Ifigenìa

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Mitologia

(greco Iphigéneia; latino Iphigenīa). Eroina della mitologia greca, figlia di Agamennone e di Clitennestra o, secondo altre fonti, di Teseo e di Elena e allevata da Clitennestra. Destinata al sacrificio, secondo il consiglio dato dall'indovino Calcante ad Agamennone, per placare le ire della dea Artemide che, offesa per l'uccisione di una cerbiatta da parte di Agamennone, aveva suscitato una tempesta bloccando così in Aulide la flotta greca in partenza per Troia, fu all'ultimo momento salvata dalla dea stessa che, impietosita, la nascose in una nube sostituendola con una cerva (secondo altra versione con un'orsa). Trasportata in Tauride venne eletta da Artemide sua sacerdotessa. Il mito conserva tracce di un rito di passaggio dall'età pubere che in Grecia contemplava la permanenza delle fanciulle in un tempio. In Tauride Ifigenia riconobbe più tardi il fratello Oreste che con l'amico Pilade stava per essere sacrificato per aver tentato di rubare il simulacro della dea. Salvati entrambi, Ifigenia fuggì con loro e col simulacro. Un'altra versione del mito vuole Ifigenia realmente sacrificata da Agamennone, vittima, al ritorno dalla guerra, dell'odio di Clitennestra.

Arte

Nell'arte antica Ifigenia è rappresentata soprattutto nei due momenti culminanti del mito: il riconoscimento tra lei e Oreste e il sacrificio. Si conserva una sola scultura, il Gruppo di Artemide e Ifigenia (Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptotek), mentre numerosi sono i rilievi, specialmente su urne etrusche e sarcofagi romani, e abbastanza ricca è la documentazione nella produzione vascolare. Ifigenia compare anche in pitture murali pompeiane; quella della Casa del Poeta Tragico, col sacrificio di Ifigenia, è probabilmente una rielaborazione neoclassica di una pittura di Timante (sec. V a. C.); quella della Casa del Citarista, con le scene del riconoscimento, deriva probabilmente da una pittura di Timomaco, forse del sec. I a. C. In epoca moderna il mito trovò una bellissima rappresentazione nel Sacrificio di Ifigenia affrescato dal Tiepolo nella villa Valmarana a Vicenza.

Teatro

Il personaggio ha ispirato numerose tragedie, due delle quali di Euripide. La prima, Ifigenia in Tauride, rappresentata intorno al 411 a. C., mostra l'eroina all'incontro con il fratello Oreste, da lei salvato dal sacrificio; la seconda, Ifigenia in Aulide, scritta probabilmente tra il 406 e il 405 a. C., lasciata forse incompiuta e rappresentata postuma, si riferisce al sacrificio, non consumato, della protagonista. Da queste due opere a lieto fine hanno tratto ispirazione numerosi autori moderni. Dalla seconda, in particolare, Racine derivò la tragedia Iphigénie en Aulide, rappresentata la prima volta a Versailles il 18 agosto 1674 con protagonista la Champmeslé. Alla prima si rifece Goethe per la tragedia Iphigenie auf Tauris, scritta in prosa e presentata a Weimar il 6 aprile 1779, quindi rifatta in blank verse nel 1786 durante il viaggio in Italia. Nella versione definitiva Goethe si distaccò dal modello euripideo, facendo della salvezza di Oreste non il frutto di un ingegnoso imbroglio, ma il risultato di un atto di clemenza del re barbaro, conquistato dalle umanissime argomentazioni dell'eroina. Numerose, specie nel sec. XVIII, sono state anche le opere musicali ispirate al mito. Ne scrissero, tra gli altri, A. Campra, L. Vinci, N. Jommelli, T. Traetta, N. Piccinni, A. Caldara e N. Porpora, ma le due maggiori sono entrambe di Ch. Gluck: Iphigénie en Aulide (1774, su libretto di F. L. G. Du Roullet) e Iphigénie en Tauride (1779, su libretto di N. F. Guillard e Du Roullet).

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