Globalizzazione e società multietniche

Le migrazioni internazionali

I flussi migratori sono presenti da sempre nella storia del genere umano. Fin dalla preistoria, infatti, i gruppi umani hanno abbandonato ambienti inospitali per cercarne di più propizi. Tuttavia l'ampia estensione e le modalità specifiche che connotano le migrazioni attuali rendono il fenomeno particolarmente rilevante nella nostra epoca. Gli ultimi decenni del XX secolo sono stati contraddistinti da movimenti di popolazione sempre più ampi, da una parte all'altra del globo.

I rifugiati in tutto il mondo sono passati negli ultimi trent'anni dai meno di 2 milioni del 1965 ai circa 15 milioni attuali, cifra che non comprende vari milioni di palestinesi, bosniaci e altri gruppi di esuli che non sono formalmente riconosciuti come rifugiati. Secondo gli organismi internazionali, il numero complessivo degli individui che hanno lasciato il proprio paese in cerca di scampo dal terrorismo politico, dai conflitti armati e dalle violazioni dei diritti umani allo stato attuale supera i 120 milioni.

Le dimensioni crescenti delle migrazioni internazionali si manifestano dal punto di vista sia numerico, sia geografico. In effetti, dalla fine della guerra fredda quasi nessun paese del mondo è stato risparmiato dal fenomeno. Anche in paesi, come l'Albania e in generale l'Est europeo, dove era vietato l'espatrio si registrano attualmente grosse correnti migratorie verso le aree più sviluppate dell'Occidente. Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), in Giappone gli arrivi annuali di cittadini stranieri, per esempio, sono balzati da meno di 60 mila nel 1987 a oltre 160 mila nel 1990, mentre il numero di quanti sono rimasti nel paese dopo la scadenza del visto è passato da meno di 50 mila nel 1987 a più di 250 mila nel 1992. L'esodo dall'Albania verso l'Italia (non solo di cittadini albanesi, ma anche di immigrati illegali provenienti da paesi lontanissimi, come la Cina) ha raggiunto livelli tali che le autorità italiane e albanesi hanno dovuto avviare operazioni militari per far cessare il traffico attraverso l'Adriatico. L'OIL ritiene che oltre cento Stati possano oggi essere classificati come paesi di forte immigrazione o emigrazione. Va precisato che circa un quarto di tali paesi invia e riceve allo stesso tempo gruppi rilevanti di migranti, fenomeno che ha fatto sparire la vecchia distinzione tra paesi di emigrazione, di immigrazione e di transito.

Ai paesi meta tradizionale di migrazione, come il Nordamerica, l'Australia e l'Europa, si sono attualmente aggiunti i paesi del Medio Oriente produttori di petrolio e recentemente alcuni paesi dell'Asia orientale e il Sudafrica.