Letteratura tra Biedermeier e Restaurazione

Dal 1815 al 1848: la stagione del Biedermeier

Che cos'è il Biedermeier (o Biedermaier)? Anzitutto il termine deriva dal nome di un personaggio comico Gottlob Biedermaier, maestro di scuola, a cui sono attribuiti buffi e ingenui versi, comparso tra il 1855 e il 1857 nel settimanale umoristico “Fliegende Blätter”. Agli inizi del Novecento il termine Biedermeier passò a indicare una moda letteraria, uno stile di arredamento e, in genere, il periodo storico della Germania corrispondente agli anni 1815-48, cioè dal Congresso di Vienna al cosiddetto Vormärz. In questa prima metà del secolo la borghesia conobbe un periodo di assestamento parallelo all'impoverimento delle risorse finanziare delle corti per quanto concerne la promozione e l'influenza culturale. L'urbanizzazione, l'inizio dell'industrializzazione, le innovazioni della tecnica, l'impulso ricevuto dalla stampa quotidiana e, conseguentemente, dalla critica libraria, nonché il proliferare di un'inedita “letteratura di evasione” (Trivialliteratur) e di colti annuari di letteratura “alta”, concorsero esplicitamente e indirettamente a muovere il panorama letterario adeguandolo ai tempi. Ma con ciò non si deve intendere che furono tempi di produzione di una spiritualità fervida e incandescente come quella del romanticismo appena passato, anzi. Se nell'arte il Biedermeier si espresse principalmente con il gusto per composizioni delicate e intime, in letteratura sembrò designare una produzione prevalentemente attraversata da un tono blando di dimessa armonia e rinuncia. Questo spiega perché le opere a cui viene applicata l'etichetta di genere Biedermeier siano caratterizzate da un sentimentalismo oleografico e compiaciuto tipico del piccolo-borghese che si ripiega sulla propria individualità guardando alla propria esistenza angusta e tranquilla. A questa tendenza sono stati ricondotti autori diversi tra cui il tedesco E. Mörike, gli austriaci F. Grillparzer, A Stifter, lo svizzero J. Gotthelf.