate o distrutte dalla guerra o da calamità naturali.

Zoologia

Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è lungo poco più di 1 m, è alto al garrese ca. 50 cm, può pesare sino a 20 kg e ha il manto dai riflessi dorati, ruggine o grigi. Frequenta zone aperte, steppiche o umide ed è diffuso dall'Europa sudorientale a gran parte dell'Asia centrale e occidentale, nonché in Africa settentrionale e orientale. Alcuni individui provenienti dai Balcani si sono spinti fino al Veneto, cosicché questa specie è entrata a far parte della fauna italiana. Di costumi prevalentemente notturni, è noto per i suoi ululati simili a quelli dei cani; è un buon corridore e sovente compie escursioni nei villaggi. Lo sciacallo striato (Canis adustus) ha manto grigio-bruno, con strisce longitudinali giallognole orlate di nero sul petto e sui fianchi. Prettamente silvicolo, vive in Africa, dal Sudan all'Etiopia sino al Transvaal. Esclusivo dell'Africa orientale è lo sciacallo grigio (Canis anthus), con pelliccia folta e ruvida, color grigio più o meno scuro. Molto noto e caratteristico è infine lo sciacallo dalla gualdrappa (Canis mesomelas), con orecchie assai aguzze, ravvicinate alla base, manto giallo-rossastro, eccetto sul dorso, dove il pelo è più lungo e mostra un'elegante tinta grigio-argentea, con fitta macchiettatura nera. Vive soprattutto nelle boscaglie e nelle savane dal Sudan all'Africa australe.

