Le teorie sulla stratificazione

La stratificazione sociale secondo Max Weber

Weber ritiene che le fonti delle diseguaglianze e i principi fondamentali della stratificazione sociale vadano ricercati non solo nell'ambito dell'economia, ma anche nella sfera della cultura e in quella della politica. Mentre nella sfera economica gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali comuni, formando le classi sociali, nella sfera della cultura essi seguono comuni interessi ideali e danno origine ai ceti; nella sfera politica, infine, gli individui si associano in partiti o in gruppi di potere per il controllo dell'apparato di dominio. Dunque, secondo Weber non solo la classe, ma anche il ceto e il gruppo di dominio sono fattori essenziali per la comprensione dei processi di stratificazione.

Il concetto di ceto, e più in particolare di condizione di ceto acquista perciò in Weber fondamentale importanza. Un ceto è composto da individui che hanno in comune un medesimo stile di vita (parlano in modo simile, scelgono lo stesso tipo di abbigliamento, frequentano le stesse feste, passano, per esempio, il fine settimana in barca a vela o davanti al televisore, o bevono lo stesso tipo di liquori ecc.) ed è quindi espressione del grado di partecipazione individuale al "prestigio" sociale. Questo prestigio, però, non è dato solo dalla ricchezza, cioè dal possesso di beni materiali, ma anche da altri fattori. Per esempio, i docenti universitari, i sacerdoti e alcuni funzionari statali possono godere di maggior prestigio del proprietario di un cinema o di un bar, anche se percepiscono un reddito talvolta inferiore rispetto a questi. Un capomafia può essere molto ricco, ma il suo prestigio sociale, al di fuori del suo gruppo di appartenenza, è nullo.

Secondo Weber, solo la condizione di ceto può assicurare una comune base all'agire. L'attenzione va quindi posta sui fattori anche psicologici, che determinano sia le condizioni dell'agire individuale, sia la suddivisione stessa delle persone in gruppi sociali di diverso rango e prestigio; ciò, beninteso, senza trascurare la struttura economica, che resta pur sempre la base per la comprensione della stratificazione sociale. L'elemento costitutivo dell'essere sociale non è insomma per Weber semplicemente l'appartenenza di classe, quanto piuttosto l'insieme di tradizioni, abitudini e idee che ogni individuo, quale appartenente a un ceto, si vede indicate come fondamento del proprio agire. Ciò, d'altra parte, non significa che la condizione di ceto vada pensata come indipendente da quella di classe, giacché condizione di ceto e condizione di classe stanno fra loro in un rapporto che si gioca a più livelli.