città dello stato di New York (Stati Uniti), 8.988.326 ab. (2020), 19.949.502 ab. (2013) l'agglomerato urbano.

Generalità

Estesa per 800 km² nel settore sudorientale dello Stato omonimo, forma la conurbazione New York-Northern New Jersey-Long Island; è la più popolosa metropoli statunitense ed è inoltre centro finanziario, assicurativo, industriale, commerciale, turistico, culturale, religioso, amministrativo e politico della massima importanza. È conosciuta in tutto il mondo con il nome di Grande Mela, pseudonimo coniato nel 1920 dal giornalista sportivo John J. Fitz Gerald per indicare l'ippodromo della città e successivamente utilizzato da Charles Gillet nel 1971 per una campagna di promozione della città. Considerata vero e proprio cuore pulsante degli USA, la città deve il suo grandioso sviluppo alla felice posizione geografica in una delle insenature più riparate e articolate dell'America Settentrionale, naturale approdo per i colonizzatori che giungevano dall'Europa, nonché facile via di penetrazione verso l'interno. Anche grazie al settore turistico, New York vive un periodo di fiorente rinascita economica sucessiva a una lunga recessione a seguito degli eventi dell'11 settembre 2001, quando la città fu oggetto del violento attacco terroristico che provocò il crollo dei due grattacieli del World Trade Center. Il progetto di ricostruzione dell'area, nel sito che è stato denominato Ground Zero, è stato affidato all'architetto D. Libeskind e ha previsto l'elevazione di nuovi edifici, tra cui in particolare il One World Trade Center, detto Freedom Tower, alto 541 m e ultimato alla fine del 2014. Poco distante è ubicato il National September 11 Memorial & Museum, una collezione di immagini e reperti in ricordo dei tragici fatti. Sede dell'ONU, la città è un importante centro culturale, con 7 università (Columbia University, 1754; New York University, 1831; Fordham University, 1841; Cooper Union, 1859; Yeshiva University, 1886; Barnard College, 1889; The New School, 1919), numerosi collegi, musei, biblioteche e fondazioni.

Storia

Fondata nel 1626 da coloni olandesi sulla punta meridionale dell'isola di Manhattan, acquistata dagli indiani dietro compenso in merce, fu chiamata Nuova Amsterdam e fino al 1664 fu la capitale della Nuova Olanda. Gli inglesi, che vantavano antichi diritti, la strapparono agli olandesi, la perdettero (1673), la riconquistarono definitivamente nel 1674 dandole il nome attuale. Nel sec. XVIII la città divenne un centro mercantile e marittimo di prim'ordine e si sviluppò straordinariamente: nel 1768 vi fu istituita la Camera di Commercio e nel 1792 la Borsa. L'apertura, nel 1827, del canale Erie la mise in comunicazione con i Grandi Laghi, mentre, poco dopo (1832), venne inaugurata la linea ferroviaria New York-Harlem. Ma l'enorme sviluppo urbanistico della città ebbe inizio intorno al 1860, quando al sistematico afflusso di emigranti d'oltre oceano s'aggiunse una consistente emigrazione anche dall'interno; nel 1898 i quartieri Manhattan, Brooklyn, Queens, Bronx e Staten Island si unirono formando New York City. All'inizio del XX secolo la città di New York divenne la prima al mondo per numero di abitanti (nel 1925 superò Londra, fino ad allora la più grande città al mondo) e potenza industriale ed economica. Lo straordinario sviluppo della città si riflettè anche nel suo assetto urbanistico; a partire dagli anni Dieci a New York iniziò la costruzione di grattacieli (il primo, il Woolworth Building, fu innalzato nel 1911), che da allora divennero un suo tratto caratteristico. La crescita economica della città non riguardò tutta la popolazione in maniera omogenea: proprio ai primi decenni del XX secolo risale infatti la nascita del fenomeno del pauperismo (diffuso soprattutto in alcune aree urbane), al quale si accompagnò una vistosa crescita della criminalità. Nei primi anni Venti New York fu investita da un intenso fenomeno migratorio, che portò in città oltre un milione di afroamericani provenienti dagli Stati del Sud, che andarono ad aggiungersi agli immigrati di origine europea (soprattutto italiani e irlandesi) che erano giunti già a partire dalla fine del XIX secolo. Il crollo della Borsa di Wall Street del 1929 precipitò l'intero paese in una tremenda crisi economica, la cosiddetta Grande Depressione, che arrestò per circa un decennio la crescita urbana di New York. La ripresa avvenne già a partire dalla seconda metà del decennio, e dai primi anni Quaranta l'economia della città ricominciò a crescere tumultuosamente. A partire dagli anni Sessanta New York fu interessata dallo scoppio di numerose proteste a sfondo razziale, che crebbero nel decennio successivo, quando aumentarono anche gli scontri tra gang etniche rivali. Il conseguente degrado urbano, portò ad una drastica riduzione della popolazione della città, che perse circa un milione di abitanti. La situazione migliorò a partire dal 1978 quando fu eletto sindaco della città Ed Coch (in carica fino al 1989), il quale, pur non riuscendo a sopire del tutto le tensioni razziali, riuscì a migliorare sensibilmente le condizioni di vita dei newyorkesi. Dal 1989 al 1994 la città fu guidata da David Dinkins, primo sindaco afroamericano della storia di New York, al quale succedette Rudolph Giuliani che riuscì nel difficile compito di ridurre la microcriminalità urbana. L'11 settembre 2001 New York fu colpita da un attentato  messo in atto dall'organizzazione terroristica di matrice islamista Al-Qaeda: due aerei di linea furono dirottati e fatti schiantare contro le Torri Gemelle del World Trade Center. (Furono dirottati anche altri due aerei, uno dei quali fatto schiantare contro il Pentagono, mentre l'altro, che avrebbe duvuto dirigersi a Washington precipitò in Pennsylvania in seguito a una rivolta dei passeggeri). Le due torri crollarono 1 ora e 42 minuti dopo lo schianto, provocando la morte di quasi 3000 persone e il ferimento di oltre 6000. Dal 2002 al 2013 sindaco della città è stato l'imprenditore Michael Bloomberg, tra gli uomini più ricchi del mondo, cui è succeduto il 1° gennaio 2014 Bill De Blasio, attualmente in carica. 

