I tratti distintivi della letteratura della Restaurazione

Il nuovo teatro

Per circa diciotto anni il teatro inglese era rimasto in silenzio: nel 1642 l'editto che aveva chiuso i teatri all'approssimarsi della guerra civile aveva provocato l'abbandono delle scene da parte di molti attori. Il ritorno di Carlo II nel 1660 segnò la fine dell'austerità puritana. A differenza del teatro dell'età precedente, il teatro della Restaurazione fu un teatro d'élite. Gli spettacoli ebbero nuove scene pensate per ambienti non troppo grandi, a pianta generalmente rettangolare; le parti femminili, in passato affidate a ragazzi o a uomini travestiti da donne, furono interpretate da donne.

La tragedia

Appare evidente l'influenza della tragedia francese di Racine e Corneille, ma a questa si affiancò un tipo di rappresentazione, quello della tragedia eroica, caratterizzata dal gusto per la complicazione degli intrecci, per l'esotismo e l'avventura. La situazione tipo della "heroic tragedy" era quella di un grande uomo costretto a scegliere fra i doveri verso la patria e quelli verso la donna amata. Il fine di questo tipo di tragedia non era quello di suscitare terrore e pietà, ma ammirazione; così non era necessaria la morte del protagonista: importava invece che il contegno dei personaggi e le loro passioni risultassero ammirevoli. Oltre a Dryden, fra gli autori tragici del periodo si distinsero Thomas Otway (1652-1685), che scrisse fra l'altro le tragedie The orphan (L'orfana, 1680) e Venice preserved (Venezia salvata, 1682), il suo capolavoro, Nathaniel Lee (1649-1692) e Thomas Southerne (1660-1746).

La commedia di costume

Altro genere teatrale caratteristico della Restaurazione fu la "comedy of manners" (commedia di costume): fiorita durante il regno di Carlo II, proseguì con Giacomo II ed ebbe in Congreve il suo massimo esponente. La commedia di costume si distingue per il tono di beffa nei confronti di virtù tipicamente borghesi quali la castità, la fedeltà matrimoniale, la sincerità, l'onestà. I personaggi sono bellimbusti, cortigiani che si burlano dei borghesi gelosi, dei puritani e di tutti coloro che, per seguire la moda, peccano per eccesso: i peccati più gravi erano infatti considerati l'assenza di buon gusto e l'esagerazione; il difetto principale, la mancanza di acutezza. Tratto comune a tutte queste opere fu il prevalere del dialogo sulla trama. Scrittori di commedie di costume furono sir George Etherege (1634/5-1692), poeta di liriche amorose del gruppo dei "libertini" gravitanti intorno alla corte di Carlo II, autore di commedie brillanti e ironiche quali She would if she could (Vorrebbe se potesse, 1668) e soprattutto The man of mode (L'uomo alla moda, 1676), il cui eroe è il classico libertino della Restaurazione; William Wycherley (1640-1716), a sua volta anche poeta, autore di The country wife (La moglie di campagna, 1675) e di The plain dealer (L'onesto mercante, 1677), entrambe attacchi contro la corruzione e l'ipocrisia della società che descrivono; George Farquhar (1678-1707), di origine irlandese, attore e poi autore di commedie apprezzate per il gusto realistico e satirico, fra cui The beaux' stratagem (Lo stratagemma dei bellimbusti, 1706).

William Congreve

William Congreve (1670-1729), nato ed educato in Irlanda, amico di J. Swift, è generalmente considerato il miglior drammaturgo della Restaurazione. La sua produzione conta quattro commedie e una tragedia di scarso valore. La prima commedia, The old bachelor (Il vecchio scapolo, 1693), gli procurò una fama che crebbe con The double dealer (Il falso amico, 1694) e con Love for love (Amore per amore, 1695); ma il suo capolavoro fu The way of the world (Così va il mondo, 1700), commedia in cui raggiunse la perfezione del linguaggio: i dialoghi, costituiti da un fluire ininterrotto di osservazioni acute e battute sentenziose, sono molto brillanti; i personaggi, divenuti memorabili, come l'eroina Millamant, vera figlia dei suoi tempi, donna dai mille amanti, sofisticata e intelligente, rivelano lo studio dei caratteri e una nuova e delicata sensibilità. Il tono della commedia è sempre in equilibrio fra il divertito e il triste: i dialoghi fanno spesso trasparire la dolorosa consapevolezza delle ambiguità e delle ironie della vita e la complessità di ogni rapporto umano.