Johnson, Samuel (scrittore)

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scrittore inglese, noto come Dottor Johnson (Lichfield 1709-Londra 1784). Trascorse l'adolescenza tra i libri della vastissima biblioteca del padre, libraio. Dal 1728 al 1731 frequentò il Pembroke College di Oxford, che dovette abbandonare perché la morte del padre lo lasciò in miseria. Dopo aver tentato la professione di maestro di scuola si trasferì, nel 1738, a Londra. Gli inizi della sua carriera sono oscuri e difficili; una lunga ricerca fu necessaria perché egli, cimentatosi nei generi in voga, trovasse l'espressione più congeniale nella riflessione critica e morale. La satira London (1738), sul modello di Giovenale, nella cui vigorosa invettiva contro le iniquità di questo mondo si delinea una visione pessimistica della vita, attirò l'attenzione di Pope e diede all'autore la notorietà, confermata da The Life of Richard Savage (1744; La vita di Richard Savage). Nel 1747 Johnson annunciò a lord Chesterfield il piano del Dictionary of the English Language (Dizionario della lingua inglese). Del 1749 è la seconda satira The Vanity of Human Wishes (La vanità dei desideri umani), più incisiva della prima nel linguaggio poetico e più radicale nel pessimismo, non dissimile da quello dello Swift. In quell'anno David Garrick, che era stato suo allievo, rappresentò, senza successo, la mediocre tragedia neoclassica Irene, scritta nel 1736. Dal 1750 al 1752 pubblicò bisettimanalmente il periodico The Rambler (Il vagabondo), quasi interamente redatto di suo pugno riallacciandosi, come in seguito, dal 1758 al 1760, nei saggi di The Idler (L'ozioso), alla tradizione del Tatler (Il chiacchierone) e dello Spectator (Lo Spettatore) e rivelando notevoli doti di bozzettista e di umorista, nonostante lo stile oratorio a volte pesante. Nel frattempo attendeva all'immenso lavoro del Dictionary pubblicato nel 1755 che rifiutò, con una lettera famosa, di dedicare a lord Chesterfield, il quale dopo anni di disinteresse ne aveva sollecitato il patrocinio. Con questo atto coraggioso Johnson fu il primo letterato che si affrancò dalla dipendenza di un patrono e visse esclusivamente del suo lavoro. Il dizionario è una pietra miliare nelle lettere inglesi per il contributo essenziale alla formazione definitiva della lingua e per le qualità di logica, chiarezza e precisione caratteristiche del razionalismo settecentesco. Ormai universalmente acclamato come grande letterato, ebbe nel 1755 il titolo di Dottore dall'Università di Oxford, e dal 1762 gli venne concessa una pensione dal governo. Il romanzo filosofico Rasselas, Prince of Abyssinia (1759; Rasselas, principessa d'Abissinia) rivela le inquietudini e le incertezze che minano dal profondo il presunto ottimismo settecentesco e sfiora toni stoici e pessimistici più accentuati che nel Candide di Voltaire, che lo precede di qualche settimana e a cui è solitamente accostato. Nel 1763 incontrò James Boswell, destinato a divenire il suo celebre biografo, e nel 1765 uscì quell'edizione delle opere di Shakespeare che malgrado alcuni errori di interpretazione segna una data importante nella storia della critica per certe intuizioni precorritrici del Romanticismo: per la prima volta Johnson rivendicava la legittimità della fusione degli elementi tragici e comici e della mancanza delle regole aristoteliche nei drammi shakespeariani. Del 1775 è il Journey to the Hebrides (Viaggio alle Ebridi), diario di un viaggio in Scozia compiuto con il Boswell nel 1773, interessante tra l'altro per una polemica con Macpherson sull'autenticità dell'Ossian. L'ultima sua monumentale fatica furono le Lives of the English Poets (1779-81; Vite dei poeti inglesi), i cui brevi capitoli, dedicati a 52 poeti dei sec. XVII e XVIII, sono spesso piccoli capolavori per acume, equilibrio critico, sicurezza di gusto e concisione di stile. La valutazione di taluni autori (Swift, Gay, Milton) e l'omissione di altri (Donne, Herrick, Marvell) derivano coerentemente da quel modello di ordine equilibrato che Johnson si pose come ideale e che lo spinse a indicare Dryden e Pope come i rappresentanti più autentici. La personalità di Johnson, più della sua opera letteraria, colpì i contemporanei e attraverso l'esemplare, vivissima biografia del Boswell e altre, lasciò la durevole impronta di quell'energia spirituale, di quel realismo ostinato, di quell'esigenza razionale e austera filosofia della vita che ne fecero il simbolo della borghesia alla conquista della direzione morale della società. Ciononostante, nelle sue opere è costante la consapevolezza di un caos incombente che minaccia di travolgere un mondo fondato sulle regole dell'ordine e dell'armonia. Pertanto egli non è solamente il più compiuto rappresentante del “buon senso” che ispirava la società del Settecento inglese: in lui già si notano i primi sintomi dell'inquietudine caratteristica del romanticismo.

Bibliografia

D. J. Greene, The Politics of Samuel Johnson, New Haven, 1960; F. L. Leavis, The Common Pursuit, Londra, 1962; P. Quennel, Samuel Johnson: His Friends and Enemies, Londra, 1973.

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