Architettura

Poco rimane dell'originaria colonia olandese e del successivo periodo coloniale inglese (1664-1716). L'edificio più antico di New York è la St. Paul's Chapel di Broadway, iniziata nel 1764 da Th. McBean sul modello della londinese St. Martin-in-the-Fields; il portico e la guglia sono di P.-Ch. L'Enfant (1794-96). Vi è poi la serie delle chiese neogotiche, tra cui la Trinity Church, di R. Upjohn (1840-46); la Grace Church (1846-47) e la St. Patrick's Cathedral (1853-79) di J. Renwick. Nel campo dell'architettura civile si ricordano il Municipio (City Hall, 1803), in stile Luigi XVI, e la neoclassica Customs House (ora Sub-Treasury) del 1834-42. Nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento il neogotico continuò a essere largamente impiegato nell'architettura religiosa (come nelle costruzioni dell'architetto Goodhue, tra cui St. Vincent Ferrer, St. Thomas, 1913), insieme al neomoresco (sinagoga centrale, di H. Fernbach, 1872), al neoromanico (progetto della cattedrale di St. John-the-Divine, 1891, realizzata però in stile gotico inglese nel 1911-30 da Cram e Ferguson), al neorinascimentale e al neoclassico monumentale, in cui si produsse il gruppo McKim, Mead e White (Villard Houses, 1885; Morgan Library, 1902; Century Club, 1890; Pennsylvania Station; Metropolitan Museum ecc.). In questo prevalere degli stili “storici” si distingue, come opera di buona ingegneria, il ponte di Brooklyn, di J. Roebling (1883). Con i primi del Novecento ebbe inizio la fase dei grattacieli (Flat Iron Building, di D. H. Burnham, 1902; Singer Building and Tower, di E. Flagg, 1908; Woolworth Building, di Cass Gilbert, 1911-13), tutti più o meno “nobilitati” da elementi classici o gotici, secondo la tendenza degli architetti americani del tempo (ben lontani dalla novità di linguaggio di L. H. Sullivan) a collegarsi alla tradizione europea. Tuttavia i grattacieli di R. M. Hood (American Radiator Building, 1924; Daily News Building, 1930), anche se spiccatamente neogotici, cominciano già a risentire delle semplificazioni dello stile internazionale importato dagli architetti europei (come Eliel Saarinen e Mies van der Rohe). Il Rockefeller Center (1931-40) rappresenta il primo tentativo di risolvere il problema del rapporto tra grattacielo e strutture circostanti. Lo stile internazionale si affermò nettamente nel secondo dopoguerra, soprattutto nelle opere di architetti stranieri (Municipal Asphalt Plant, di E. J. Kahn e R. A. Jacobs, 1944; Idlewild Airport Terminal, di Eero Saarinen, 1948-61; edifici delle Nazioni Unite, tra cui la Torre del Segretariato di Le Corbusier e Niemeyer, 1950; Chase Manhattan Bank, 1959-60; Seagram Building, di Mies van der Rohe e Ph. Johnson, 1956-57; ecc.). Oggi New York presenta nuovi edifici i cui progetti sono stati realizzati utilizzando i più moderni mezzi informatici (Astor Place, di Charles Gwathmey e Robert Siegel, 2005; Perry Street Towers, di Richard Meier, 2002; Time Warner Center, di Louis Skidmore, Nathaniel Owings e John O. Merrill, 2004). In tale contesto, sono da menzionare le opere di ampliamento del MoMA (Yoshio Taniguchi, 2004). Per il 2012 è invece previsto il completamento della ricostruzione dell'area del World Trade Center, con cinque nuovi grattacieli.

