I tratti distintivi della letteratura della Restaurazione

La prosa

Nel 1645 la fondazione dell'accademia Royal Society (riconosciuta con statuto reale del 1662) esercitò un'influenza notevole sulla vita culturale del paese e favorì il fiorire delle opere filosofiche e scientifiche. I membri dell'accademia intrapresero inoltre una riforma consapevole della prosa inglese, ponendosi l'obiettivo della chiarezza scientifica nel contenuto e nel linguaggio. Lo stile semplice, lineare e realistico contribuì a fissare il modello di riferimento della prosa inglese per filosofi, storici, critici, saggisti. Contemporaneamente anche la letteratura puritana si prefiggeva la semplicità e la chiarezza d'espressione, attingendo all'immediatezza di una parte della tradizione delle omelie dei pastori anglicani e delle Chiese protestanti.

Fra gli scrittori più rappresentativi del periodo sono lo scienziato Isaac Newton (1642-1727) e il filosofo John Locke (1632-1704). Accanto a essi spicca Samuel Pepys (1633-1703), presidente della Royal Society e consigliere di Carlo II, che scrisse un celebre diario (Diary) in codice, decifrato e pubblicato nel 1825 in edizione ridotta. Il Diario di Pepys costituisce un documento importante perché rivela l'interessante personalità dell'autore e la sua azione negli affari pubblici e privati e offre un vivacissimo quadro della vita sociale e culturale di Londra ai tempi della Restaurazione.

John Bunyan

John Bunyan (1628-1688), autore cronologicamente appartenente a questo periodo, occupa un posto a sé nella prosa della Restaurazione, perché la sua opera riflette lo spirito dell'età rivoluzionaria. La sua produzione testimonia il perdurare della tradizione letteraria puritana: infatti traspare in lui la preoccupazione per la salvezza eterna, per i problemi psicologici legati alla conversione. Divenuto uno dei migliori predicatori puritani, fu imprigionato per dodici anni (1660-1672) per aver predicato senza autorizzazione. Durante la prigionia scrisse Grace abounding to the chief of sinners (La grazia profusa sul più grande dei peccatori, 1666), un'autobiografia spirituale in cui rievocò la crisi religiosa della giovinezza, dal peccato al pentimento e alla salvezza finale. Nuovamente imprigionato nel 1675, compose la prima parte del suo capolavoro, il romanzo allegorico The pilgrim's progress (Il viaggio del pellegrino, 1678); la seconda parte fu pubblicata nel 1684. L'opera, una sorta di Divina commedia in prosa, è un'allegoria in forma di sogno sulle prove della vita e sulla destinazione ultima dell'uomo, il racconto del pericoloso viaggio dell'anima cristiana dal mondo terreno alla città del Paradiso. I suoi personaggi vogliono essere esseri umani reali e il racconto, in stile diretto e semplice, ha l'immediatezza dell'esperienza vissuta; il lessico familiare era sicuramente debitore ai sermoni popolari, mentre l'interesse per l'autobiografia spirituale e l'allegoria morale era caratteristica della tradizione puritana. Il libro ebbe un enorme successo e fu poi tradotto in diverse lingue. La sua abilità di scrittore e narratore di storie, che ne fece uno dei precursori del romanzo inglese, è evidente anche in un'altra sua opera, The holy war (La guerra santa, 1682), un'allegoria della vita umana, intesa come guerra fra il bene e il male, e della salvazione dell'anima.