aspètto¹

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sm. [sec. XIII; dal latino aspectus-ūs, da aspicĕre, guardare, vedere].

1) Antiq., il vedere, vista, sguardo: “i', giunsi / l'aspetto mio col valore infinito” (Dante); al primo aspetto, a prima vista.

2) Ciò che si offre ai nostri occhi, il modo in cui qualcuno o qualche cosa ci appare: “poi che nullo / vivente aspetto gli molcea la cura, / qui posava l'austero” (Foscolo); la montagna aveva un aspetto imponente; il problema ha cambiato aspetto. Soprattutto, riferito a persona, sembianza, atteggiamento; apparenza: aspetto gentile, rassicurante, lieto, cordiale; di persona tranquilla ha solo l'aspetto.

3) In linguistica, aspetto verbale,modo di concepire il processo verbale da un punto di vista soggettivo, con riguardo alle varie modalità dell'azione nel suo divenire e in rapporto a colui che agisce. È quindi una forma di rappresentazione dell'azione verbale totalmente diversa da quella, per noi abituale, che distingue idealmente e astrattamente il tempo in passato, presente, futuro. Alla base delle due concezioni sta sostanzialmente un diverso atteggiamento dello spirito umano, che in un caso è immerso nella realtà del tempo “vissuto” e partecipa al suo perenne divenire, mentre nell'altro caso con un procedimento di astrazione si pone oggettivamente di fronte alla nozione del tempo “considerato” e “strutturato” nei momenti fondamentali della sua successione cronologica. Il processo verbale nel suo svolgimento può essere momentaneo (con possibilità di distinguere il momento iniziale o conclusivo) o durativo. Il processo, sia momentaneo sia durativo, può anche implicare il ripetersi dell'azione. In base alle diverse prospettive secondo le quali il parlante considera l'avvenimento, si avrà un aspetto perfettivo o definito (in cui l'azione è vista in sé come qualcosa di compiuto), e un aspetto imperfettivo o indefinito (in cui l'azione è vista nel suo svolgersi). Il processo durativo ammette ambedue questi aspetti , quello momentaneo solo l'aspetto perfettivo. Questo modo di concepire il processo verbale è essenzialmente tipico del verbo indeuropeo e appare ancora ben conservato nel greco antico e nelle lingue slave. Lo stesso “suppletivismo” che caratterizza il sistema verbale indeuropeo è sostanzialmente la conseguenza del fatto che alcune radici indeuropee potevano avere per se stesse solo valore durativo o momentaneo (greco presente horáō “vedo”, aoristo eîdon; presente esthíō “mangio”, aoristo éphagon; presente tréchō “corro”, aoristo édramon, ecc.). Nell'evoluzione storica delle singole lingue è possibile seguire il graduale processo di conquista della categoria del tempo “strutturato”, sia inserendola nella categoria del tempo “vissuto”, sia passando da questa a quella.

4) Punto di vista, prospettiva: la cosa va considerata principalmente sotto questo aspetto.

5) In astronomia, per aspetti planetari si intendono particolari configurazioni che i pianeti e la Luna assumono nei confronti della Terra in relazione al Sole, in relazione reciproca o con le stelle: opposizione, congiunzione, quadratura, elongazioneeliocentrica massima o minima.

6) In informatica, la programmazione per aspetti è un nuovo paradigma di programmazione derivato da quella a oggetti, in cui vengono identificati le necessità o i problemi generali (concerns) che sono comuni a diverse classi (per esempio la necessità di aggiornare la posizione di un elemento grafico sullo schermo ogni volta che le coordinate dell'elemento sono modificate). Anziché duplicare un simile codice all'interno della definizione di ogni elemento grafico, si può modularizzare la gestione dell'aggiornamento in un aspetto e indicare nella definizione degli elementi un punto di giunzione per tale gestione. Il meccanismo di compilazione creerà gli opportuni collegamenti (weaving) di modo che il comportamento modularizzato venga chiamato in causa al momento opportuno, senza che il singolo elemento grafico sia responsabile per la sua gestione. Questo facilita la realizzazione del principio della separazione dei problemi, ma rende più difficile compiere interventi di correzione sui programmi, in quanto il programmatore non può identificare un singolo responsabile per il comportamento complessivo di un oggetto.

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