Musei

Oltre al Metropolitan Museum New York possiede molti altri importanti musei artistici, storici ed etnografici. Il Museum of Modern Art (il cosiddetto MoMA), recentemente ampliato su progetto di Yoshio Taniguchi : comprende sezioni di architettura e design, fotografia, cinema, pittura e scultura americane ed europee dei sec. XIX e XX, disegni e stampe. Il Solomon R. Guggenheim Museum, nato nel 1937 col proposito di raccogliere opere di arte moderna non figurativa (il suo nome originario fu infatti Museum of Non Objective Painting) e sistemato nel 1959 in un edificio di F. L. Wright (sottoposto agli inizi degli anni Novanta a cavallo del nuovo secolo a un importante restauro), comprende ca. 4000 opere di pittura e scultura europee e americane. Non mancano dipinti dei maestri che preparano il superamento del naturalismo (Cézanne, Chagall, Modigliani, ecc.), ma più numerose sono appunto le opere cubiste e astratte (dipinti di Picasso, Braque, Malevič, Metzinger, oltre alle maggiori raccolte statunitensi di opere di Léger, Kandinskij e Marc; dipinti di Kokoschka, Klee, Moholy-Nagy, Mondrian, Van Doesburg, Miró; sculture di Calder, Arp, Brâncusi, Archipenko, Giacometti, Moore). Il Cooper-Hewitt Museum, comprende sezioni di arte applicata (ceramiche, vetri, mobili, tessuti) e un gabinetto di stampe e disegni, soprattutto italiani, provenienti da donazioni private. Il Whitney Museum of American Art (1930) è dedicato alla pittura e alla scultura americane moderne. L'Hunting Hartford Museum è pure dedicato all''arte contemporanea. Nel 1935 è stata aperta al pubblico la Frick Collection che raccoglie dipinti europei dal sec. XIV al XIX. Fondata da Henry Clay Frick, industriale di Pittsburgh, la collezione ospita notevoli opere di arte italiana (Giovanni Bellini, San Francesco in estasi; Bronzino, Lodovico Capponi; Tiziano, Ritratto di giovane in pelliccia), francese (G. de La Tour; Boucher, Le arti e le scienze, otto tele commissionate da Madame Pompadour; Chardin; Fragonard, Il progresso dell’amore, serie di pannelli commissionati da Madame du Barry, Ingres), fiamminga (numerosi ritratti di van Dyck), olandese (Hals, Rembrandt, Vermeer), spagnola (El Greco, Velázquez, Goya), inglese del sec. XVIII (eccezionale gruppo di ritratti di Reynolds, Romney, Hogarth, Lawrence, Gainsborough), americana (ritratti di Whistler). Il Museum of the City of New York (1926) è un museo storico e documentario della città (dipinti, stampe, documenti, arte popolare e decorativa). Il National Museum of the American Indian (dal 1994 nella nuova sede della Custom House) è il più importante del mondo per quanto riguarda l'etnologia e l'etnografia degli indiani dell'America Settentrionale, Centrale e Meridionale. L'American Museum of Natural History ospita un'importante collezione di documenti dell'area culturale del Nord-Ovest dell'America Settentrionale. Il Museum of Primitive Art (1954) è dedicato all'arte africana, precolombiana, preistorica europea e asiatica, dell'oceano Pacifico. Nel quartiere di Brooklyn si trova il Brooklyn Museum (costruito nel 1897, ma oggetto di un importante ampliamento nel 1990) che comprende sezioni di arte egiziana, mediorientale antica, precolombiana; di arte ed etnografia primitiva e orientale; di pittura europea medievale e rinascimentale; di pittura e di arte decorativa americana del Sette-Ottocento.