Etologia

Lo sciacallo dorato vive in coppia e spesso anche i figli adulti rimangono aggregati per periodi di tempo variabili. Le coppie possiedono un'area di caccia, dalle caratteristiche intermedie fra quelle di un'area familiare e quelle di un territorio che, a seconda dell'abbondanza delle prede, si estende per alcuni km² (da 3 a molti di più), spesso sovrapponendosi parzialmente ai territori di sciacalli confinanti. All'interno dell'area di caccia esiste un'area molto più ristretta, difesa come un vero e proprio territorio, entro la quale hanno luogo il corteggiamento, l'accoppiamento e l'allevamento dei piccoli; il territorio viene marcato frequentemente con urina e feci; la presenza dei proprietari è anche segnalata per mezzo di segnali acustici, fra cui l'ululato: uno sciacallo, di solito adulto, con il muso sollevato, incomincia a ululare e gli altri, compresi i cuccioli a partire dall'età di 20-30 giorni, lo imitano, fino a costituire un coro; queste cerimonie avvengono prevalentemente nella semioscurità della sera o del mattino, talvolta di notte. Gli sciacalli cacciano sia in coppia sia da soli e mostrano una dieta molto varia che, almeno in parte, è legata alla disponibilità di cibo dell'area in cui vivono; si nutrono di quasi tutti gli insetti che trovano, che talvolta catturano in volo con un agile balzo, delle loro larve, che trovano scavando nel terreno, di altri invertebrati e piccoli mammiferi, come roditori, e di uccelli che nidificano sul terreno; comunemente catturano e mangiano anche rettili, come lucertole e serpenti, e occasionalmente anfibi. Nella stagione delle nascite degli Ungulati consumano una grande quantità di placente e talvolta riescono a impadronirsi di qualche neonato di gazzella; inoltre procacciano carne delle prede uccise dai predatori più grandi entro i confini del loro territorio e, in alcune zone, qualche frutto e funghi, che in certi periodi dell'anno possono rappresentare una parte importante della dieta. Quando i giovani sono ben sviluppati, verso i 5 mesi di età, partecipano talvolta alle cacce dei genitori, assalendo, in questo caso, anche gazzelle adulte, che collettivamente possono riuscire ad abbattere, cosa che, di norma, non riesce a uno sciacallo isolato. Nella stagione degli amori, e in particolare nel periodo immediatamente precedente all'estro, i partner compiono lunghe corse entro i confini territoriali, che il maschio marca frequentemente con urina, subito imitato dalla femmina. Durante le pause i partner, che in questo periodo mantengono uno stretto contatto, si lisciano a lungo e reciprocamente il pelo; questo è, peraltro, un comportamento che appare regolarmente durante tutto l'anno, quando una coppia si incontra dopo una separazione prolungata, ed è parte del comportamento di saluto. L'accoppiamento avviene prevalentemente di notte. Nel periodo dell'estro la caccia è più frequentemente praticata in coppia. Dopo una gravidanza di un paio di mesi, la femmina partorisce 4 o 5 cuccioli; questi trascorrono nella tana le prime due settimane, età alla quale incominciano le prime sortite all'aperto. I cuccioli vengono allattati regolarmente per circa due mesi; alla fine del primo mese incominciano a nutrirsi di carne, anche se lo svezzamento, che comporta la progressiva riduzione del numero e della durata delle poppate, incomincia probabilmente verso la fine del secondo mese. Nel primo periodo di vita dei cuccioli, uno o ambedue i genitori possono stare a guardia della tana accucciati, ma talvolta si assentano per molte ore. I cuccioli, al ritorno dei genitori dalla caccia, si fanno loro incontro e, mordicchiando e leccando loro le labbra, li inducono a rigurgitare il cibo che essi trasportano nello stomaco per evitare di essere seguiti da predatori. Il gioco, al quale talvolta partecipa anche la madre, occupa la maggior parte del tempo dei cuccioli. I balzi, gli inseguimenti e i leggeri morsi della prima età si trasformano progressivamente, con la crescita, in lotte più aggressive, con sonori ringhi e minacciosi morsi a vuoto. Molto presto durante le lotte compare il caratteristico “colpo d'anca”, portato al contendente con un rapido balzo che inverte l'orientamento dell'animale. Giochi frequenti sono il trasporto di oggetti, la fuga per proteggerli dal tentativo di impadronirsene da parte dei fratelli inseguitori e una sorta di tiro alla fune quando due cuccioli hanno addentato lo stesso oggetto: è attraverso queste contese giovanili che ogni individuo sperimenta le proprie capacità di imporsi socialmente, sicché i rapporti di dominanza tra fratelli si instaurano già precocemente. Nei contesti aggressivi, il subordinato assume la posizione sdraiata ed espone il ventre, posizione che, nei rapporti con gli adulti, equivale alla richiesta di essere leccati. L'intolleranza tra fratelli cresce progressivamente e con essa le occasioni di contatto e di gioco si fanno sempre meno frequenti; all'età di qualche mese essi riposano e cacciano separatamente e gli stessi genitori, che pure continuano a nutrirli, trascorrono nella tana periodi sempre più brevi. Tuttavia, dopo che le posizioni di rango si sono fissate, le manifestazioni aggressive diminuiscono di frequenza e la convivenza del gruppo familiare può durare ancora per molto tempo. I genitori possono dar vita a una nuova cucciolata quando la precedente ha circa sei mesi di età e ancora vive con loro. I giovani raggiungono la maturità nel secondo anno di vita e probabilmente in questo periodo la famiglia si disgrega, anche se i suoi componenti possono incontrarsi ancora per lungo tempo in luoghi comuni e mostrare, con cerimonie di saluto festose, un certo attaccamento reciproco. Predatori di taglia relativamente piccola, gli sciacalli sono a loro volta predati da una quantità di predatori più grandi: assai pericolose sono le iene, che tuttavia riescono a impadronirsi soltanto dei cuccioli molto piccoli, scavando le tane incustodite; altrimenti una coppia di sciacalli è in grado di allontanare una iena solitaria dall'area di allevamento, attaccandola da più parti con un'azione decisa e coordinata e, grazie all'agilità di gran lunga superiore, senza mai restare a tiro della bocca del nemico, molto più forte. I grandi rapaci riescono talvolta a rapire qualche cucciolo sorpreso fuori della tana e i leopardi possono uccidere agevolmente e divorare sciacalli di qualsiasi età. Iene, aquile, leopardi, serpenti ecc. sono nel complesso responsabili di una mortalità infantile pari ad almeno la metà del totale delle nascite.

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