comune in provincia di Agrigento (47 km), 8 m s.m., 178,91 km², 37.976 ab. (licatesi), patrono: sant’ Angelo (5 maggio).

Generalità

Cittadina alla foce del fiume Imera Meridionale, situata ai piedi del colle Sant'Angelo, detto la “montagna di Licata”, e affacciata sul golfo di Gela. Deve il suo sviluppo alla facilità di approdo che ha consentito la costruzione del porto.

Storia

I primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico; successivamente nel territorio si insediarono i Greci che nel 280 a. C. fondarono la città di Finzia (dal nome del tiranno di Agrigento che vi deportò gli abitanti di Gela, da lui distrutta). Fiorì come centro commerciale sotto i Romani. Dichiarata città demaniale da Federico II di Svevia (1234), venne devastata dai Turchi. Fra il Seicento e il Settecento ci fu una rapida espansione urbana, seguita nell'Ottocento da un'ulteriore notevole crescita economica grazie alle attività portuali e alle zolfatare. Annessa al Regno d'Italia nel 1860, Licata ospitò la 9° compagnia del 57° reggimento di fanteria comandata da Edmondo De Amicis. Nella seconda metà del XIX secolo la fortuna economica di Licata fu legata prevalentemente all'estrazione dello zolfo. La città divenne anche residenza di famiglie facoltyose che vi edificarono ville in stile liberty. Nel 1881 la città fu raggiunta dalla ferrovia proveniente da Canicattì, che facilitò il trasporto dello zolfo. Il 9 giugno 1943 a Licata sbarcò la 3° divisione di fanteria statunitense. Dal 2018 sindaco della città è l'esponente di centrodestra Giuseppe Galanti. 

Arte

Il palazzo del Municipio, realizzato su progetto di Ernesto Basile nel 1935, è un edificio in stile liberty; custodisce alcuni reperti risalenti alla dominazione greca, nonché una statua e un trittico quattrocenteschi. Diversi sono i palazzi signorili conservati nell'abitato: del sec. XVII sono i palazzi Serrovira e Caro Dominici, mentre i palazzi Frangipane e Bosio sono settecenteschi. La chiesa madre di Santa Maria La Nova (sec. XV), a tre navate, custodisce varie opere d'arte, fra cui un crocifisso ligneo cinquecentesco e una pala fiamminga secentesca. La chiesa di San Domenico (sec. XVII) conserva alcune tele del Seicento di Filippo Paladino. Il complesso della chiesa e del convento del Carmine, progettato dall'architetto Giovanni Biagio Amico (sec. XVIII), è impreziosito all'interno con dieci medaglioni raffiguranti storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento. Nella chiesa di Sant'Angelo sono le reliquie del patrono cittadino e una ricca argenteria. A poca distanza, su un'altura, si trovano i resti del castel sant'Angelo, edificato nel Seicento intorno a una preesistente torre d'avvistamento. Nell'ex convento della Badia è allestito il Museo Archeologico: vi sono esposti reperti databili dal Paleolitico all'Età del Bronzo, di epoca ellenistica (sec. VII-V a. C.) e medievale, tra cui spiccano alcune statue in marmo quattrocentesche.

Economia

Alla pesca (soprattutto di sogliole, triglie e polpi), all'agricoltura (uva, cereali, meloni e ortaggi, in particolare pomodori) e all'allevamento (ovini, caprini e bovini) è collegata una vivace attività manifatturiera nei settori alimentare, enologico, lattiero-caseario e della trasformazione dei prodotti ittici e ortofrutticoli. Altre aziende operano nei settori dei materiali da costruzione (calcestruzzo), tessile (maglieria) e della produzione di molle. Bene sviluppato è il turismo, con discrete strutture ricettive.

Curiosità

Il 5 maggio si celebra la Festa di Sant'Angelo, durante la quale l'urna d'argento con le reliquie del santo viene portata di corsa in processione, seguita da quattro ceri (offerti dalle associazioni dei mestieri) disposti su alte torri di legno.

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