Biblioteche

New York possiede una rete fittissima di piccole e medie biblioteche, per lo più altamente specializzate, tra cui fa spicco la Pierpont Morgan Library. Tra le grandi biblioteche generali sono da ricordare le universitarie del City College e della Columbia University; ma la maggiore è la New York Public Library, fondata nel 1895, che dispone di più di 10 milioni di volumi distribuiti in vari dipartimenti specialistici.

Spettacolo

Ci sono tracce di attività teatrali isolate sin dall'inizio del sec. XVIII e si conoscono i nomi di teatri sin dal 1750, ma è solo nel 1767 con l'apertura del John Street Theatre che la città cominciò ad acquistare una certa importanza teatrale. Al John Street seguì nel 1789 il Park, che, grazie soprattutto alla gestione di Stephen Price, acquistò in breve grande prestigio, scritturando famosi attori inglesi e dando ospitalità ai primi divi indigeni. A questo punto New York aveva ormai vinto la concorrenza di Filadelfia ed era divenuta l'indiscussa capitale dello spettacolo americano. Al Park s'affiancarono presto altri teatri: il Chatham Garden, il Lafayette e il Bowery e nel 1833 l'Italian Opera House, poi sostituita dall'Astor Place Opera House e dall'Academy of Music che rimase il massimo teatro d'opera cittadino sino all'apertura del Metropolitan (1883). Lo spettacolo stava diventando una grossa industria. I teatri (sempre più comodi e sempre meglio attrezzati tecnicamente) continuarono a moltiplicarsi per tutto un secolo: erano 43 nel 1900, 68 nel 1926, 80 nel 1928. All'epoca dell'attore-impresario, che continuava a presentare anno dopo anno i suoi cavalli di battaglia con molto Shakespeare e qualche melodramma, e a quella della compagnia di complesso, con un repertorio scelto in funzione degli attori, seguì, a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento, l'epoca del produttore che acquistava commedie verosimilmente destinate al successo, scritturava attori, possibilmente con personalità divistica, per recitarle, dedicava molte cure all'allestimento e puntava su un gran numero di repliche per recuperare l'investimento iniziale e realizzare un profitto. Era questo il teatro di Broadway (il nome dell'arteria sulla quale e intorno alla quale sorgono quasi tutte le sale), continuato con alterna fortuna sino a oggi, nonostante le gravi crisi provocate prima dal cinema sonoro e poi dalla televisione, che diminuirono drasticamente il numero dei teatri e determinarono la concentrazione degli spettatori su un limitato numero di spettacoli a grandissimo successo, condannando al fallimento tutte le altre iniziative. Ma la storia del teatro newyorkese nel sec. XX non è fatta soltanto delle efficaci commedie di consumo, delle grandiose riviste di Ziegfeld o dell'alto professionismo del musical; a Broadway si è continuato a reagire in nome di un'avversa concezione del teatro. Tra il 1915 e il 1916 si costituirono infatti, fuori Broadway, due gruppi importanti, i Washington Square Players che formarono poi la Theatre Guild, l'organismo produttivo di più alto livello artistico tra le due guerre, e i Provincetown Players che scoprirono e imposero il talento di E. O'Neill. Negli anni Trenta, in piena depressione, si moltiplicarono i gruppi politicamente impegnati, il più importante dei quali, il Group Theatre, svolse però tutta la sua attività nei teatri di Broadway; negli anni Cinquanta acquistarono rilievo e importanza i teatri cosiddetti “off-Broadway” che presentarono, con bilanci molto più limitati, testi commercialmente più azzardati, indigeni e stranieri; negli anni Sessanta infine si è imposto il fenomeno di “off-off-Broadway”, termine con il quale si definiscono miriadi di gruppi (tra i quali il Living Theatre, l'Open Theatre, il Bread and Puppet Theatre) che, agendo spesso in spazi non precipuamente teatrali, hanno svolto e svolgono attività d'avanguardia completamente al di fuori delle norme del teatro commerciale.

