Approfondimenti

L'educazione a Sparta

I genitori non avevano diritto di allevare i figli, ma dovevano portarli in un luogo chiamato tesche, dove gli anziani esaminavano il bambino: se lo vedevano sano e robusto ne disponevano l'allevamento e gli assegnavano in anticipo una porzione di terreno demaniale; se invece lo trovavano gracile e malfatto, ordinavano che fosse gettato in una voragine del monte Taigeto, detta Apotete. Non conveniva infatti né alla polis né al bambino stesso che fosse lasciato crescere per restare sempre debole e dal fisico infelice. [...]

Licurgo non volle che i figli fossero educati in famiglia né da pedagoghi stranieri salariati: appena i ragazzi raggiungevano i sette anni venivano assegnati in “compagnie”, comunità educative istituzionalizzate. Di queste compagnie diventava capo il più forte e il più saggio, cui tutti gli altri dovevano obbedienza completa. Così, quell'educazione era più che altro un esercizio continuato di disciplina. Gli adulti assistevano ai loro esercizi e tornei, a volte provocando di proposito zuffe e ostilità fra i giovani per saggiarne il coraggio e l'aggressività negli scontri. Di istruzione avevano solo quel minimo che era necessario per la vita; il resto era disciplina, sopportazione dei disagi e attitudine al combattimento.

Plutarco, Le vite, Utet, Torino 1992