Reminiscenza e sorti dell'anima

Sul problema della conoscenza Platone elabora due nuovi concetti:

1. la conoscenza come "reminiscenza", ossia come ricordo che, partendo dalle percezioni sensibili che sono immagini delle Idee, ci permette di riavvicinarci alle Idee medesime, che da sempre la nostra anima possiede avendole contemplate prima di venire sulla Terra e poi dimenticate entrando nel corpo;

2. la formulazione del concetto di dialettica come metodo che procede secondo due vie in parte parallele e in parte convergenti: la via "sinottica" (che guarda insieme), che partendo dalla molteplicità delle cose sensibili sa pervenire all'unità dell'Idea che le raccoglie insieme; la via "diairetica" (in greco: divisiva), che divide l'Idea generale nelle sue articolazioni particolari fino a giungere all'ultima Idea non ulteriormente divisibile. L'essenza delle cose e la conoscenza del Bene si raggiungono proprio proseguendo per queste vie in modo sistematico.

Platone cerca altresì di dimostrare, per primo, l'immortalità dell'anima, mostrando, nel Fedone, come essa debba essere dello stesso genere delle Idee, dal momento che le conosce; e se è simile alle Idee, come le Idee dovrà essere incorruttibile. Le sorti dell'anima sono cicliche: essa viene premiata o punita a seconda della vita condotta sulla terra; e in tempi determinati si reincarna (metempsicosi). L'anima che ha conosciuto la Verità non solo ha vantaggi in questa vita, ma anche nella scelta del modello di vita che dovrà fare quando giungerà il tempo di reincarnarsi. E dunque la conoscenza della Verità salva per sempre.