Musica

Già nel 1763 si tenevano a New York concerti strumentali e corali; società musicali eseguivano pagine di Haydn e Händel, inni e cori, talora firmati dai primi compositori locali (James Hewitt, Benjamin Carr). Popolari erano anche le ballad operas, sul modello inglese (The Beggar’s Opera). Dal 1800 si diffuse l'usanza dei concerti estivi nei giardini: miscellanee di brani cantati e suonati, assolo e duetti. La prima opera rappresentata (da una compagnia italiana) fu Il barbiere di Siviglia (1825); da allora New York divenne tappa d'obbligo delle tournée. Dal 1840 vi si diedero concerti sinfonici con orchestre europee, e nel 1842 sorse la locale Philarmonic Society. A New York passarono virtuosi come il soprano Jenny Lind (1850), i pianisti Louis M. Gottschalk e Anton Rubinstein (che vi introdusse i recital solistici), il violinista Ole Bull. Vi era poi il teatro musicale leggero, dal minstrel show al burlesque, all'operetta; nel 1866, con The Black Crook, nacque la musical comedy, fiorita sul viale dei teatri, Broadway. Dal 1900, con la voga del ragtime, l'editoria musicale si accentrò in una strada, Tin Pan Alley, e in breve divenne un'industria, capace di sfornare a getto continuo canzonette per la stampa, il teatro, il disco e la pianola. A fecondarla furono le invenzioni dei grandi maestri neri del ragtime, del blues e del jazz: essi però ne rimasero ai margini, sfruttati, e popolari solo nel ghetto (vedi Harlem). Nel profluvio di musica leggera bianca uscita da Tin Pan Alley si distinsero grandi autori di canzoni, come Jerome Kern, Irving Berlin, George Gershwin, Cole Porter, Hoagy Carmichael, Harold Arlen, Richard Rodgers. Dal 1920 la canzone si tinse di jazz e circolò sui dischi di orchestre da ballo, come quella di Paul Whiteman, l'ideatore del “jazz sinfonico”. Si formò anche una scuola originale di jazz bianco (“jazz di New York”), più tenue, giocoso e cameristico del jazz nero di Harlem: vi si distinsero Red Nichols, Eddie Lang, Joe Venuti. La Crisi del 1929 parve stroncare Tin Pan Alley; ma essa rifiorì nel periodo swing (1935-45), grazie anche a radio e cinema sonoro, che resero celebri le orchestre di Benny Goodman o Glenn Miller. Lo swing dei complessini si concentrò invece nella 52ma Strada, su cui si aprivano i locali notturni. Nel 1938, un concerto alla Carnegie Hall diede avvio al revival del jazz tradizionale e del folk che si installarono al Greenwich Village, la zona degli artisti. Nel contempo New York vide l'arrivo di compositori ed esecutori europei fuggiti o esiliati dalle rispettive dittature (Stravinskij, Hindemith, Bartók, Schönberg, Milhaud, Toscanini, Szigeti). Nel 1945 a New York esplose il bebop, che in breve seppellì l'ormai ripetitivo swing; ma il pubblico e Tin Pan Alley lo rigettarono, preferendo aggrapparsi alla canzone melodica (Frank Sinatra). La 52ma Strada si svuotò; New York rimase tuttavia la capitale del jazz grazie ai tanti locali sparsi ovunque, come il Birdland; e tale è rimasta,con alti e bassi, fino a oggi. Gli anni Cinquanta videro anche il fulgido tramonto di Broadway, che da allora sopravvive a se stessa. L'industria della canzone si rinnovò tuttavia con il rock and roll, musica del Sud, diffusasi soprattutto grazie alla TV. Sebbene il rock sia fiorito anche altrove, con esso New York ha consolidato il suo ruolo di leader dell'industria musicale, ruolo ormai planetario. Essa è anzi divenuta un crocevia di musiche – eurocolta, jazz, rock, folk – che genera nuovi ibridi (Third Stream Music, jazz-rock) e contatti tra arti diverse (come tra il gruppo rock Velvet Underground e il maestro della pop art Andy Warhol). Da cui il volto bifronte di New York, mecca dell'avanguardia multimediale ma anche dell'industria del consenso. La vivacità della scena è inoltre favorita da strutture come il Lincoln Center for the Performing Arts (1966), che con le sue sale da concerto, teatri e biblioteche è nel suo genere il complesso più grande del mondo. Di recente però, con la crisi economica, New York è diventata scenario di decisioni prese altrove. L'afflusso di immigrati da tutto il mondo ha poi generato una feroce conflittualità collettiva, con la conseguente tendenza a un isolamento regressivo di cui il rap, la rabbiosa musica del ghetto nero, ne è una manifestazione.

Danza

Le prime tracce dell'arte che contribuirà a trasformare New York in una delle capitali mondiali dello spettacolo risalgono ai primi decenni del sec. XVIII (1739), quando un maestro di ballo inglese, tale Holt, si esibì per la prima volta in una serata di danze. Nei decenni successivi seguirono diverse apparizioni di ballerini provenienti dall'Europa e verso la fine del secolo (1785) è documentata l'attività di quello che viene considerato il primo ballerino professionista americano, John Durang. Fra la fine del sec. XVIII e l'inizio del XIX il Park Theatre si segnala come teatro con una propria regolare attività anche ballettistica, tanto da ingaggiare come maître de ballet un certo Claude Labassé (1821), proveniente dal Teatro alla Scala di Milano. Numerose furono le stelle d'oltreoceano che approdarono a New York: nel 1828, da Napoli, giunse Charles Vestris. Negli anni Quaranta Fanny Elssler colse a New York numerosi successi, e perfino il giovanissimo Enrico Cecchetti vi approdò (1858), al seguito di una larga troupe di artisti europei di cui facevano parte i suoi genitori. L'allestimento, in quegli anni, di alcuni dei titoli di maggior successo del repertorio europeo contemporaneo, quali La Sylphide (Park Theatre, 1835), Giselle (protagonista Augusta Maywood, 1846), Sylvia (1886), testimoniano del notevole grado di aggiornamento della scena newyorkese, rispetto alla migliore produzione europea. D'altro canto, il successo delle cosiddette extravaganzas sul modello di The Black Crook (1866), che mescolavano musica, danze, folclore, numeri di canto e di balletto ed elementi della cultura popolare e della nascente tradizione afro-americana, testimoniano altresì la nascente autonomia creativa della cultura cittadina, che porterà allo sviluppo di generi autoctoni, distinti dalla tradizione europea, quali la modern dance (affermatasi a partire dal primo decennio del sec. XX grazie all'opera di pionieri quali Isadora Duncan, Ruth St. Denis, Martha Graham, Doris Humprey, e fiorita ininterrottamente fino ai giorni nostri grazie all'opera di capiscuola quali Alwin Nikolais, José Limón, Anna Sokolov, Merce Cunningham, Trisha Brown, Twyla Tharp) e il musical, altro genuino prodotto della cultura americana, che ha trionfato prima nei grandi teatri di Broadway e poi al cinema. Per quanto riguarda il balletto, al di là di un pressoché costante aggiornamento (la prima apparizione della Pavlova è del 1910, i Ballets Russes di Djagilev debuttarono a New York nel 1916) la città, oggi una delle capitali indiscusse della scena ballettistica internazionale, non ha avuto, fino agli anni Trenta, una compagnia professionale. Nel 1934 Lincoln E. Kirstein e George Balanchine creano l'American Ballet, primo dei tentativi dai quali doveva evolversi il New York City Ballet. Nel 1937 Michail Mordkin diede vita al Mordkin Ballet, formato, oltre che da alcuni elementi professionisti di provenienza europea, anche da alcuni fra i migliori elementi della sua scuola. Nel 1940 Lucia Chase, raccogliendo un nucleo proveniente dal Mordkin Ballet, crea il Ballet Theatre (oggi American Ballet Theatre). È solo nel secondo dopoguerra, però, che l'attività ballettistica ha conosciuto un enorme sviluppo e ha goduto di una crescente popolarità, affiancando e finendo per sopravanzare l'attività delle compagnie depositarie della tradizione americana della modern dance, che pure rimangono un'espressione fondamentale della creatività coreografica newyorkese. Nuove prestigiose compagnie di balletto si sono aggiunte alle due principali (fra queste il Joffrey Ballet, il Dance Theatre of Harlem, l'Elliot Feld Ballet), mentre sul fronte della modern dance alle compagnie dei pionieri e dei capiscuola degli anni Quaranta si sono aggiunte quelle dei protagonisti dell'ondata postmoderna degli anni Sessanta e Settanta e una miriade di gruppi che alimentano ininterrottamente le frange più vitali dell'avanguardia non solo coreografica. Tra i musical Broadway e off Broadway più famosi nel mondo, che da New York hanno preso le mosse, si ricordano West Side Story (Winter Garder Theater, 1957); Hair (debutto al Public Theater, 1967); Cats (Winter Garden Theatre, 1982, anche se la prima avvenne a Londra); A Chorus Line (Shubert Theatre, 1975).

Economia

Le industrie di New York producono soprattutto beni di consumo. Ubicate prevalentemente nei distretti di Bronx, Queens, Brooklyn e Staten Island (Manhattan è soprattutto un grande quartiere residenziale), sono particolarmente attive nei settori meccanico, meccanico di precisione, grafico-editoriale, conciario, tessile, dell'abbigliamento, alimentare, chimico, farmaceutico, della gioielleria e delle materie plastiche. Il porto della città, i cui impianti si estendono per 1215 km (800 km nella città di New York) contando oltre 2000 moli, ha un esteso traffico di merci (esportazione di frumento, autoveicoli, tessuti, tabacco, prodotti delle industrie meccaniche, chimiche, alimentari, della carta; importazione di petrolio, zucchero, semi oleosi, polpa di legno, cacao, caffè, gomma, rame, spezie, frutta ecc.). La città è collegata al suo vastissimo retroterra da linee ferroviarie e dal sistema di vie d'acqua interne del Barge Canal, che contribuisce a fare del suo porto il maggiore degli USA dopo quello di New Orleans, mentre i distretti urbani sono connessi tra loro tramite numerosi ponti, da 5 tunnel che passano sotto il fiume Hudson e l'East River, da ferry-boats e da una rete metropolitana di ca. 1055 km. New York è un importante scalo aereo, sia per il traffico interno (LaGuardia Airport), sia per quello internazionale (John F. Kennedy International Airport, Newark Liberty International Airport) ed è inoltre servita da 4 eliporti.

Curiosità

Nel corso dell'anno, New York ospita circa 50 manifestazioni ufficiali e oltre 400 feste di strada. I festeggiamenti di Times Square in occasione del Capodanno sono da annoverarsi tra le celebrazioni più famose al mondo. Il 5 gennaio si tiene la Three Kings Parade, in occasione della quale migliaia di bambini percorrono la Quinta Strada in sella a pecore, cammelli e asini in omaggio ai Re Magi. La Quinta Strada è ancora teatro della St Patrick's Day Parade, che si tiene ogni anno il 17 marzo, in occasione del giorno di San Patrizio, patrono degli irlandesi (comunità molto nutrita in città). Nel mese di giugno, in occasione della rassegna Shakespeare in the Park, Central Park si trasforma in un suggestivo palcoscenico a cielo aperto sul quale molti attori famosi si riuniscono a recitare. Sono inoltre da ricordare lo spettacolo pirotecnico sull'East River in occasione dell'Indipendence Day, il Tribeca Film Festival, ideato da Robert De Niro, ad aprile, il New York Film Festival (settembre) e la Thanksgiving Parade, organizzata dai grandi magazzini Macy's nel mese di novembre.

Bibliografia

Per la geografia

A. Hepburn, New York City, New York, 1957; C. T. Wu, Chinese People and Chinatown in New York City, Worcester, 1958; J. Gottmann, Megalopolis. The Urbanized Northeastern Seaboard of the United States, New York, 1961; C. J. Schuberth, The Geology of New York City and Environs, Garden City, 1968; A. Jannacci, P. Giaccoppo, New York, Milano, 1989.

Per la storia

Autori Vari, The Memorial History of the City of New York, from Its First Settlement to the Year 1892, 4 voll., New York, 1892; M. G. Van Rensselaer, History of The City of New York in the Seventeenth Century, 2 voll., New York, 1909; W. R. Shepherd, The Story of New Amsterdam, New York, 1926; G. Moorhouse, New York. Biografia di una città, Milano, 1989; F. Baldassarri, Metropolitan, New York, Firenze, 1991.

Per l’urbanistica

J. W. Reps, The Making of Urban America, Princeton, 1965; P. Hall, Le città mondiali, Milano, 1966; M. Manieri Elia, L’architettura del dopoguerra in USA, Bologna, 1966; V. Scully, American Architecture and Urbanism, Londra, 1969; A. Albano, C. Bagnasco, G. Campos Venuti, Roma, Parigi, New York. Quale urbanistica per le metropoli?, Roma, 1986.

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